2023-07-19
«Mosca pronta a sostituire gratis il grano ucraino per i Paesi africani»
Il Cremlino promette aiuti per non perdere l’influenza sul Continente nero dopo lo stop all’accordo sull’export. Ma il Kenya va all’attacco. Bombe su Odessa: «Rappresaglia russa per il ponte di Crimea». Porto danneggiato.Resta alta la tensione dopo che lunedì la Russia ha notificato il suo ritiro dall’accordo sul grano. Mosca ha infatti bombardato i porti di Odessa e Mykolaiv: una mossa presentata dai russi come ritorsione all’attacco contro il ponte di Kerch. Nel frattempo, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha messo in guardia dal tentativo di continuare a utilizzare il corridoio nel Mar Nero senza le garanzie russe, per poi andare all’attacco del governo ucraino, affermando: «La zona (dell’accordo sul grano, ndr) è utilizzata dal regime di Kiev per scopi di combattimento». Dal canto suo, Volodymyr Zelensky ha reso noto di aver tenuto ieri una riunione con il proprio staff per discutere dell’accordo sul grano. Tutto questo mentre il governo americano ha promesso 250 milioni di dollari per aiutare gli agricoltori ucraini a far fronte al blocco delle spedizioni di frumento nel Mar Nero. La questione dell’accordo è stata anche al centro di un colloquio tra il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e l’omologo russo, Sergej Lavrov. Ankara sta cercando di mediare per ripristinare l’intesa appena saltata: a esserne il principale artefice l’anno scorso era d’altronde stato proprio Recep Tayyip Erdogan. Il punto è che il Cremlino sembra infastidito dal sultano, tanto che - secondo il Moscow Times - Peskov avrebbe fatto sapere che Vladimir Putin «non ha piani immediati per discutere l’accordo sul grano sospeso con il presidente turco». Vale la pena sottolineare che, nelle ultime settimane, i rapporti tra Mosca e Ankara si sono irrigiditi, soprattutto dopo che Erdogan ha dato semaforo verde all’ingresso della Svezia nella Nato. Nel frattempo, sulla questione del grano è intervenuto anche Antonio Tajani. «Noi stiamo insistendo per riaprire il dialogo e spingiamo affinché si possa andare verso il rinnovo dell’accordo, ha detto il titolare della Farnesina, per poi aggiungere: «È una scelta scellerata che ci preoccupa molto. Per quanto riguarda il nostro Paese, temo che ci possa essere un aumento del prezzo del grano e dei cereali, anche se noi non siamo grandi fruitori del grano che viene da quella parte del mondo». Mentre il G20 dei ministri delle Finanze in India non è riuscito a trovare una posizione unanime sulla crisi ucraina, ci si continua a interrogare su un tema urgente: quali saranno le conseguenze del mancato rinnovo dell’accordo sul grano per Africa e Medio Oriente? Ricordiamo che grazie a questa intesa erano stati spediti quasi 33 milioni di tonnellate di cereali: un’intesa che aveva soprattutto alleviato la drammatica situazione alimentare in Paesi come Etiopia, Afghanistan e Yemen. In tal senso, il mancato rinnovo dell’accordo può avere degli effetti destabilizzanti e incrementare i flussi migratori diretti verso le coste europee. Ed è qui che veniamo all’azzardo di Mosca. Il Cremlino si è probabilmente sfilato dall’accordo proprio per cercare di mettere sotto pressione il fianco meridionale della Nato e, attraverso l’aumento dei prezzi, alimentare il malcontento nelle opinioni pubbliche europee contro il sostegno a Kiev. Tuttavia, così facendo, i russi rischiano seriamente di alienarsi le simpatie di quei Paesi che, in Medio Oriente e in Africa, potrebbero subire i contraccolpi peggiori sul piano dell’approvvigionamento di frumento. È anche per questo che ieri Peskov si è affrettato a dire che Mosca «è pronta a sostituire la fornitura di grano ucraino ai Paesi che ne hanno bisogno gratuitamente». In tal senso, secondo quanto riportato da Africa Intelligence, «il primo ministro maliano, Choguel Kokalla Maïga, ha ottenuto dalla Russia la consegna tra giugno e luglio di 50.000 tonnellate di cereali a un costo nettamente inferiore ai prezzi di mercato». Il Cremlino teme insomma di perdere influenza soprattutto in Africa, specialmente dopo il tentato golpe di Yevgeny Prigozhin: non dimentichiamo infatti che la politica africana di Mosca è stata in gran parte veicolata proprio dal Wagner group. Non è però detto che la Russia riuscirà a mantenere la sua presa sul continente. «La decisione della Russia di uscire dalla Black sea grain initiative è una pugnalata alla schiena ai prezzi della sicurezza alimentare globale e ha un impatto sproporzionato sui Paesi del Corno d’Africa già colpiti dalla siccità», ha non a caso tuonato il segretario agli Esteri del Kenya Korir Sing'Oei. Si tratta di una presa di posizione significativa, soprattutto se si pensa al fatto che un mese e mezzo fa Lavrov si era recato a Nairobi per rafforzare i legami commerciali con il Paese africano. «Abbiamo condannato il colpo mortale della Russia all’accordo sul grano, vitale per impedire l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. L’Ucraina e gli Usa non risparmieranno sforzi per garantire l’esportazione di cereali ucraini in Africa, Asia e oltre», ha affermato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo un incontro con l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield. Il grano, insomma, si avvia a essere un terreno di scontro geopolitico cruciale. Nel Mediterraneo e non solo.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta