2025-10-19
«Uomo d’affari» è sessista. «Cortigiana» invece no
Ocse e avvocati britannici chiedono di eliminare le allusioni al genere maschile nel linguaggio. Sono manie di cui la gente, ormai, ha la nausea (come gli spettatori della Bbc). Ma dato che l’hanno imposta, Landini & C. ora dovrebbero subire la stessa gogna woke.Ovviamente l’uscita di Maurizio Landini su Giorgia Meloni «cortigiana di Donald Trump» verrà prontamente dimenticata, già ieri il tema era sostanzialmente sparito dal dibattito. Giornali e talk show amici chiuderanno un occhio, e i fedeli militanti potranno raccontarsi la versione ufficiale, e cioè che il segretario della Cgil non ha mai voluto dare della prostituta alla presidente del Consiglio, ha solo sbagliato parola, dunque non c’è motivo di esibire atteggiamenti vittimistici o di fare troppo i puntigliosi. Ebbene, a chiunque provi a sostenere questa tesi urge ricordare le ragioni dell’intransigenza che va mantenuta sul sessismo di Landini. Soprattutto, urge ricordare che cosa hanno fatto (e continuano a fare) i progressisti ogni volta che hanno avuto occasione di esercitare un minimo di potere, il modo in cui hanno avvelenato - forse inesorabilmente - la cultura occidentale. Un paio di piccoli esempi di fresca cronaca. Il primo riguarda l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la celebre Ocse che viene regolarmente citata quale autorità statistica dai politici di ogni ordine e grado. L’organizzazione con sede a Parigi ha prodotto una guida «inclusiva» che spiega quali parole dovrebbero e soprattutto non dovrebbero essere utilizzate nei documenti ufficiali e nei discorsi fra dipendenti. Tale guida stabilisce che il termine «uomo d’affari» (businessman) è offensivo. In generale, dovrebbe essere evitata ogni caratterizzazione «di genere». Occorre usare un «linguaggio neutro rispetto al genere» perché «elimina le ipotesi sull’identità di genere, sui ruoli di genere e sulle relazioni». Quindi al posto di businessman si deve dire business person. Come ha giustamente notato la Free speech union britannica, «l’Ocse è una tipica istituzione europea d’élite. Invece di svolgere il suo compito, che è promuovere il libero scambio e la crescita economica, è stata catturata dall’ideologia progressista radicale e ora pensa che il suo ruolo sia quello di promuovere la giustizia sociale».Follie di questo genere sono frequentissime. Un paio di giorni faè la Law society britannica (una sorta di ordine degli avvocati) ha pubblicato a sua volta delle linee guida sul linguaggio da utilizzare. Nel manualetto viene richiesto ai legali di evitare l’utilizzo della formula «Egregi Signori» nella corrispondenza. Motivo? Non è «accurato, rappresentativo o appropriato» usare tale formula perché esclude donne e altre identità di genere, incluse le «persone non binarie». Quelli appena citati non sono purtroppo casi estremi: ora sono la norma a livello internazionale. Nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla salute riproduttiva si parla di «persone incinte». Ormai ogni istituzione, per definirsi rispettabile, deve produrre linee guida «inclusive» e imporre politiche riguardanti la cosiddetta diversità. Certo, il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti ha dato al fenomeno woke una brusca frenata, ma le psicosi politicamente corrette sono lungi dall’essere defunte. Anzi, oggi per reazione qualcuno le rivendica quali scelte politiche. Ciò non toglie che la maggioranza della popolazione europea continui a detestare queste imposizioni deliranti. Lo dimostra, tra le altre, cose, un sondaggio che la Bbc ha da poco sottoposto ai suoi spettatori. La consultazione riguardava il tipo di programmi trasmessi, i loro contenuti e l’assetto della emittente pubblica britannica. Ebbene, a proposito di diversità la maggioranza dei cittadini interpellati ha risposto di volere meno inclusività, cioè meno quote etniche e meno insistenza sulle istanze delle varie minoranze. Non stupisce: ogni volta che il pubblico viene interpellato su questi temi da sempre la stessa risposta di rifiuto. Ma ai padroni del pensiero questo non sembra importare granché. Il wokismo è stato imposto con la forza, e ancora viene spinto dalle élite occidentali che hanno abbracciato per convenienza questa caricatura di progressismo. Se non ci si può difendere in altro modo, allora, è per lo meno appropriato rivolgere contro i censori le loro stesse armi. Se non si può dire uomo d’affari, perché si dovrebbe poter dire cortigiana senza pagarne le conseguenze? Il controllo paranoico del linguaggio ci ripugna, e saremmo pronti a concedere l’amnistia a chiunque finisca alla gogna per un termine fuori posto (nei limiti delle leggi e del rispetto). Ma lo sdegno e la censura a corrente alternata non sono accettabili. Un uomo d’affari vale una cortigiana. Anzi, quest’ultima è più offensiva. Hanno voluto la censura? Ora paghino caro, paghino tutto, virgole comprese.
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)