2025-07-26
Milano, la Procura punta i fari sui ricavi anomali degli architetti
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Ansa)
Durante i mandati di Sala i fatturati di alcuni studi sono cresciuti, fino al 58% l’anno.È la fine del 2024 quando una lettera anonima arriva in Procura a Milano. A riceverla è la pm Marina Petruzzella, che con l’aggiunto Tiziana Siciliano inizia a scavare nel mondo dell’urbanistica milanese. Al centro della missiva, l’«incremento esponenziale e ingiustificato degli incarichi e del fatturato negli ultimi 4 anni» dell’archistar Alessandro Scandurra, oggi indagato per corruzione e in attesa della decisione del gip Mattia Fiorentini sull’eventuale arresto. L’autore, interno al settore, descrive un sistema in cui ruoli pubblici, relazioni personali e incarichi privati si intrecciano, generando profitti per pochi. La crescita economica degli studi coinvolti diventa così un indicatore del «sistema».Durante le due giunte di Beppe Sala, alcune società legate ai progetti urbanistici strategici della città hanno registrato un’impennata nei bilanci. Il caso più emblematico è proprio quello dello Scandurra studio architettura, che tra il 2021 e il 2023 ha visto raddoppiare il proprio fatturato: da 1,85 milioni di euro nel 2021 a 2,93 milioni nel 2022 (+58%), fino a 3,82 milioni nel 2023 (+30%). L’utile netto si è mantenuto stabile intorno ai 100.000 euro, ma il volume di incarichi e l’accesso sistematico a tavoli strategici - molti dei quali approvati in sede di Commissione per il Paesaggio, di cui lo stesso Scandurra era membro - pongono più di un interrogativo. La lettera segnala, ad esempio, quattro affidamenti da parte della società coinvolta nel progetto di piazza Aspromonte, tutti «passati al primo colpo».Anche Acpv architects, lo studio fondato da Antonio Citterio e Patricia Viel, ha vissuto una stagione d’oro: 16,9 milioni di euro di ricavi nel 2021, 23,3 milioni nel 2022 e 26,4 milioni nel 2023. L’utile netto è salito da 870.000 euro a oltre 2,1 milioni, segnando un incremento dell’8% annuo nei margini operativi. La J+S Spa, dove lavorava l’ingegnere Federico Pella ha seguito la stessa tendenza: 6,1 milioni di euro di fatturato nel 2022, 9 milioni nel 2023, con un incremento del 48% in un solo anno. Più strutturata è la posizione di Coima Sgr, protagonista delle trasformazioni di Porta Nuova, San Siro e Scalo Farini. Tra il 2021 e il 2024 ha portato gli asset da 9 a 10,6 miliardi di euro, con 72 milioni di ricavi e 22 di Ebitda. Ma uno dei punti centrali dell’informativa della Gdf riguarda i rapporti tra Coima e Giuseppe Marinoni, allora presidente della commissione Paesaggio. Nel 2022 un manager proponeva via WhatsApp un incontro «informale» su due progetti, chiedendo se «coinvolgere l’assessore». Marinoni rispondeva: «Potremo fare solo noi, senza assessore». Gli inquirenti parlano di contatti diretti gestiti da un manager «su mandato di Manfredi Catella», con scambi documentali non protocollati, come l’«anteprima natalizia» del Villaggio Olimpico. Secondo la Gdf, la documentazione digitale sequestrata attesta incontri con Coima svolti fuori dai canali ufficiali. Catella respinge ogni addebito e aveva detto di aver incontrato Marinoni solo una volta. Infine, Abitare In Spa ha segnato un utile netto consolidato da 24,2 milioni di euro nel 2023 (+206% rispetto al 2022), con ricavi oltre i 116 milioni e un crollo dell’indebitamento netto da 116 a 38 milioni di euro in un solo anno. Secondo l’autore della lettera, ricorda LaPresse, per far approvare i progetti gli imprenditori avrebbero dovuto «accordarsi» con i membri influenti della Commissione per il Paesaggio. Vengono citati Marinoni, Giovanni Oggioni (sua figlia Elena lavorava in Abitare In), Scandurra, Alberto Ubertazzi e Paolo Vitilio come figure chiave del sistema. Mentre i fatturati crescono, aumentano anche le ombre. A Vaiano Valle, come per Torre Futura e via Fioravanti 5, un progetto bocciato due volte viene approvato dopo il cambio del progettista: subentra Alessandro Trivelli, ex membro della Commissione Paesaggio. Il dirigente Guido Riganti segnala l’anomalia all’Ordine, ma il presidente Federico Aldini non risponde. Trivelli viene ricandidato da Oggioni, che in un’intercettazione diceva: «Bisogna escludere i rompicoglioni». Eppure, i rompicoglioni hanno parlato.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.