2025-05-08
Sala prima sfascia i mezzi pubblici poi accusa i milanesi che vanno in auto
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (Ansa)
Il sindaco attacca: «Troppe macchine». Ma proprio lui ha ridotto le corse di tram e bus e non riesce a garantire sicurezza a bordo.C’è davvero da vergognarsi a essere cittadini milanesi. Persino Beppe Sala, elegantissimo e illuminato sindaco, prova un certo fastidio per i suoi sudditi, pardon, elettori (e non) per via del loro atteggiamento biecamente conservatore e ostile alle radiose novità. Parlando al Festival dello Sviluppo Sostenibile, Sala ha voluto ribadire il suo impegno per la realizzazione della immancabile Agenda 2030 e ha colto l’occasione per dichiarare che «ci sono ancora troppe auto a Milano, bisogna usare di più i mezzi pubblici». Orrore e raccapriccio: come mai questi ottusi dei milanesi non si convincono? Perché si ostinano - bigotti e incivili - a usare l’automobile come dei borghesucci qualsiasi?«Non riusciamo a convincere i milanesi a lasciare l’auto», si lamenta Sala. «Ci stiamo concentrando su azioni tangibili, come migliorare ulteriormente la rete dei mezzi pubblici, che già oggi è di altissimo livello. Nonostante l’eccellenza del nostro sistema di trasporto, non siamo ancora riusciti a convincere tutti i milanesi ad abbandonare l’auto e a preferire tram, metropolitane e autobus per i propri spostamenti quotidiani».Ah, che schifo, che pena: tutti al volante, questi scriteriati. Al sindaco non viene in mente che, forse, i suoi concittadini sono costretti a prendere l’auto per esigenze di lavoro, o perché magari vogliono essere liberi di gestire il proprio tempo come meglio credono o ancora perché hanno qualcuno da scarrozzare. L’obiettivo è chiaro e più che dichiarato: bisogna impedire alle persone di usare la macchina, e ridurre il numero di veicoli. «Uno degli obiettivi strategici del Comune è quello di ridurre sensibilmente l’uso delle vetture private», spiega Sala. «Parliamo di 49 auto ogni 100 abitanti, un numero che consideriamo ancora troppo alto per una città che vuole diventare modello di sostenibilità. La transizione ecologica non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica. Alcuni Paesi stanno già dimostrando che investire nella sostenibilità può produrre benefici anche in termini di crescita e occupazione». Dispiace per complottisti e dietrologi: di loro non c’è più bisogno, perché il sindaco le sue trame le esplicita senza problemi, anzi sembra essere decisamente fiero dei suoi progetti di ingegneria sociale. Stupisce che i liberali così numerosi (a parole) a sinistra non storcano il naso di fronte alla distopia anti automobilistica di Sala: basterebbe un filo di coerenza politica per rendersi conto di quanto sia potenzialmente ingiusta e dannosa. Al di là delle alate questioni filosofiche, però, ce ne sono anche altre molto più banali e terrene che dovrebbero essere tenute in considerazione. La prima riguarda il fenomenale sistema di trasporto pubblico che il primo cittadino milanese sbandiera e che, in realtà, è leggermente diverso da come viene venduto. Lo ha mostrato bene il Rapporto indipendente sul trasporto pubblico a Milano, pubblicato a dicembre 2024 e scritto da Paolo Beria e Tommaso Battilocchi, due ricercatori di Traspol, ovvero il laboratorio di politica dei trasporti del Politecnico. Come ha riassunto Altreconomia (rivista in teoria vicina alle istanze ecologiste di Sala), dal 2016 al 2024 «i tram hanno visto una riduzione giornaliera di corse del 19%, i filobus del 17% e i bus urbani del 15%. Complessivamente questo si traduce in 3.490 corse in meno al giorno. Unica eccezione nella rete di superficie è rappresentata dai bus suburbani, ovvero quelle linee che collegano Milano con i Comuni limitrofi. Per queste si è registrato un aumento dell’11%, passando da 5.076 corse a 5.629. Tuttavia, questa controtendenza può essere in parte spiegata dal fatto che i bus suburbani hanno, da sempre, una frequenza minore rispetto ai bus urbani, e un loro taglio avrebbe comportato un danno troppo impattante per i passeggeri. La riduzione della rete di superficie non riguarda solo certi orari o zone della città. Si tratta, invece, di una tendenza generalizzata che interessa sia gli orari di punta sia quelli meno frequentati, e ha innalzato l’attesa media, senza contare le irregolarità dei passaggi e i salti di corsa». Sì, sono aumentate le corse della metropolitana, anche perché è stata inserita una linea in più, ma nel complesso spostarsi con i mezzi pubblici non è esattamente una passeggiata. Probabilmente a Sala, provetto ciclista, farebbe piacere se gli abitanti della sua città si spostassero in bicicletta. Peccato che anche questa idea sia vagamente discutibile. Tra il 2021 e il 2024 -fonte il Corriere della Sera - «sulle strade di Milano, sono morte 22 persone che si muovevano in bicicletta, su un totale di 63 decessi di ciclisti registrati in totale negli ultimi 12 anni: vuol dire che più di un terzo degli incidenti mortali, quasi il 35 per cento, è avvenuto nel periodo più recente». In città si registrano meno incidenti ciclistici, ma più morti. Anche perché muoversi sulle due ruote non è agevolissimo, se non altro per via della presenza di binari morti dei tram che non si possono togliere perché costerebbe troppo. Chiaro: i veri ecologisti potrebbero optare per il monopattino. Ma, di nuovo, la statistica non conforta. Citiamo dal Giorno (dati 2024): «Dei 16 morti su monopattino, 4 sono concentrati nella provincia di Milano, 3 nella provincia di Roma e 2 nella provincia di Torino. Insieme, totalizzano il 56% dei morti a livello nazionale. Con 24 pedoni falciati, Milano è seconda solo alla provincia di Roma (56) per numero di vittime». Insomma: i mezzi pubblici calano, se ti sposti in bici o monopattino rischi la pelle. Per la verità la rischi anche sul bus, nella metropolitana o sui treni locali, considerato il numero imponente di aggressioni spesso brutali ai danni di incolpevoli passeggeri. Non va molto meglio con il taxi, anche perché Sala non è riuscito a costruire un rapporto decente con la categoria negli ultimi anni. Anzi, più volte si è scontrato frontalmente con i taxisti, poiché ritiene che basti aumentare il numero delle licenze per fare funzionare meglio il servizio, quando in realtà il problema vero è il traffico ingolfato. Alla luce di queste considerazioni, è quasi stupefacente che le auto nella capitale morale siano così poche. Però se un povero cristo osa prendere la macchina, ecco che il sindaco lo biasima. Eppure, da qualche tempo, Milano è fra le città italiane che più incassano grazie alle multe e ai ticket delle varie zone a traffico limitato. La verità, dunque, è che Sala dovrebbe ringraziarli, gli automobilisti, invece di infamarli. Poverino, però, c’è da capirlo: il caro Beppe non ha il polso della situazione. A differenza dei suoi concittadini, egli non usa i mezzi pubblici né si serve di monopattini o skateboard. Sala e i suoi collaboratori, infatti, si spostano con i veicoli ufficiali. L’amministrazione milanese ha a disposizione 292 mezzi tra auto, furgoni, camion e camper. Tra questi, 70 sono di proprietà, 221 a noleggio a lungo termine e uno in comodato d’uso gratuito. Quest’ultimo veicolo è una auto blu: la Volvo Xc60 con cui Beppe Sala nel 2024 ha percorso 9.230 chilometri.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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