True
2025-09-17
L’esercito israeliano avanza a Gaza. Familiari dei rapiti sotto casa di Bibi
Ansa
Nella notte tra lunedì e martedì Israele ha lanciato l’offensiva terrestre più vasta dall’inizio del conflitto con Hamas. I carri armati delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno superato le linee del movimento islamista entrando nei quartieri periferici di Gaza City, in particolare nel settore nord-occidentale, fino a via Al-Jalaa, nel cuore della città. L’operazione è stata preceduta da un fitto bombardamento: nei 20 minuti che hanno preceduto la mezzanotte, secondo fonti mediatiche, si sono registrati 37 raid con droni ed elicotteri. Dal quartier generale dell’Idf trapela che questa è soltanto la prima fase, con una lunga lista di obiettivi già individuata. I raid aerei hanno colpito quartieri come Sabra e Daraj, oltre al campo profughi di Shati. Il ministro della Difesa Israel Katz ha rivendicato l’azione dichiarando: «Gaza brucia. L’Idf sta smantellando l’apparato terroristico con pugno di ferro e i nostri soldati combattono per liberare gli ostaggi e annientare Hamas. Non ci fermeremo finché la missione non sarà compiuta». Benjamin Netanyahu, parlando dalla sala operativa del ministero della Difesa a Tel Aviv, ha spiegato: «Mi trovo qui nella sala operativa della Kirya insieme al ministro della Difesa, al vice capo di Stato maggiore, al capo del consiglio per la Sicurezza nazionale e ad alti comandanti dell’Idf. Le nostre forze stanno operando nella città di Gaza con l’obiettivo di sconfiggere il nemico, ma allo stesso tempo anche evacuare la popolazione civile. Stiamo facendo sforzi per aprire ulteriori corridoi che permettano un’evacuazione più rapida della popolazione di Gaza, per separarla dai terroristi, che sono il nostro bersaglio». Secondo fonti israeliane circa 320.000 abitanti hanno già lasciato Gaza City in direzione sud, verso le cosiddette «zone umanitarie». Un funzionario della sicurezza citato da Channel 12 ha spiegato che l’esodo massiccio ha consentito l’avvio dell’operazione. Per la prima volta nella storia dello Stato ebraico, un capo di Stato maggiore, il generale Eyal Zamir, ha guidato le truppe direttamente sul fronte, affiancato dal comandante del fronte Sud Yaniv Asor. Un responsabile militare israeliano stima che siano tra 2.000 e 3.000 i miliziani di Hamas ancora presenti a Gaza City.
Il portavoce dell’Idf, il generale Effie Defrin, ha dichiarato che la città di Gaza rappresenta «il fulcro del potere militare e politico di Hamas», trasformata in «un enorme scudo umano». Defrin ha spiegato che sotto le strade si estende una vasta rete di tunnel che collega centri di comando, rampe di lancio e depositi di armi, deliberatamente nascosti sotto aree civili. L’Idf afferma di permettere le evacuazioni e stima che oltre 350.000 persone abbiano già lasciato la città. «Nell’ambito del piano operativo - ha aggiunto - abbiamo adattato gli sforzi umanitari in conformità con il diritto internazionale. Non ci sarà fame nella Striscia di Gaza. Gli aiuti saranno consegnati anche a Gaza City». Sul fronte esterno Israele ha confermato di aver colpito una base Huthi nel porto yemenita di Hodeidah, che sarebbe servita come hub per il trasferimento di armi iraniane. Poco dopo un missile balistico lanciato dagli Huthi contro Israele è stato intercettato dalle difese aeree. Le sirene hanno suonato a Gerusalemme e in diverse comunità della Giudea e Samaria, ma non si registrano danni o vittime.
Le reazioni internazionali sono state immediate. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato: «La lotta ad Hamas è legittima, ma non può trasformarsi in una deportazione di massa. Non è questo a garantire sicurezza né a Israele né al Medio Oriente». Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver creato una «rete omicida fascista», paragonandolo a Hitler. Dal Vaticano Papa Leone XIV ha telefonato a padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, per esprimere vicinanza alla comunità cristiana e preoccupazione.
Il ministro degli Esteri britannico Yvette Cooper ha definito l’incursione «irresponsabile e terribile», chiedendo un cessate il fuoco immediato. Mentre da Berlino il ministro Johann Wadephul ha parlato di «errore», pur precisando che la Germania non appoggerà le accuse di genocidio contro Israele né un congelamento degli accordi Ue. L’Alto rappresentante Kaja Kallas ha parlato di «carneficina» e annunciato possibili sanzioni contro ministri e coloni estremisti.
«Ciò che sta accadendo a Gaza è moralmente, politicamente e legalmente inaccettabile. Gli sforzi di mediazione che il Qatar ha annunciato di essere pronto a riprendere riguardo a Gaza sono molto importanti. Denuncerò alla Corte penale internazionale la terribile situazione a Gaza e in Cisgiordania». Lo ha affermato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha invece accusato Bruxelles di «rafforzare Hamas» con la proposta di sospendere l’accordo di associazione con Israele, definendo l’iniziativa «piena di false accuse e difetti legali» e un segnale di grave cedimento morale da parte dell’Europa, a suo dire paragonabile al tradimento della memoria dell’Olocausto. Sul fronte diplomatico, il ministro italiano Antonio Tajani ha ribadito la necessità di un percorso verso la soluzione dei due Stati, mentre dal Qatar il portavoce Majed al-Ansari ha dichiarato che i negoziati per la tregua «non hanno valore» dopo i raid israeliani contro rappresentanti di Hamas a Doha, pur sottolineando che l’emirato resta al centro della mediazione. Dagli Stati Uniti Donald Trump che vedrà Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca tra due settimane, ha avvertito che «Hamas sarà in grossi guai se userà gli ostaggi come scudo umano». Intanto cresce la pressione interna in Israele: le famiglie dei rapiti continuano a chiedere azioni concrete al governo, con testimonianze come quella di Einav Tzangauker, madre di Matan, che davanti alla residenza di Netanyahu ha lanciato un appello disperato contro l’immobilismo politico.
Landini: «Sciopero per la Striscia»
Le vicende della Global Sumund Flotilla appaiono somigliare a quelle di una telenovela. Nel giorno in cui le navi partite dalla Tunisia si avvicinano alle acque internazionali per incontrarsi con le altre flotte, il simbolo dell’operazione umanitaria, Greta Thunberg si dimette dal direttivo. L’attivista, come riporta il Manifesto grazie al suo inviato a bordo Lorenzo D’Agostino, ha abbandonato la nave Family per spostarsi sulla Alma. Sul sito ufficiale della missione, spiega il quotidiano, il suo nome è scomparso dalla lista dei membri del direttivo: il dissidio sarebbe legato «a una comunicazione troppo incentrata sulle vicende interne della flottiglia e non abbastanza sul genocidio in Palestina». Insomma, su queste navi è una lotta continua per dimostrare chi è il più duro e puro, salvo poi chiedere ai cronisti di non pubblicare immagini di alcuni attivisti beccati a mangiare panini del McDonald’s. Ad ogni modo, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano Thunberg ha chiarito: «Tutti abbiamo un ruolo: il mio non sarà nel comitato direttivo, ma come organizzatrice e partecipante». Lo show continua nonostante l’avvio dell’operazione di terra a Gaza City da parte dell’Idf. Si avvicina infatti l'incontro tra la delegazione italiana della Global Sumud Flotilla e le barche partite dalla Tunisia. La flotta dovrebbe spiegare le vele oggi intorno all’ora di pranzo o nel primo pomeriggio.
Intanto ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricevuto Francesca Del Vecchio, la giornalista de La Stampa, allontanata nei giorni scorsi dalla Flotilla con pretesti discutibili. «Esprimo anche a nome del Senato la mia vicinanza e la mia solidarietà per quello che le è capitato e cioè per essere stata allontanata mentre esercitava il suo diritto di raccontare quello che vedeva».
Nella stessa giornata a Montecitorio si discuteva proprio sul tema Gaza. I capigruppo delle opposizioni in una nota congiunta hanno chiesto l’intervento del premier Giorgia Meloni in Aula «per comunicazioni ufficiali sulle iniziative che intende prendere. Abbiamo non solo il dovere morale, ma anche l’obbligo giuridico di fermare l’attacco alla Striscia. Servono azioni concrete, sanzioni durissime, la sospensione di ogni accordo. Chiediamo di convocare l’ambasciatore israeliano per esprimere condanna formale, comunicare le nostre decisioni, tra cui il riconoscimento dello stato di Palestina. E che un attacco alla Flotilla verrà considerato un attacco all’Italia. Con colpevole ritardo, l’Europa si è svegliata dall’immobilismo annunciando misure contro il governo israeliano. Il governo italiano non continui a opporsi. Oggi l’inazione non è più un’opzione, è complicità». Così i capigruppo di opposizione alla Camera dei deputati Chiara Braga (Pd), Riccardo Ricciardi (M5s), Luana Zanella (Avs), Matteo Richetti (Azione), Riccardo Magi (+ Europa).
Arturo Scotto, parlamentare del Pd, che si trova in navigazione con la Flotilla chiede al governo di spiegare perché «una ventina di droni hanno sorvolato i porti di Augusta, Siracusa e Catania per osservare i lavori sulle imbarcazioni» ma poi chiarisce anche che l’organizzazione è «in costante contatto con la Farnesina, che si è messa a disposizione per l’intero viaggio con grande competenza». Non si conosce la possibile reazione di Israele. «Noi comunque vogliamo superare quel blocco, ma le risposte del governo italiano su questo sono state timide, Sànchez ha offerto una copertura diplomatica, far capire che se toccano un italiano stanno di fatto attaccando lo Stato italiano».
Ad agitarsi è soprattutto Maurizio Landini, segretario della Cgil, ultimamente molto più appassionato di politica che di lavoro, che ha indetto una mobilitazione, naturalmente di venerdì (19 settembre) annunciandola persino in conferenza stampa chiedendo che i «governi sospendano ogni accordo, anche commerciale, con Israele finché non ferma il massacro».
Continua a leggereRiduci
Massiccia invasione via terra e raid con droni ed elicotteri. Crosetto: «Decisione sbagliata». Il Papa chiama il parroco Romanelli: «Preoccupato». Ira dei parenti degli ostaggi: «Così Netanyahu li uccide».Mobilitazione indetta per venerdì. Liti nella Flotilla, Greta lascia il direttivo e cambia imbarcazione. Il dem Scotto, in navigazione: «Sempre in contatto con la Farnesina».Lo speciale contiene due articoli.Nella notte tra lunedì e martedì Israele ha lanciato l’offensiva terrestre più vasta dall’inizio del conflitto con Hamas. I carri armati delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno superato le linee del movimento islamista entrando nei quartieri periferici di Gaza City, in particolare nel settore nord-occidentale, fino a via Al-Jalaa, nel cuore della città. L’operazione è stata preceduta da un fitto bombardamento: nei 20 minuti che hanno preceduto la mezzanotte, secondo fonti mediatiche, si sono registrati 37 raid con droni ed elicotteri. Dal quartier generale dell’Idf trapela che questa è soltanto la prima fase, con una lunga lista di obiettivi già individuata. I raid aerei hanno colpito quartieri come Sabra e Daraj, oltre al campo profughi di Shati. Il ministro della Difesa Israel Katz ha rivendicato l’azione dichiarando: «Gaza brucia. L’Idf sta smantellando l’apparato terroristico con pugno di ferro e i nostri soldati combattono per liberare gli ostaggi e annientare Hamas. Non ci fermeremo finché la missione non sarà compiuta». Benjamin Netanyahu, parlando dalla sala operativa del ministero della Difesa a Tel Aviv, ha spiegato: «Mi trovo qui nella sala operativa della Kirya insieme al ministro della Difesa, al vice capo di Stato maggiore, al capo del consiglio per la Sicurezza nazionale e ad alti comandanti dell’Idf. Le nostre forze stanno operando nella città di Gaza con l’obiettivo di sconfiggere il nemico, ma allo stesso tempo anche evacuare la popolazione civile. Stiamo facendo sforzi per aprire ulteriori corridoi che permettano un’evacuazione più rapida della popolazione di Gaza, per separarla dai terroristi, che sono il nostro bersaglio». Secondo fonti israeliane circa 320.000 abitanti hanno già lasciato Gaza City in direzione sud, verso le cosiddette «zone umanitarie». Un funzionario della sicurezza citato da Channel 12 ha spiegato che l’esodo massiccio ha consentito l’avvio dell’operazione. Per la prima volta nella storia dello Stato ebraico, un capo di Stato maggiore, il generale Eyal Zamir, ha guidato le truppe direttamente sul fronte, affiancato dal comandante del fronte Sud Yaniv Asor. Un responsabile militare israeliano stima che siano tra 2.000 e 3.000 i miliziani di Hamas ancora presenti a Gaza City.Il portavoce dell’Idf, il generale Effie Defrin, ha dichiarato che la città di Gaza rappresenta «il fulcro del potere militare e politico di Hamas», trasformata in «un enorme scudo umano». Defrin ha spiegato che sotto le strade si estende una vasta rete di tunnel che collega centri di comando, rampe di lancio e depositi di armi, deliberatamente nascosti sotto aree civili. L’Idf afferma di permettere le evacuazioni e stima che oltre 350.000 persone abbiano già lasciato la città. «Nell’ambito del piano operativo - ha aggiunto - abbiamo adattato gli sforzi umanitari in conformità con il diritto internazionale. Non ci sarà fame nella Striscia di Gaza. Gli aiuti saranno consegnati anche a Gaza City». Sul fronte esterno Israele ha confermato di aver colpito una base Huthi nel porto yemenita di Hodeidah, che sarebbe servita come hub per il trasferimento di armi iraniane. Poco dopo un missile balistico lanciato dagli Huthi contro Israele è stato intercettato dalle difese aeree. Le sirene hanno suonato a Gerusalemme e in diverse comunità della Giudea e Samaria, ma non si registrano danni o vittime.Le reazioni internazionali sono state immediate. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato: «La lotta ad Hamas è legittima, ma non può trasformarsi in una deportazione di massa. Non è questo a garantire sicurezza né a Israele né al Medio Oriente». Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver creato una «rete omicida fascista», paragonandolo a Hitler. Dal Vaticano Papa Leone XIV ha telefonato a padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia di Gaza, per esprimere vicinanza alla comunità cristiana e preoccupazione.Il ministro degli Esteri britannico Yvette Cooper ha definito l’incursione «irresponsabile e terribile», chiedendo un cessate il fuoco immediato. Mentre da Berlino il ministro Johann Wadephul ha parlato di «errore», pur precisando che la Germania non appoggerà le accuse di genocidio contro Israele né un congelamento degli accordi Ue. L’Alto rappresentante Kaja Kallas ha parlato di «carneficina» e annunciato possibili sanzioni contro ministri e coloni estremisti. «Ciò che sta accadendo a Gaza è moralmente, politicamente e legalmente inaccettabile. Gli sforzi di mediazione che il Qatar ha annunciato di essere pronto a riprendere riguardo a Gaza sono molto importanti. Denuncerò alla Corte penale internazionale la terribile situazione a Gaza e in Cisgiordania». Lo ha affermato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha invece accusato Bruxelles di «rafforzare Hamas» con la proposta di sospendere l’accordo di associazione con Israele, definendo l’iniziativa «piena di false accuse e difetti legali» e un segnale di grave cedimento morale da parte dell’Europa, a suo dire paragonabile al tradimento della memoria dell’Olocausto. Sul fronte diplomatico, il ministro italiano Antonio Tajani ha ribadito la necessità di un percorso verso la soluzione dei due Stati, mentre dal Qatar il portavoce Majed al-Ansari ha dichiarato che i negoziati per la tregua «non hanno valore» dopo i raid israeliani contro rappresentanti di Hamas a Doha, pur sottolineando che l’emirato resta al centro della mediazione. Dagli Stati Uniti Donald Trump che vedrà Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca tra due settimane, ha avvertito che «Hamas sarà in grossi guai se userà gli ostaggi come scudo umano». Intanto cresce la pressione interna in Israele: le famiglie dei rapiti continuano a chiedere azioni concrete al governo, con testimonianze come quella di Einav Tzangauker, madre di Matan, che davanti alla residenza di Netanyahu ha lanciato un appello disperato contro l’immobilismo politico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lesercito-israeliano-avanza-a-gaza-2674001391.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="landini-sciopero-per-la-striscia" data-post-id="2674001391" data-published-at="1758098043" data-use-pagination="False"> Landini: «Sciopero per la Striscia» Le vicende della Global Sumund Flotilla appaiono somigliare a quelle di una telenovela. Nel giorno in cui le navi partite dalla Tunisia si avvicinano alle acque internazionali per incontrarsi con le altre flotte, il simbolo dell’operazione umanitaria, Greta Thunberg si dimette dal direttivo. L’attivista, come riporta il Manifesto grazie al suo inviato a bordo Lorenzo D’Agostino, ha abbandonato la nave Family per spostarsi sulla Alma. Sul sito ufficiale della missione, spiega il quotidiano, il suo nome è scomparso dalla lista dei membri del direttivo: il dissidio sarebbe legato «a una comunicazione troppo incentrata sulle vicende interne della flottiglia e non abbastanza sul genocidio in Palestina». Insomma, su queste navi è una lotta continua per dimostrare chi è il più duro e puro, salvo poi chiedere ai cronisti di non pubblicare immagini di alcuni attivisti beccati a mangiare panini del McDonald’s. Ad ogni modo, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano Thunberg ha chiarito: «Tutti abbiamo un ruolo: il mio non sarà nel comitato direttivo, ma come organizzatrice e partecipante». Lo show continua nonostante l’avvio dell’operazione di terra a Gaza City da parte dell’Idf. Si avvicina infatti l'incontro tra la delegazione italiana della Global Sumud Flotilla e le barche partite dalla Tunisia. La flotta dovrebbe spiegare le vele oggi intorno all’ora di pranzo o nel primo pomeriggio.Intanto ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricevuto Francesca Del Vecchio, la giornalista de La Stampa, allontanata nei giorni scorsi dalla Flotilla con pretesti discutibili. «Esprimo anche a nome del Senato la mia vicinanza e la mia solidarietà per quello che le è capitato e cioè per essere stata allontanata mentre esercitava il suo diritto di raccontare quello che vedeva».Nella stessa giornata a Montecitorio si discuteva proprio sul tema Gaza. I capigruppo delle opposizioni in una nota congiunta hanno chiesto l’intervento del premier Giorgia Meloni in Aula «per comunicazioni ufficiali sulle iniziative che intende prendere. Abbiamo non solo il dovere morale, ma anche l’obbligo giuridico di fermare l’attacco alla Striscia. Servono azioni concrete, sanzioni durissime, la sospensione di ogni accordo. Chiediamo di convocare l’ambasciatore israeliano per esprimere condanna formale, comunicare le nostre decisioni, tra cui il riconoscimento dello stato di Palestina. E che un attacco alla Flotilla verrà considerato un attacco all’Italia. Con colpevole ritardo, l’Europa si è svegliata dall’immobilismo annunciando misure contro il governo israeliano. Il governo italiano non continui a opporsi. Oggi l’inazione non è più un’opzione, è complicità». Così i capigruppo di opposizione alla Camera dei deputati Chiara Braga (Pd), Riccardo Ricciardi (M5s), Luana Zanella (Avs), Matteo Richetti (Azione), Riccardo Magi (+ Europa).Arturo Scotto, parlamentare del Pd, che si trova in navigazione con la Flotilla chiede al governo di spiegare perché «una ventina di droni hanno sorvolato i porti di Augusta, Siracusa e Catania per osservare i lavori sulle imbarcazioni» ma poi chiarisce anche che l’organizzazione è «in costante contatto con la Farnesina, che si è messa a disposizione per l’intero viaggio con grande competenza». Non si conosce la possibile reazione di Israele. «Noi comunque vogliamo superare quel blocco, ma le risposte del governo italiano su questo sono state timide, Sànchez ha offerto una copertura diplomatica, far capire che se toccano un italiano stanno di fatto attaccando lo Stato italiano».Ad agitarsi è soprattutto Maurizio Landini, segretario della Cgil, ultimamente molto più appassionato di politica che di lavoro, che ha indetto una mobilitazione, naturalmente di venerdì (19 settembre) annunciandola persino in conferenza stampa chiedendo che i «governi sospendano ogni accordo, anche commerciale, con Israele finché non ferma il massacro».
David Neres festeggia con Rasmus Hojlund dopo aver segnato il gol dell'1-0 durante la semifinale di Supercoppa italiana tra Napoli e Milan a Riyadh (Ansa)
Nella prima semifinale in Arabia Saudita i campioni d’Italia superano 2-0 i rossoneri con un gol per tempo di Neres e Hojlund. Conte: «Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza». Allegri: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà».
È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. All’Alawwal Park di Riyadh, davanti a 24.941 spettatori, i campioni d’Italia superano 2-0 il Milan al termine di una semifinale mai realmente in discussione e torneranno lunedì nello stadio dell’Al Nassr per giocarsi il primo trofeo stagionale contro la vincente di Bologna-Inter, in programma domani sera.
Decidono un gol per tempo di Neres e Hojlund, protagonisti assoluti di una gara che la squadra di Antonio Conte ha interpretato con maggiore lucidità, intensità e qualità rispetto ai rossoneri. Il pubblico saudita, arrivato a scaglioni sugli spalti come da consuetudine locale, si è acceso soprattutto per Luka Modric durante il riscaldamento, più inquadrato sugli smartphone che realmente seguito sul campo, ma alla lunga è stato il Napoli a prendersi scena e risultato. Un successo meritato per i partenopei che rispetto al Milan hanno dimostrato di avere più idee e mezzi per colpire.
Conte ha scelto la miglior formazione possibile, confermando il 3-4-2-1 con l’unica eccezione rispetto alle ultime gare di campionato che riguarda il ritorno tra i titolari di Politano al posto di Lang. Davanti la coppia McTominay-Neres ad agire alle spalle di Hojlund. Ed è stato proprio il centravanti danese uno dei protagonisti del match e della vittoria del Napoli, mettendo lo zampino in entrambi i gol e facendo impazzire in marcatura De Winter. L’ex difensore del Genoa è stato scelto da Allegri come perno della difesa a tre per sostituire l'infortunato Gabbia, un’assenza che alla fine dei conti si è rivelata più pesante del previsto. Ma se quella del difensore centrale era praticamente una scelta obbligata, il turnover applicato in mezzo al campo e sulla corsia di destra non ha restituito gli effetti desiderati. Nel solito 3-5-2 hanno trovato spazio dal primo minuto anche Jashari e Loftus-Cheek, titolari al posto di Modric e Fofana, ed Estupinan per far rifiatare Bartesaghi, uno degli uomini più in forma tra i rossoneri.
Il Napoli ha preso infatti fin da subito l’iniziativa, con Elmas al tiro già al 2’ e con Maignan attento a bloccare senza problemi. Il Milan ha poi avuto due ghiotte occasioni: al 5’ sugli sviluppi di una rimessa laterale Pavlovic ha tentato una rovesciata, il pallone è arrivato a Loftus-Cheek che, solo davanti a Milinkovic-Savic, ha mancato incredibilmente l’impatto; al 16' Saelemaekers ha sprecato calciando alto da buona posizione. È l’illusione rossonera, perché da quel momento sono i partenopei a comandare il gioco. Al 32' McTominay ha sfiorato il vantaggio con un destro di prima poco fuori, mentre Nkunku al 37’ ha confermato il suo momento negativo non inquadrando nemmeno la porta a conclusione di un contropiede che poteva cambiare la partita. Partita che è cambiata in maniera decisiva due minuti dopo, al 39’, quando è arrivato il gol che ha sbloccato la semifinale: da un'azione insistita di Elmas sulla sinistra, il pallone è arrivato a Hojlund il cui tiro in diagonale ha messo in difficoltà Maignan. La respinta troppo corta del portiere francese è finita sui piedi di Neres, il più rapido ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. Il Napoli è andato vicino al raddoppio già prima dell’intervallo con un altro contropiede orchestrato da Elmas e concluso da Hojlund, su cui Maignan ha dovuto compiere un mezzo miracolo.
Nella ripresa il copione non è cambiato. Rrahmani ha impegnato ancora Maignan da fuori area, poi al 64’ è arrivato il 2-0 che ha chiuso la partita: Spinazzola ha affondato a sinistra e servito Hojlund, veloce e preciso a finalizzare con freddezza, firmando così una prestazione dominante contro un De Winter in grande difficoltà. Allegri ha provato a cambiare volto alla gara passando al 4-1-4-1 con l’ingresso di Fofana e Athekame, ma il Milan non è riuscito di fatto mai a rientrare davvero in partita. Anzi. Al 73' uno scatenato Hojlund ha sfiorato la doppietta personale. Poi, al 75', il Milan ha regalato alla parte di stadio rossonera la gioia più grande di tuta la serata, ovvero l'ingresso in campo di Modric. Il croato è entrato tra gli applausi del pubblico, ma è solo una nota di colore in una serata che resta saldamente nelle mani del Napoli. Nel finale spazio anche a qualche tensione, sia in campo che in panchina. Prima le scintille tra Tomori e McTominay, ammoniti entrambi da Zufferli. Poi, in pieno recupero, un battibecco verbale tra Oriali e Allegri. E mentre scorrevano i sette minuti di recupero concessi dal direttore di gara, accompagnato dal coro dei tifosi sauditi di fede azzurra «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», è arrivato il verdetto definitivo.
Nel post partita Massimiliano Allegri ha riconosciuto i meriti degli avversari: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà». Sull’eliminazione da Coppa Italia e Supercoppa è stato netto: «Siamo dispiaciuti, ma il nostro obiettivo resta la qualificazione in Champions, che è un salvavita per la società». Di tutt’altro tono Antonio Conte, soddisfatto della risposta della sua squadra: «Battere il Milan fa morale. Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza. Con energia, anche in emergenza, siamo difficili da affrontare». Parole di elogio per Hojlund: «Ha 22 anni, grandi margini di crescita e oggi è stato determinante. Sta capendo sempre di più quello che gli chiedo».
Continua a leggereRiduci