2022-10-16
La Meloni insiste: sul metodo non si cede
Fabio Rampelli (Imagoeconomica)
Anche i pontieri di Fratelli d’Italia si danno da fare. La presidente, che ha in agenda un incontro con Matteo Salvini, ribadisce: un esecutivo pasticciato sarebbe letale. E non esistono coalizioni alternative. Fabio Rampelli vicino alla Transizione ecologica, Isabella Rauti verso la Famiglia.«Lo strappo politicamente è di fatto già ricucito perché alla Camera Forza Italia ha votato per Lorenzo Fontana». Decisamente ottimista Fabio Rampelli, deputato tra i fondatori di Fratelli d’Italia, il giorno dopo lo «sfogo» di Silvio Berlusconi affidato a un appunto lasciato a favore di teleobiettivo con giudizi pesantemente critici verso Giorgia Meloni: «Un comportamento 1. supponente 2. prepotente 3. arrogante 4. offensivo», C’era anche «ridicolo», poi cancellato. Non proprio complimenti che la leader di Fdi aveva commentato rabbiosamente: «Mi pare che mancasse un punto però a quelli elencati da Berlusconi: non sono ricattabile». In ogni caso, sempre secondo Rampelli: «Tra Meloni e Berlusconi c’è una questione di carattere politico e una, evidentemente, di necessità di ricucire rapporti umani e personali. La questione che interessa gli italiani è la prima, e da questo punto di vista l’incidente di percorso di Palazzo Madama è stato superato brillantemente il giorno dopo. Punto. Poi, supponendo che il foglietto fotografato sia autentico, e a me non risulta che ci sia stata una rivendicazione, se Giorgia dice di non essere ricattabile si riferisce solo e soltanto a una questione di carattere politico. Ho sentito cose turche da questo punto di vista». Le parole di Meloni «sono chiare e non pesanti ma sono molto fiducioso e convinto che prevarrà il senso di responsabilità. Le elezioni hanno consegnato a Meloni la guida della coalizione. Siamo in una fase di rodaggio, supereremo le difficoltà iniziali. Forza Italia ha votato in modo compatto Fontana e quindi un passo avanti c’è stato», ha affermato anche Raffaele Fitto, altro esponente del partito in odore di ministero. La serenità all’interno di Fratelli d’Italia ben nasconde l’inquietudine per quello che è accaduto, e se da una parte c’è stato l’intervento del neoeletto a Palazzo Madama, Ignazio La Russa («Credo che il presidente dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è un fake. Però deve dichiararlo lui non lo posso dire io»), dall’altra c’è il fedele Gianni Letta che sta mediando per trovare una soluzione. Pare infatti che venerdì sera le «colombe» di Forza Italia, ovvero i governisti, abbiano tentato di far ricucire lo strappo tra Berlusconi e la Meloni e lo stesso leader azzurro avrebbe raccomandato ai suoi, soprattutto ai «falchi» o meglio ai ronzulliani, di riprendere il dialogo con gli alleati, Meloni in particolare, trattando senza provocare strappi, ma avvertendo che «lei non può fare tutto da sola». Insomma, c’è chi sta lavorando per il riavvicinamento delle posizioni dei due leader, e nella serata di ieri è stato programmato un incontro tra il capo di Fdi e il leader della Lega, Matteo Salvini, ora nella veste di pontiere. Chi conosce bene la Meloni sa comunque che non ha nulla da perdere. «Noi lavoriamo per l’Italia, spero che gli altri vogliano fare lo stesso», aveva ribadito considerando il gesto di Forza Italia di non votare La Russa, «una grandissima mancanza di rispetto». Tanto che i più duri tra i suoi vorrebbero «non dare nulla agli alleati», ritoccare al ribasso la «proposta generosa» sulla squadra di governo consigliandola di farsi il nuovo governo «da sola». La linea della leader è chiara: «Io vado avanti, di certo non mi fermo. E ho un vantaggio sugli altri: per giocare questa sfida di governo, devo avere almeno la speranza di poter fare bene». La famosa squadra di persone competenti in grado di affrontare le emergenze attuali e non fatta col bilancino, un «governo a sua immagine», dice Rampelli alla Verità, «un governo vero e non un governicchio», dice Meloni. Insomma, lei ci mette la faccia, sente fortissima la responsabilità: «So quello che devo fare e come farlo, nei prossimi terribili mesi che ci aspettano, e sarà decisivo iniziare bene se vogliamo durare altrimenti si tornerà a votare. Niente compromessi al ribasso e niente galleggiamenti». In attesa delle consultazioni al Colle, dove la coalizione di centrodestra si presenterà unita secondo gli ottimisti di via della Scrofa mentre è congelata tra gli azzurri l’idea di farle separate, Fitto ha escluso i rumors su un’alleanza con Azione «perché guardando il percorso di Giorgia Meloni emerge la coerenza. Elemento decisivo e fondamentale nel suo credo politico. L’unico governo politico è quello uscito dalle elezioni e dalla scelta degli italiani». Intanto nel totoministri sembra sempre più quotato Rampelli come futuro ministro della Transizione ecologica, il dicastero guidato da Roberto Cingolani nel governo Draghi. Altra novità è Isabella Rauti, che potrebbe avere le deleghe della Famiglia; Giovanbattista Fazzolari, dovrebbe diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio; Raffaele Fitto agli Affari europei; Adolfo Urso alla Difesa; Giancarlo Giorgetti all’economia; Guido Crosetto al Mise (anche se lui continua a smentire); agli Esteri Antonio Tajani. Da sciogliere il nodo dei vicepremier. Come assicura Fazzolari, «sarà un esecutivo politico, ma sarebbe una novità assoluta se l’intera compagine di governo fosse formata da parlamentari eletti. Quindi, molto presumibilmente, così come è sempre accaduto, alcuni dei ministri non saranno dei parlamentari eletti». Come dire, qualche tecnico ci sarà forse proprio alla Sanità, il dicastero di cui si parla meno. Restano invece congelati i cinque ministeri che la Meloni aveva offerto a Fi mentre Berlusconi ne voleva sei, compreso quello per Licia Ronzulli. Al contrario di quanto le avevano suggerito alcuni suoi consiglieri di far decantare lo strappo azzurro, Giorgia Meloni avrebbe optato per la linea dura con Forza Italia proprio sulla questione dei dicasteri.
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Chiara Appendino (Imagoeconomica)