2025-10-19
Zampata di Leone: «I contro-modelli di famiglia sono effimeri e deludenti»
Secondo il pontefice, «in questi tempi travagliati vengono presentate tante unioni spesso individualistiche che portano a risultati amari». Parole dure anche per l’usura: «Certa finanza mette in ginocchio i popoli».«Contro l’usura» e «contro-modelli» della famiglia e del matrimonio che illudono e deludono. Papa Leone XIV ha sferrato due colpi contro modi di vivere e di operare di «questo mondo» piuttosto secchi e senza grandi necessità di interpretazione. Lo ha fatto in due occasioni diverse, parlando alla Consulta nazionale antiusura e scrivendo una lettera in occasione della canonizzazione dei genitori di Santa Teresa.La questione dell’usura non è nuova nella storia della teologia morale cattolica. Fino al XIII secolo, in latino, usura significava prestito a interesse, a qualsiasi interesse. Non era questione di tasso: qualsiasi tipo di prestito era da condannarsi. Il ragionamento che sottostava a questa norma era semplice: cos’è che si paga come interesse quando si devono restituire i soldi prestati? Il tempo trascorso. Ma il tempo non appartiene all’uomo ma a Dio e, quindi, non può essere fatto pagare qualcosa che non è proprio. Su questo si consumarono controversie per decenni e decenni finché, a cavallo tra il XII e il XIII secolo, fior di teologi come San Bernardino da Siena, San Tommaso d’Aquino, Sant’Antonino e, decisivo, Pietro di Giovanni Olivi, iniziarono a considerare il diritto del prestatore quando tale prestito fosse in funzione di un’attività commerciale produttiva e non speculativa. In altre parole, quando i soldi prestati sarebbero serviti per ciò che potremmo chiamare un lecito rendimento del capitale. Del resto, la società commerciale borghese e comunale iniziava a prevalere sull’economia della nobiltà sostituendo, appunto, il commercio alla rendita. La Chiesa e i teologi e i filosofi cattolici non potevano rimanere fermi a un concetto negativo di prestito, legato a una società che non era più la loro. Ormai il commercio significava lavoro per tanti, guadagni, insomma, progresso economico.Così successe nel «Siglo de Oro» spagnolo quando, nel Cinquecento, sorse la Scuola di Salamanca che approfondì il tema dei commerci internazionali, del prestito a interesse, del mercato, della proprietà privata, insomma, tutti i temi economici emergenti che hanno fatto dire a un grande economista come Schumpeter che in queste scuole di pensiero cattoliche sta il vero cuore dello sviluppo del pensiero economico. Questo è ignorato da molti cattolici, la maggioranza, e l’ignoranza produce cattivi pensieri o, peggio ancora, pensieri svianti dalle teorie giuste.Per quanto riguarda l’usura, Leone XIV si è espresso così: «Purtroppo, sistemi finanziari usurari possono mettere in ginocchio interi popoli. Ugualmente, non si possono trascurare quanti nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità. Le loro responsabilità sono gravi e alimentano strutture di peccato inique». In queste brevi frasi è contenuto un giudizio che potremmo definire tranchant circa il sistema creditizio e, in particolare, evidentemente sulla scia dei Papi che lo hanno preceduto (a partire dalla Populorum progressio di Paolo VI del 1967) ha puntato il dito in particolare sul problema del debito dei Paesi in via di sviluppo. Strana questa Europa: da una parte impone sia tassi usurari ai Paesi in via di sviluppo, sia dazi su quelle esportazioni che potrebbero cominciare a renderli indipendenti e dall’altra non fa nulla per organizzare flussi migratori di accoglienza umana e legale.L’Europa dei valori da una parte toglie a questi Paesi la possibilità di autodeterminarsi economicamente e, dall’altra, non vuole neanche accogliere quelli alla ricerca del lavoro, salvo poi rivendicare le radici greche, cristiane e romane. Chissà se sanno cosa vuol dire. Ho l’impressione che alcuni di loro, se escludi Cristo in croce, il Colosseo e il Partenone, di queste tre culture non sanno una mazza.Da notare che il Papa non ha condannato il sistema del credito o il sistema del mercato, ma le sue degenerazioni, cioè quelle che venivano definite negli anni Settanta e Ottanta «i peccati strutturali della nostra società»: il mal funzionamento del mercato e del credito che non riesce a inglobare ma si limita ad escludere.Per quanto riguarda, invece, i «contro-modelli del matrimonio e della famiglia», ha detto così: «In questi tempi travagliati e disorientati, in cui ai giovani vengono presentati tanti contro-modelli di unioni, spesso effimere, individualistiche ed egoistiche, con risultati amari e deludenti, la famiglia come l’ha voluta il Creatore potrebbe sembrare superata e noiosa». Più che sul concetto che è di una chiarezza assoluta e, se ci è permesso, di una durezza assoluta, quello che colpisce maggiormente è il linguaggio usato che non è un linguaggio moralistico, clericale e tanto bolso quanto retorico. È il linguaggio che esprime in termini umani e «feriali» (cioè che ripropongono il linguaggio quotidiano) senza alcuna forma di infastidente retorica. È un uomo che parla all’uomo perché la dottrina della Chiesa si rifà a ciò che è umano e a ciò che è naturale e non va contro un’idea piuttosto che un’altra, ma contro ciò che vuole distorcere, annullare, modificare in modo radicale la realtà della natura umana così com’è.Leone XIV è un Papa contro il mondo odierno? No, è un Papa contro le degenerazioni di un mondo moderno che non ha paura a denunciare pensando che così facendo potrebbe allontanare i fedeli. E ha ragione da vendere: perché, semmai, i fedeli si allontanano quando non sentono più il profumo del sacro e del mistero.
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Elly Schlein (Imagoeconomica)