2025-10-19
Zelensky comincia a rassegnarsi: «No escalation, pronto a negoziare»
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Dopo la doccia fredda di Trump sui missili Tomahawk, il presidente ucraino chiama gli alleati Ue e cambia toni: «Dobbiamo fermarci e parlare». Il repubblicano ribadisce: «La guerra finisca ora sull’attuale linea del fronte».All’indomani dell’incontro con il presidente americano Donald Trump, svanita la possibilità di ottenere i tanto agognati missili Tomahawk, il leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, sembra avere cambiato registro, dicendosi «aperto» a qualsiasi «formato di dialogo» che possa avvicinare «alla pace».L’atteggiamento diverso arriva dopo il colloquio con il tycoon che è stato definito «teso» da più fonti: nelle due ore e mezza di confronto, se da una parte il presidente ucraino ha insistito per ottenere i missili a lungo raggio, dall’altra Trump si è mostrato inflessibile. La linea della Casa Bianca per arrivare al tavolo dei negoziati, soprattutto dopo la telefonata con lo zar russo, Vladimir Putin, e in vista del vertice in Ungheria, resta quella diplomatica. Che sarebbe seriamente messa a rischio qualora si consegnassero i Tomahawk a Kiev. Alcune fonti hanno riportato ad Axios che sebbene «nessuno ha alzato la voce», il presidente americano «è stato duro», rilasciando alcune «dichiarazioni forti». E ha anche congedato bruscamente Zelensky, dicendogli: «Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana». Per di più, dopo la riunione tra i due leader, Trump è subito partito per Mar-a-Lago. Stando a quanto riferito dalla Cnn, il tycoon avrebbe avuto l’impressione che l’Ucraina stesse cercando di prolungare il conflitto, mirando a un’escalation.Che il colloquio non si sia svolto in un clima disteso è evidente anche da quanto scritto dal presidente americano su Truth: si è limitato a sostenere che l’incontro è stato «interessante» e «cordiale». E ha anche comunicato la posizione americana: ha esortato sia Putin sia Zelensky di «fermarsi dove sono», ovvero «sull’attuale linea del fronte», aggiungendo: «Lasciamo che entrambi rivendichino la vittoria, lasciamo che la storia decida. Basta sparatorie, basta morti». Arrivato in Florida, Trump ha insistito che la guerra dovrebbe «fermarsi immediatamente, sull’attuale linea del fronte», esortando i diretti protagonisti del conflitto a «rispettare la linea del fronte, ovunque si trovi, altrimenti diventerà troppo complicato».Zelensky, parlando con la stampa davanti alla Casa Bianca, pare aver raccolto l’appello del tycoon, dato che ha affermato: «Il presidente Trump ha ragione e ci dobbiamo fermare dove siamo. Questo è importante: fermarci dove siamo e poi parlare». Ha continuato a manifestare fiducia verso Washington, spiegando: «Ci fidiamo che il presidente voglia far finire questa guerra» così come ha fatto in Medio Oriente. Peraltro, il bisogno di Kiev di ottenere armi per sconfiggere la Russia sembra essere diventato all’improvviso una questione tabù per il presidente ucraino: si è mostrato piuttosto reticente a parlare dell’argomento Tomahawk con la stampa, sostenendo che lui e The Donald hanno deciso di non discuterne pubblicamente. Ma non solo, le dichiarazioni di Zelensky sono state rivolte alle trattative e non agli armamenti, che erano invece il motivo principale per cui si trovava a Washington: «La nostra posizione è che prima di tutto abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, quindi dobbiamo sederci, parlare e capire a che punto siamo. Credo che questo sia il primo passo più importante». E ha aggiunto: «Penso che il presidente capisca che la questione più difficile in qualsiasi tipo di negoziato, in qualsiasi formato, sarà la questione territoriale».Ma ancor prima di affrontare la stampa, una volta terminato l’incontro con Trump, Zelensky si è subito confrontato con i leader europei in una telefonata congiunta. A prendere parte sono stati il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente finlandese Alexander Stubb, il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, il primo ministro polacco Donald Tusk. E gli immancabili vertici dell’Ue, ovvero Ursula von der Leyen e António Costa, oltre al segretario generale della Nato, Mark Rutte. Il leader ucraino, riferendo sul loro colloquio telefonico, ha scritto su X: «Ho condiviso i dettagli della mia conversazione con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Abbiamo discusso di molte questioni importanti. La priorità principale ora è proteggere quante più vite possibile, garantire la sicurezza dell’Ucraina e rafforzare tutti noi in Europa. È esattamente ciò per cui stiamo lavorando». Anche in questa occasione, almeno pubblicamente, non ha fatto alcun riferimento alle armi. «I prossimi passi» saranno discussi dai «consiglieri per la sicurezza nazionale» europei. Gli alleati di Kiev si sono soffermati a ribadire il sostegno all’Ucraina, evidenziando l’urgenza di raggiungere «una pace giusta» e duratura per Kiev. Stando a quanto riferito da Axios, alcuni sarebbero rimasti di stucco riguardo all’inflessibilità di Trump. Ciononostante, Merz, sempre ripetendo «il pieno sostegno» a Zelensky e aggiungendo che i partner europei «hanno accolto con favore la cooperazione transatlantica», ha commentato: «Dopo il suo incontro con il presidente Trump, abbiamo coordinato e accompagneremo i prossimi passi. Ciò di cui l’Ucraina ha bisogno ora è un piano di pace». Un piano di pace che dovrebbe ricalcare i 20 punti di Trump su Gaza, almeno questa è l’idea che ha ventilato Starmer durante la telefonata congiunta. A rivelarlo è Axios: il premier britannico ha proposto di collaborare con gli Stati Uniti per elaborare una bozza di pace per l’Ucraina sulla falsariga di quanto ha elaborato il presidente americano per il Medio Oriente.
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)