2023-03-19
«La riforma del Fisco aiuta le aziende senza fare alcun favore agli evasori»
Giuseppe Melis, professore di diritto tributario della Luiss: «La delega Meloni tocca molti argomenti ignorati da Draghi. Rilancia l’economia grazie agli sconti Ires e a misure per gli investimenti esteri. Previene anche il nero».Globale, perché tocca l’intero sistema, moderno, perché lo allinea agli orientamenti internazionali ed europei, giusto, perché persegue un corretto equilibrio tra gli interessi erariali e quelli del contribuente, e che ambisce a rendere il sistema imprenditoriale e delle Pmi più competitivo. Così Giuseppe Melis, professore ordinario di diritto tributario dell’università Luiss, descrive il testo della delega fiscale approvato questa settimana in cdm.Non è la prima volta che sentiamo parlare di delega fiscale. Anche il governo Draghi aveva proposto la sua idea di Fisco: che differenze ci sono tra i due testi?«La prima è quantitativa, perché la delega Meloni è, dal punto di vista dimensionale, quasi quattro volte tanto la delega Draghi. Questo perché essa si occupa di molti argomenti in più e tratta gli argomenti comuni alle due deleghe con un livello di dettaglio non paragonabile. La delega Draghi era infatti caratterizzata da una notevole vaghezza frutto della necessità di trovare un minimo comune denominatore tra le posizioni spesso distanti delle variegate anime politiche che componevano la maggioranza di allora. Non v’è dubbio però che l’importante lavoro di audizione, svolto dalle commissioni parlamentari competenti, ha costituito una base importante anche per la delega Meloni, che ha saputo tuttavia darne uno sviluppo molto più compiuto».E dunque che cosa ne pensa dell’impianto di questa delega fiscale?«Direi che è una delega molto robusta che attraversa a 360° il nostro sistema tributario, intercettandone le principali inefficienze e proponendo soluzioni molto equilibrate che da un lato tutelano gli interessi dell’Erario ma che dall’altro tengono in dovuto conto anche quelli dei contribuenti, che non sono sudditi. Essa rappresenta dunque un’occasione unica per rendere il nostro sistema maggiormente competitivo aumentandone l’appeal verso gli investimenti esteri e mantenendo qui le imprese che attualmente già vi operano».Restando in tema di competitività, di quali strumenti, inseriti nella delega, può beneficiare il sistema economico e imprenditoriale italiano?«Direi che l’intero tessuto imprenditoriale può avvantaggiarsi della delega soprattutto perché il suo obiettivo principale è quello di restituire certezza al diritto tributario, di aumentare il livello di tutela dell’affidamento dei contribuenti, di potenziare le garanzie nella fase dell’accertamento e del contraddittorio che non prevedeva neanche l’obbligo dell’amministrazione di dare conto delle osservazioni del contribuente. Si tratta di diritti fondamentali di cui la delega Draghi si era purtroppo completamente dimenticata. Ma sono previsti anche numerosi interventi sul reddito di impresa, tra cui il più importante riguarda la riduzione dell’Ires nel caso di nuovi investimenti e assunzioni, oltre a misure volte a incentivare l’investimento in Italia da parte di soggetti esteri».Nella delega all’articolo 20 è stata inserita una norma per cercare di aiutare quelle imprese che si trovano in crisi di liquidità e che non riescono a pagare in tempo i tributi dovuti: possiamo parlare di evasione di necessità?«Non si tratta di evasione perché il soggetto ha dichiarato regolarmente tutto. Si vuole però evitare che chi non ha potuto versare quanto dichiarato per fatti sopravvenuti e a lui non imputabili, perché dipendenti da altri (fallimento del cliente principale, ritardo pagamenti da parte della Pa) venga sanzionato, fermo restando che sarà sempre il contribuente a dover provare queste circostanze. Si tratta di una temporanea impossibilità a pagare ciò che è stato dichiarato». Ampliando l’analisi a tutto il testo, secondo lei ci sono delle norme che favoriscono l’evasione?«Assolutamente no. La prevenzione e la riduzione dell’evasione sono espressamente contenute tra i principi generali della delega Meloni, che prevedono la piena utilizzazione dei dati dell’anagrafe, di quelli emergenti dalla fatturazione elettronica, il potenziamento dell’analisi del rischio, la cooperazione tra amministrazioni nazionali e internazionali e via dicendo. Così come è stato previsto un significativo potenziamento dell’attività di riscossione coattiva. L’approccio sanzionatorio rimane sostanzialmente invariato, tranne ribadire la necessità di ricondurre a ragionevolezza le abnormi sanzioni attualmente previste, e prevedere un coordinamento tra sistema sanzionatorio amministrativo e penale di cui la delega Draghi non si occupava». E infine, le novità inserite nel contenzioso tributario riescono a controbilanciare lo squilibrio di potere tra il Fisco e il contribuente? «Gli interventi sul contenzioso si innestano sulla riforma approvata lo scorso anno per aumentarne ulteriormente l’efficienza. Si prevedono infatti azioni di semplificazione processuale e di accelerazione della fase cautelare anche nei gradi di giudizio successivi al primo che già era stato interessato dalla riforma dello scorso anno. La tutela cautelare è essenziale, perché i poteri del Fisco nella fase della riscossione sono molto forti e rischiano di compromettere la situazione finanziaria ed economica dei contribuenti ove non ottengano, in tempi brevi, un provvedimento che sospenda gli effetti degli atti impugnati».