2024-09-20
Mattarella «vicino» agli alluvionati si aggrappa alla fuffa dell’emergenza clima
Colle solidale anche col Portogallo alle prese con i roghi, per cui accusa ancora il riscaldamento globale. Il fuoco però è doloso.«L’emergenza climatica è da contrastare con ogni mezzo». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso solidarietà con una lettera al capo dello stato portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, per l’inferno di fuoco che sta devastando il Portogallo del Nord. Un centinaio di roghi divampati qualche giorno fa, che hanno provocato la morte di almeno sette persone, il ferimento di 50 e la devastazione di 15.000 ettari di terreno. I meteorologi hanno previsto che il denso fumo già oggi si potrà vedere sul cielo della Spagna e addirittura in Francia, complici i venti sul golfo di Biscaglia. Nella lettera, Mattarella si stringe accanto alla massima autorità lusitana. «Ho seguito con profonda tristezza le notizie degli incendi che hanno colpito il Portogallo provocando morti e devastazioni. Mi rattrista non poterla incontrare in occasione del Cotec (summit sulla sovranità tecnologica che comincia oggi - ndr), ben comprendendo che la decisione di non recarsi a Las Palmas sia determinata dalla gravità della situazione. Come abbiamo opportunamente sottolineato insieme nella dichiarazione dell’agosto 2023, gli incendi rappresentano uno di quei fenomeni estremi, purtroppo sempre più frequenti, determinati da un’emergenza climatica da contrastare con ogni mezzo. In questa drammatica circostanza l’Italia vi è particolarmente vicina nel cordoglio per le vittime».La doverosa espressione di solidarietà umana del Quirinale mostra un lato debole: con gli incendi portoghesi l’emergenza climatica ha ben poco a che vedere e finisce per fuorviare la determinazione delle cause. Mattarella è stato di fatto smentito dal primo ministro di Lisbona, Luis Montenegro, che dichiarando lo stato di calamità ha aggiunto: «Vi prometto che troveremo i responsabili dei roghi dolosi». La polizia ha arrestato cinque persone, sospettate di avere appiccato gli incendi con l’involontaria complicità del forte vento che spirava nell’area coinvolta nel disastro.Il riflesso condizionato della cosiddetta «emergenza climatica» rischia di diventare una coperta di Linus e giustificare non solo le calamità naturali ma anche quelle criminali. Da sempre esistono i roghi dolosi - Calabria e Sardegna ne sono vittime da almeno mezzo secolo -, e far ricadere tutto questo sotto la responsabilità del riscaldamento globale, nel rispetto di un’opinabile agenda politica progressista, non aiuta ad affrontare il tema con il necessario distacco. Attribuire al clima qualsivoglia emergenza significa allontanarsi dal principio di realtà, proprio nelle ore in cui in Emilia Romagna si assiste alla replica (speriamo con conseguenze molto inferiori) dell’alluvione di 15 mesi fa.In serata, Mattarella ha dichiarato di avere «appena parlato con il presidente facente funzioni dell'Emilia-Romagna Irene Priolo per chiedere notizie ed esprimere vicinanza in questo momento di difficoltà, chiedendole di ringraziare tutti coloro che si stanno adoperando per aiutare chi si trova in condizioni difficili».Anche qui sarebbe troppo facile alzare gli occhi al cielo e dire: piove, colpa del global warming. La Regione guidata fino a un mese fa da Stefano Bonaccini e oggi affidata all’interim della sua fedelissima vice Irene Priolo, sta additando gli eccessi del clima per nascondere responsabilità evidenti nei confronti di chi ha perso tutto di nuovo. A Faenza si sono allagate le stesse strade e gli stessi quartieri dell’anno scorso. A Ravenna i 40 milioni ricevuti dal sindaco Michele De Pascale, candidato del Pd al ruolo di governatore, sono ancora largamente inutilizzati. Sono esondati gli stessi fiumi, gli stessi torrenti, le stesse rogge. Se i cittadini emiliano-romagnoli stanno rivivendo un incubo, la colpa non è del clima impazzito ma degli uomini inadeguati. Dopo averci insegnato in numerose apparizioni televisive «come si supera un’emergenza», Bonaccini ha aperto l’ombrello europeo e guarda il disastro comodamente da Bruxelles. La Priolo, che dal 2020 è assessore all’Ambiente e difesa del suolo, con delega alla «sicurezza territoriale», di fronte alle critiche sacrosante non fa altro che accusare di sciacallaggio chi le muove. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ha dovuto ricordarle che negli ultimi dieci anni la Regione ha avuto dai governi oltre mezzo miliardo di euro per non mettere in sicurezza gli argini, non pulire gli alvei, non realizzare le vasche di laminazione necessarie per fermare le acque. Dopo l’ultima alluvione i Bonaccini boys hanno ricevuto 130 milioni per proteggere il reticolo idrografico; spesi 49. Mentre il Portogallo brucia per colpa dei piromani (con solidi interessi dietro le spalle) e l’Emilia Romagna annega per l’insipienza di una classe politica obnubilata dall’ideologia green che tifa per le nutrie, invocare a responsabile «il cambiamento climatico» significa non dire nulla. Anzi tentare di salvarsi gonfiando il canotto del luogo comune nell’attesa che Stati Uniti, Cina e India abbattano la loro enorme quota di Co2. Perfino Ursula von der Leyen, in un rigurgito di realismo, ha annunciato che «in Europa il Green deal non è più la priorità». Il fenomeno più estremo di tutti è il conformismo.
Jose Mourinho (Getty Images)