2023-09-13
Italia regina del litio: pro e contro dell'estrazione sotto casa
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In questi ultimi anni siamo stati abituati a sentirci spiegare l'importanza dell'indipendenza energetica e del legame, quasi simbiotico, che la lega all’indipendenza dalle materie prime. Da alcuni anni la Commissione Europea sostiene «l’obbligo morale» di aprire nuove miniere sul suolo europeo ed in questo senso ha varato la «Legge europea sulle materie prime critiche» (European critical raw material act) per stabilire dei vincoli al consumo annuo dell'UE di quelle che vengono definite materie prime strategiche.In Italia la storia dell'estrazione di materie prime critiche è antica. Le miniere in Piemonte e Lombardia dove si ottenevano cobalto, zinco e piombo. E la risorsa del litio, nata dalla geotermia in Toscana all'inizio dell'Ottocento.Lo speciale contiene due articoli.L’ipotesi del ministro Adolfo Urso di riaprire le attività estrattive in Italia, del tutto in linea con il pensiero di Bruxelles, pone però degli obbiettivi, al di là dei facili entusiasmi, da far tremare le vene e i polsi. Innanzi tutto perché a non pensarla come la Commissione, in primis, sono proprio i cittadini europei che, spalleggiati da quelle stesse associazioni ambientaliste che pretendono una transizione verde accelerata, si oppongono fermamente a qualsiasi ipotesi che preveda l’apertura di una miniera "nel proprio giardino" scordandosi come sono entrati nell'era dell'elettricità, delle luci domestiche, dei telefoni e degli elettrodomestici, dei motori e dei generatori. Associazioni ansiose di liberarsi del nostro passato industriale e di oscurare, nel dibattito pubblico, le connessioni che legano tutti noi all’estrazione delle risorse dal sottosuolo.Dopo aver trascorso l'ultimo trentennio a smantellare il suo passato minerario oggi il nostro Paese, per accedere ai metalli indispensabili per la transizione energetica e le tecnologie del futuro, deve ricostruire anche il bacino di competenze tecniche dell’intero settore. In Italia da oltre un ventennio il corso di laurea in Ingegneria mineraria è stato soppresso dagli ordinamenti universitari statali e gli insegnamenti nel settore estrattivo sono stati ridotti all’osso.Altro aspetto in cui siamo fanalino di coda sono le attività di prospezione: la disponibilità delle materie prime dipende dal successo delle attività di prospezione, che segna il primo passo nello sviluppo di una supply chain. Sebbene l'esplorazione mineraria sia fondamentale per espandere o mantenere i livelli di produzione, nel nostro Paese, come in buona parte della UE, sono state svolte limitate attività di esplorazione.Nel 2017 la quota della UE della spesa esplorativa globale era solo del 3% a fronte di un consumo del 25-30% dei metalli prodotti a livello globale. Pertanto il potenziale minerario dell'UE rimane poco esplorato a causa del budget per le prospezioni di minerali metallici sensibilmente inferiore rispetto ad altre regioni del mondo. Anche le attività di perforazione, il passo concreto per la valutazione di un giacimento, ed anche il più oneroso, vede l’Europa fanalino di coda. Sono pochi, tra i 27, i paesi come la Finlandia dove esiste un database di geoscienze completo e accessibile, supportato da un sistema di licenze minerarie moderno, trasparente ed efficiente e da un quadro normativo di supporto: il nostro paese non è tra questi.A credere nel potenziale minerario del Bel Paese, prima dei suoi abitanti, pare ci siano gli Australiani che dell’industria mineraria hanno fatto uno dei pilastri della loro economia. In questi ultimi anni si è attivamente interessata alle risorse minerarie del nostro Paese Altamin Limited, una società mineraria australiana, che si concentra sull'esplorazione metalli di base, quali zinco, piombo e rame, e quelli più specifici per la produzione di batterie per auto elettriche come litio, cobalto e nickel. L’iniziativa di Altamin conferma una tendenza in atto nel settore minerario globale: l’esplorazione greenfield, ossia di giacimenti inesplorati, è un rischio e spesso le compagnie preferiscono concentrarsi sullo sviluppo di progetti brownfield, cioè di espansione di miniere esistenti o come, in questo caso, la loro riattivazione. Inoltre i budget di esplorazione per i metalli delle batterie cobalto e litio sono aumentati a causa dell'aumento della domanda e dei prezzi e frequentemente sono le società junior, come Altamin, che conducono principalmente l'esplorazione di questi metalli.Secondo i tecnici di Altamin il deposito di Gorno in Lombardia, le cui autorizzazioni per l’esplorazione sono state rilasciate alla sua controllata Energia Minerals Srl, potrebbe fornire concentrati di zinco e piombo ai poli metallurgici italiani ed europei.Lo zinco è il quarto metallo più utilizzato al mondo dopo ferro, alluminio e rame ed è destinato ad un ruolo importante anche nella corsa verso un mondo a basse emissioni di carbonio, per il suo ruolo nella protezione dell’acciaio negli impianti eolici e fotovoltaici e per le sue proprietà elettrochimiche nell’ambito della conservazione di energia. Quella dello zinco è un'area dell'industria mineraria globale in cui non ci sono state scoperte importanti da oltre 20 anni, il che indica che l’esaurimento delle risorse si sta verificando più rapidamente che per altri metalli come il rame, l’oro o il nichel. Inoltre molti usi dello zinco sono dissipativi il che pone significativi limiti alla sua riciclabilità e al suo ruolo all’interno di un’economia circolare.I dati storici sul deposito di Gorno sono di 6 milioni di tonnellate di roccia mineralizzata con tenori medi di 14,5% di piombo e zinco ed una produzione di concentrati al 57% di piombo e zinco con impurità minime ed una produzione complessiva di 800.000 tonnellate di zinco metallico. Valori confermati dalle valutazioni di Altamin che ritiene il deposito di Gorno in grado di produrre dei concentrati di ottima purezza ed alto tenore. La mineralizzazione contiene riserve pari a 7,8 milioni di tonnellate con un tenore di zinco del 6,8%, e di 1,8% di piombo, presente anche argento in 32 grammi per tonnellata.Come termine di paragone si consideri che accurate analisi hanno calcolato che su circa 610,3 milioni di tonnellate di zinco presente all'interno di 851 singoli giacimenti minerari o di bacini di sterili in 67 paesi il tenore medio è dell’1,20%.E proprio l’elevata percentuale di recupero nei concentrati, prevista da Altamin, con tenori per lo zinco del 63,3% e per il piombo del 75,8%, evidenzia valori di assoluto interesse a cui vanno aggiunti circa 810 grammi di argento per tonnellata di concentrato. Il piano produttivo prevede 100.000 tonnellate all’anno di concentrato di zinco e 25.000 di piombo per una durata prevista di 25 anni.Positiva, viene definita da Altamin, l’accettazione pubblica dell’iniziativa imprenditoriale, vista come un interessante indotto occupazionale e un motore per la crescita delle infrastrutture locali.Circa il deposito di Gorno va poi sottolineato come, secondo i tecnici australiani, le limitate impurità presenti nel minerale consentano un costo energetico per la sua frantumazione limitato a 11,65 kWh per tonnellata. Ma l’incognita sui costi energetici rimane: solo di recente Glencore ha ipotizzato una riattivazione, seppur graduale, della linea zinco a Portovesme, indicata proprio da Altamin come una delle possibili destinazioni del concentrato. Il legame energetico tra estrazione e raffinazione e gli elevati costi dell’energia pongono degli interrogativi sull’effettivo futuro sviluppo della filiera: l’attuale crisi energetica europea, ha rivelato problemi strutturali nel mix energetico che diventeranno solo più acuti man mano che l’UE si muoverà lungo il percorso di decarbonizzazione ponendo in una posizione critica i costi del settore europeo delle fonderie di zinco.Ma l’interesse della compagnia australiana per il sottosuolo del nostro Paese non si ferma a Gorno e sta proponendo, nei Comuni di Usseglio e Balme a circa 50 km a NE di Torino, la riapertura della di un’area estrattiva denominata Punta Corna su cui sono presenti una serie di miniere storiche, risalenti al diciottesimo secolo, di cobalto e nichel.I permessi di ricerca sono stati rilasciati a Strategic Minerals (Italia) Srl, un’altra società controllata da Altamin, che nelle sue prospezioni ha posto la sua attenzione su degli affioramenti rocciosi filoniani da cui sono stati estratti dei campioni contenti cobalto con un tenore medio del 3,4%. Sono presenti vene mineralizzate di spessore di un paio di metri con una lunghezza di circa 1,5 chilometri dove il cobalto è presente nella medesima mineralizzazione con il nichel in un tenore stimato al 2,8%. Questa mineralizzazione, un arseniuro di nichel, cobalto e ferro, noto come Skutterudite, secondo Altamin, ricorda quella della complesso minerario di Bou Azzer in Marocco, uno dei più importanti depositi di nichel e cobalto a livello globale. Ma Bou Azzer pur essendo su un altopiano in quota non presenta i problemi logistici di Punta Corna il cui complesso minerario si trova tra i 2400 ed i 2600 s.l.m.. L’accesso con le attrezzature pesanti richiederà interventi significativi che sommati alla durata della stagione operativa, potrebbero rendere economicamente insostenibile la coltivazione del giacimento. Anche in considerazione del fatto che una buona percentuale della fase di arricchimento andrebbe fatta a valle salvo non costruire localmente le infrastrutture necessarie: aspetto questo che potrebbe incontrare l’opposizione delle popolazioni locali.Infatti fin qui abbiamo parlato di prospezioni o per meglio dire di semplici permessi di ricerca per attività propedeutiche e di esplorazione, con la possibilità di prelevare materiale. Si tratta di attività il cui impatto ambientale è significativamente ridotto, tanto che lo stesso ministero non prevede procedure di impatto ambientale. La vera volontà del nostro Governo si capirà quando verranno richiesti permessi per realizzare pozzi esplorativi o l’avvio dell’attività estrattiva. Verranno concesse quelle deroghe alle autorizzazioni a cui oggi assistiamo per gli impianti eolici o il fotovoltaico su suolo agricolo?Ma il metallo al centro degli interessi delle compagnie minerarie globali, e di conseguenza anche di quelle presenti nel nostro Paese, è il litio. Quello italiano, nello specifico, è litio geotermico che, a differenza delle altri tipi di risorsa, sembra essere particolarmente rispettoso dell’ambiente. Attualmente il litio proviene dalle salamoie del Sud America dove, nel Triangolo del litio, risiedono le più importanti riserve globali oppure da rocce come lo spodumene o lepidolite.In entrambi i casi l’estrazione di queste risorse presenta significativi impatti ambientali mentre i progetti estrattivi italiani, che dovrebbero rifornire le gigafactory del Vecchio Continente, sono basati sulla tecnologia Direct Lithium Extraction, DLE, la cui impronta ambientale sarebbe significativamente ridotta rispetto al processo tradizionale.Il litio verrebbe estratto dai sistemi geotermici presenti nel nostro territorio e Altamin come Vulcan Energy Resources, hanno concentrato la loro attenzione sulla porzione meridionale del campo geotermico della Toscana Meridionale e del Lazio Settentrionale dove, nel tempo, sono stati perforati più di 800 pozzi per ricerca e produzione di energia geotermica.Vulcan Energy Resources ha stipulato una collaborazione strategica con Enel Green Power per sviluppare i depositi di litio geotermico italiano forte anche dell’esperienza acquisita in Germania dove si trova in una fase più avanzata di sviluppo di questa tecnologia.La Direct Lithium Extraction (DLE) è un insieme di tecnologie per estrarre il litio dalle salamoie sotterranee, tanto quelle presenti nel Triangolo del litio quanto quelle nel nostro sottosuolo, con una varietà di metodi attualmente in fase di sviluppo. I benefici dovrebbero consentire di aumentare il tasso di recupero del litio dalle salamoie riducendo al contempo l’uso di acqua dolce: il vero punto critico dell’estrazione del litio. Oggi nel Triangolo del litio l’acqua, ricca di litio, viene pompata in superficie e lasciata evaporare, ma questo influenza i bilanci idrici in quelle regioni già stressate dalla siccità. Questo processo, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), richiede circa 2 milioni di litri di acqua per tonnellata di litio prodotta ed alcuni studi hanno identificato una correlazione negativa tra l’espansione delle attività di estrazione del litio e l'indice di umidità del suolo, con le inevitabili conseguenze in una regione desertica.D’altra parte anche l’estrazione del litio dalle rocce non è priva di rischi per le risorse idriche: un paio d’anni fa sembrava che la Serbia potesse produrre tutto il litio che serviva all’Europa, e le premesse c’erano tutte: un importante riserva di minerale, operazioni gestite dalla seconda compagnia mineraria al mondo, Rio Tinto, importanti investimenti, eppure non se ne è fatto niente. Perché? Perché le popolazioni locali hanno temuto che la miniera potesse compromettere le loro risorse idriche ed il governo ha preferito fare marcia indietro.La tecnologia DLE dovrebbe superare questo problema e consentire un’impronta di carbonio inferiore rispetto ai metodi di estrazione tradizionali. Ma per quanto debba entrare in produzione a breve non si hanno dati certi sull’effettiva applicabilità sul campo. Infatti i tecnici del Karlsruhe Technology Institute tedesco vedono il piano di Vulcan Energy per sfruttare le risorse di litio geotermico tedesco come irrealistico. Sostengono che le analisi sin qui condotte sono ancora in divenire e non sono compiutamente definite le dimensioni e le origini delle risorse di litio nei sistemi geotermici. Inoltre, queste tecnologie di estrazione sono in una fase di prototipo che deve ancora superare i test a lungo termine, che non sono ancora nemmeno iniziati. Ma soprattutto che il litio recuperabile, in tempi ragionevoli, coprirebbe circa il 10% della quantità necessaria in Germania.Altro aspetto che richiederà tempo, come sottolineato anche da Enel Green Power, sarà l’analisi della risposta dei serbatoi all'estrazione continua ed sulla loro efficienza economica oltre al sostegno e l'accettazione del pubblico. Pertanto, anche in questo caso, è opportuno rimanere con i piedi ben ancorati al… sottosuolo. Oggi il litio vive, ancora, un momento di mercato eccezionalmente favorevole ma l’evoluzione tecnologica evolve rapidamente e tutto lascia intuire l’ingresso nel mercato di nuovi elettroliti: si pensi alle batterie agli ioni di sodio. D’altro canto i tempi di sviluppo di un’attività estrattiva nel settore del litio in Europa, secondo l’IEA, hanno un tempo stimato tra i cinque ed i dieci anni: tempi evidentemente non compatibili con quelli del mercato.