2018-04-21
Macron vuole intestarsi pure la difesa dell'alluminio di Putin dai dazi di Trump
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La Francia cerca un asse con l'Italia, la Germania e il Regno Unito per ammorbidire la linea della Casa Bianca, le cui sanzioni contro le società vicine al Cremlino stanno spingendo in su i prezzi. A farne le spese è l'economia europea. Angela Merkel gioca una partita parallela: nei prossimi giorni incontrerà il leader Usa per chiedere esenzioni e salvaguardare l'industria automobilistica tedesca.Le politiche commerciali del presidente statunitense Donald Trump continuano a preoccupare i Paesi europei: alcuni dei quali stanno cercando di intravvedere delle scappatoie. A partire proprio da uno dei principali avversari della Casa Bianca, la Germania di Angela Merkel. Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, il governo di Berlino starebbe agendo per far sì che alcune aziende presenti sul suo territorio possano ottenere delle esenzioni rispetto alle recenti sanzioni imposte da Washington alla Russia. In questo senso, Olaf Scholz, ministro delle finanze tedesco, e la stessa Merkel cercheranno di esercitare qualche pressione sul governo statunitense, in una serie di incontri previsti nei prossimi giorni. Nella fattispecie, la cancelliera sarebbe intenzionata a evidenziare la propria preoccupazione per le sanzioni anti Cremlino e, più in generale, a convincere Trump a correggere il tiro sulla sua linea protezionista. Una linea protezionista che, notoriamente, vede proprio in Berlino uno dei suoi principali bersagli (soprattutto per quanto concerne il mercato automobilistico). Il punto è che una serie di realtà russe colpite dalle recenti sanzioni statunitensi fanno lucrosi affari con svariati colossi tedeschi: da Daimler a Siemens, passando per Volkswagen. In particolare, sia Daimler che Volkswagen intrattengono partnership con il colosso automobilistico russo Gaz group. Si pensi soltanto che, lo scorso anno, Volkswagen abbia siglato con Gaz un accordo per produrre proprie automobili in Russia. Non dimentichiamo d'altronde che il volume totale degli scambi commerciali tra Mosca e Berlino sia risultato pari a 54,5 miliardi di euro nel 2017: 9 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Alla luce di questi importanti numeri, la Germania ritiene che le sanzioni potrebbero determinare perdite per centinaia di milioni di euro alla propria economia. E, non a caso, il Comitato orientale dell'economia tedesca starebbe esercitando pressioni sul governo di Berlino per riuscire ad allentare (almeno un poco) la linea del Tesoro americano. Tuttavia non è soltanto Angela Merkel che si sta dando da fare per proteggere la propria economia nazionale dall'ostilità d'oltreoceano. Anche la Francia risulta difatti piuttosto attiva sotto questo punto di vista. Secondo il Financial Times, Parigi starebbe infatti subendo un duro colpo a causa delle sanzioni statunitensi sulle aziende metallurgiche russe a tal punto che il Cremlino pare stia valutando per alcune di loro una temporanea nazionalizzazione. In particolare, le misure restrittive imposte da Washington a Rusal (azienda russa, tra le più grandi produttrici al mondo di alluminio, guidata da Oleg Deripaska, oligarca vicinissimo al presidente Vladimir Putin) avrebbero determinato un'impennata dei prezzi nel settore dei metalli. Un elemento non particolarmente gradito alla Francia e a gran parte dei Paesi europei. Si pensi solo che, qualche giorno fa, una potente lobby dell'industria metalmeccanica tedesca, WVMetalle, ha dichiarato che le sanzioni «si tradurranno in cambiamenti significativi del mercato in Germania che potrebbero estendersi attraverso l'intera catena di approvvigionamento». In tal senso Parigi starebbe cercando di organizzare un fronte comune con Roma, Berlino e anche Londra, per far sentire la propria voce a Washington sulla questione. L'idea sarebbe quella di spingere gli Stati Uniti a smorzare le recenti sanzioni comminate contro la Russia. Ed è proprio in questo clima che, in una dichiarazione congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron, Angela Merkel ha dichiarato che l'alleanza con gli Stati Uniti «sia qualcosa di estremamente prezioso, che vada coltivata e alimentata». Ciononostante la cancelliera non ha nascosto le divergenze che del resto notoriamente la dividono dall'attuale inquilino della Casa Bianca. Se dunque le sanzioni anti Russia hanno avuto come effetto quello di ricompattare (almeno parzialmente) i principali Paesi europei, non è detto che questa strategia di pressione (che - ricordiamolo - scavalca di fatto gli organismi dell'Ue) sia destinata a dare troppi risultati. Il punto è infatti è che le sanzioni di Washington sono state decretate in risposta alle presunte interferenze russe in seno alle elezioni presidenziali americane del 2016. In tal senso, non solo al Congresso (soprattutto al Senato) siedono degli autentici falchi anti Russia. Ma la stessa Casa Bianca rischia di trovarsi con le mani legate. Anche perché Trump è ripetutamente accusato dai suoi avversari di essere una marionetta nelle mani del presidente russo, Vladimir Putin. Ragion per cui, ogni tentativo di ammorbidire la linea, potrebbe costargli cara. Soprattutto adesso che le polemiche sul Russiagate sembrano essersi riaccese. Se a tutto questo aggiungiamo poi le attuali tensioni internazionali sulla Siria, si comprende bene come il tentativo europeo di smorzare le sanzioni risulti un'impresa tutt'altro che facile.
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