2018-06-13
Siamo davvero dei senza cuore: scorteremo l’Aquarius a Valencia
Dopo i rifornimenti alla nave dell'Ong, 500 stranieri saranno trasferiti su due nostre imbarcazioni per viaggiare in sicurezza. Oggi a Catania arrivano i 900 salvati dalla Guardia costiera. Ma continuano gli sbarchi clandestini.Il portavoce di En marche, Gabriel Attal: «Italia vomitevole». Spagna a rimorchio: «Azioni legali». Però Parigi ha sigillato i confini, obbligando i disperati a rischiare la vita per passare. Gli iberici, invece, sparano direttamente. Dimitris Avramopoulos per una volta è con noi: «Grazie». Alessandro Di Battista, il più barricadero dei 5 stelle, difende Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: «Avanti così, questo non è razzismo». E poi dice la sua sui flussi: «È una deportazione per rubarci il lavoro».Lo speciale contiene tre articoli Le Organizzazioni non governative tentano ancora il braccio di ferro: mentre Aquarius, che aveva già il via libera dal governo spagnolo per l'attracco a Valencia, era ancorata nelle acque maltesi, il Centro di coordinamento dei salvataggi di Roma ha chiesto alla Ong tedesca Sea watch, che ha una nave a largo della costa libica, se volesse prendere a bordo una parte dei migranti. Dalla Ong fanno sapere che orientativamente c'è disponibilità, ma chiedono che la richiesta venga formalizzata via mail con tanto di piano di sbarco già approvato. E quando apprendono che il porto stabilito è Valencia declinano con un «no, grazie». Un attimo dopo sul profilo Twitter della Ong appare un post: «Vogliamo porre fine a questo gioco sulle spalle di persone vulnerabili e portare al più presto i 629 in un porto sicuro italiano. Non possiamo navigare in sicurezza per 1.400 chilometri». Parole che dopo la dichiarazione diffusa da Palazzo Chigi sembrano celare un alibi. Il governo italiano ha spiegato di non aver mai abbandonato o lasciato sole le quasi 700 persone a bordo dell'Aquarius. La nave è stata sin da subito affiancata da due motovedette che hanno offerto tutto il supporto necessario. L'Italia ha anche offerto la possibilità di far scendere dalla nave le donne in stato di gravidanza, i bambini e chiunque avesse bisogno di cure, ma da Aquarius è arrivato un rifiuto a conferma del fatto che a bordo non era in corso alcuna emergenza. Il governo ricostruisce quelle ore concitate: «Preso atto del rifiuto di Malta a collaborare e a permettere lo sbarco delle persone a bordo dell'Aquarius, abbiamo accolto un inedito gesto di solidarietà arrivato dalla Spagna. Lo stesso gesto non è arrivato invece dalla Francia, che anzi ha più volte adottato politiche ben più rigide e ciniche in materia di accoglienza». E si arriva al viaggio della Aquarius e alla sua sicurezza: «Si ricorda che due navi italiane si sono occupate del trasbordo dei migranti dall'Aquarius e le stesse li accompagneranno in tutta sicurezza a Valencia». È solo dopo il rifiuto di Sea watch che prende vita, in concreto, l'idea di inviare mezzi militari italiani in Spagna con a bordo i migranti, 500 stranieri verranno trasbordati dall'Aquarius per il viaggio a Valencia. Anche il presidente dell'Assemblea della Corsica, l'indipendentista Jean-Guy Talamoni, la notte scorsa aveva proposto con un tweet di fornire accoglienza in uno dei porti dell'isola: «L'Europa deve affrontare la questione umanitaria in modo solidale. Tenuto conto della localizzazione della nave e dell'emergenza, la mia opinione è che sarebbe naturale aprire un porto corso per dare soccorso a queste persone in difficoltà». L'idea era stata accolta anche dal presidente del Consiglio esecutivo dell'isola, Gilles Simeoni. Entrambi però sono stati fermati subito da Parigi: «Il porto più sicuro per Aquarius è tra Malta e l'Italia, non è la Corsica», li ha bacchettati il segretario di Stato agli Esteri francese, Jean Baptiste Lemoyne. E allora, in barba ai francesi, sono cominciate le operazioni: i primi 280 sono stati trasferiti sulla Dattilo della Guardia costiera e su una unità della Marina militare (sulla quale saranno presenti medici dell'Ordine dei cavalieri di Malta e personale dell'Unicef per il supporto ai minori). E così i 629 migranti rifiutati da Seawatch saranno comunque a Valencia tra sabato e domenica. Ma con una nave che parte ce n'è un'altra che arriva: è stimato per questa mattina l'approdo a Catania della nave Diciotti della Guardia Costeria, con a bordo 937 migranti e due cadaveri. Lo sbarco è stato consentito dal Viminale, che per gli approdi sembra aver stabilito questa linea: porti aperti alle navi militari, chiusi invece ai natanti delle Ong. Ieri, quattro donne incinte sono state portate a Lampedusa da una motovedetta della Guardia costiera, insieme a un minorenne in preda a convulsioni. Ricoverati nel poliambulatorio dell'isola, le donne, provate e disidratate, dopo circa tre ore sono state portate in elicottero all'ospedale Civico di Palermo, mentre il ragazzo, dopo le cure è stato accompagnato nell'hotspot dell'isola. E come se non bastasse, si registra un nuovo naufragio avvenuto a 20 miglia dalle coste libiche. A darne notizia è proprio Seawatch, che sul profilo Twitter spiega che l'Sos è stato lanciato da un assetto della Marina statunitense. Sarebbero state salvate 40 persone. I cadaveri recuperati, invece, sarebbero 12. Sulla spiaggia di Calamosche, nel territorio di Noto, invece, ieri sono sbarcati 55 migranti di presunta nazionalità curda. Intercettati dalla Guardia di finanza, sono stati trasferiti al porto commerciale di Augusta, dove sono cominciate le procedure di identificazione. La Procura di Siracusa ha già aperto un fascicolo. Contro la decisione del ministro degli Interni di chiudere i porti italiani, invece, è stato depositato in Procura a Roma un esposto da Gianfranco Mascia dei Verdi. Nel documento si chiede ai magistrati di piazzale Clodio di verificare se «il rifiuto di autorizzare l'attracco dei porti italiani della Aquarius sia in violazione della Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo siglata ad Amburgo nel 1979». E Matteo Salvini replica alle polemiche politiche e non con un nuovo hashtag: «#primagliitaliani». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macron-ci-insulta-ma-persino-lue-lo-zittisce-2577521686.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="macron-ci-insulta-ma-persino-lue-lo-zittisce" data-post-id="2577521686" data-published-at="1758135392" data-use-pagination="False"> Macron ci insulta ma persino l'Ue lo zittisce Come l'uomo di latta, i nostri simpatici vicini europei sono passati dal Mago di Oz e si sono fatti donare un cuore di stoffa da piazzarsi nel petto. Nel giro di un paio di giorni, infatti, si sono scoperti umani, generosi e solidali. Gonfi di buoni sentimenti quel tanto che basta per darci lezioni. Il presidente francese Emmanuel Macron definisce la posizione dell'Italia nella vicenda della nave Aquarius «irresponsabile» e «cinica». Il portavoce del partito macroniano En Marche, Gabriel Attal, ha dichiarato che l'atteggiamento del governo sui migranti è «vomitevole». Non pago, ha aggiunto: «È inammissibile fare della piccola politica su delle vite umane. Lo trovo immondo». Ci si è messo pure il premier transalpino, Edouard Philippe: «L'Italia ha scelto di non rispettare i suoi obblighi internazionali», ha detto. Quindi ha spiegato che il suo Paese è «pronto ad aiutare e accogliere». Già, adesso sono tutti pronti ad aprire le frontiere, sono tutti disponibili a prendersi i migranti in arrivo dall'Africa. Ha cominciato il nuovo premier progressista spagnolo, Pedro Sánchez, accettando di far approdare l'Aquarius sulle sue coste. «Non è una questione di buonismo o generosità ma di responsabilità internazionale», ha commentato il ministro della Giustizia iberico, Dolores Delgado. La signora, ovviamente, non ha perso l'occasione per ribadire la sua superiorità morale nei confronti dell'Italia e ha assunto un tono minaccioso: «Ci possono essere responsabilità penali internazionali per la violazione dei trattati sui diritti umani». Gli spagnoli non avevano ancora finito di tirarsela che, tutt'intorno a loro, è sorta un'intera piantagione di generosità. La Corsica ha fatto sapere che avrebbe aperto i porti alle Ong. «Di fronte all'urgenza proponiamo a Sos Mediterranee d'accogliere l'Aquarius in un porto corso», ha detto Gille Simeoni, portavoce del consiglio esecutivo corso. Subito, però, il governo francese è intervenuto per correggere il tiro: «Assumono una posizione senza avere alcuna responsabilità, il che è facile», ha detto il sottosegretario francese agli Affari europei, Jean-Baptiste Lemoyne. «La legge internazionale dice che devono dirigersi verso il porto più sicuro e più vicino, e la Corsica non è né più vicina né più sicura, data la posizione della nave, è tra l'Italia e Malta». Col passare delle ore, gli amici parigini si sono un po' ammorbiditi. Si sono dichiarati disponibili ad accogliere, e hanno cominciato a vomitare fuoco e fiamme sul nostro governo. In pratica, hanno organizzato una clamorosa operazione di sciacallaggio. Visto che, nella vicenda Aquarius, non rischiavano assolutamente nulla, hanno voluto fare i furbi e mostrarsi solidali. Forse Macron e i suoi pensano che siamo un Paese di dementi, ma si sbaglia di grosso. Ci ricordiamo bene qual è stato, negli ultimi tempi, l'atteggiamento della Francia nei confronti dei migranti. Nel luglio del 2017, il presidente francese ebbe a dichiarare: «Non possiamo accogliere uomini e donne per motivi economici». E infatti le sue frontiere sono rimaste blindate. Nei giorni immediatamente seguenti il suo insediamento, a Ventimiglia gli agenti d'Oltralpe hanno cominciato a fermare e rispedire in Italia centinaia e centinaia di persone. Dall'estate scorsa a oggi, la Francia non ha cambiato linea. Anzi, più di una volta ha esibito i canini. Lo scorso marzo, in un ospedale di Torino, è morta una nigeriana di 31 anni. Anche se malata di linfoma e incinta, è stata respinta alla frontiera francese. Avete sentito Macron parlare di atteggiamento «vomitevole» o «cinico»? Certo che no. Quando è lui a serrare i confini, va tutto bene. I gendarmi francesi buttano i migranti giù dai treni, donne gravide comprese. Non si tirano indietro quando c'è da usare il manganello. Sconfinano in territorio italiano, come accaduto a Bardonecchia, per inseguire i migranti sospetti. Gli attivisti e le guide alpine che aiutano gli stranieri a passare il confine tra Italia e Francia vengono arrestati e processati senza tanti scherzi. Non ci scandalizziamo certo per la linea dura, però qualcosa non torna: i francesi non possono venire a farci la morale quando sono i primi in Europa a utilizzare metodi feroci. Lo stesso discorso vale per gli spagnoli. Non solo, negli anni passati, non hanno rispettato le quote di rifugiati da accogliere in base agli accordi Ue. Ma il loro atteggiamento verso i clandestini è quasi peggiore di quello di Macron. Il confine tra le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla e il territorio marocchino è protetto da barriere alte vari metri, costate 30 milioni di euro e pagate con fondi europei. Dal 1997 a oggi sono morte circa 6.000 persone nel tentativo di passare la frontiera spagnola, anche perché la polizia spagnola non usa i guanti. La settimana scorsa, per dire, ha respinto 400 migranti subsahariani che hanno tentato di assaltare il muro di Ceuta, causando tre feriti. Negli anni passati, varie inchieste giornalistiche hanno dimostrato che la Guardia Civil utilizzava proiettili di gomma (ma talvolta pure di piombo) come deterrente per i clandestini. Fortuna che, mentre Spagna e Francia si misurano nell'arte dello sciacallaggio, qualcuno in Europa riesce ancora a dire parole sensate. È il caso del commissario Ue all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Il quale, una volta tanto, non ha parlato per dare aria ai denti. Anzi, ha zittito Macron e soci. «Molta attenzione è stata data alla vicenda di Aquarius, ma questo è solo un incidente», ha detto. «L'Italia sta salvando altri 900 migranti, mantiene le sue responsabilità e va ringraziata per gli erculei sforzi che ha fatto negli ultimi tre anni». Viene appunto da chiedersi: ma dov'erano i buoni samaritani europei negli ultimi tre anni? Risposta: al sicuro dietro i loro confini blindati. Come l'uomo di latta, i nostri simpatici vicini europei sono passati dal Mago di Oz e si sono fatti donare un cuore di stoffa da piazzarsi nel petto. Nel giro di un paio di giorni, infatti, si sono scoperti umani, generosi e solidali. Gonfi di buoni sentimenti quel tanto che basta per darci lezioni. Il presidente francese Emmanuel Macron definisce la posizione dell'Italia nella vicenda della nave Aquarius «irresponsabile» e «cinica». Il portavoce del partito macroniano En Marche, Gabriel Attal, ha dichiarato che l'atteggiamento del governo sui migranti è «vomitevole». Non pago, ha aggiunto: «È inammissibile fare della piccola politica su delle vite umane. Lo trovo immondo». Ci si è messo pure il premier transalpino, Edouard Philippe: «L'Italia ha scelto di non rispettare i suoi obblighi internazionali», ha detto. Quindi ha spiegato che il suo Paese è «pronto ad aiutare e accogliere». Già, adesso sono tutti pronti ad aprire le frontiere, sono tutti disponibili a prendersi i migranti in arrivo dall'Africa. Ha cominciato il nuovo premier progressista spagnolo, Pedro Sánchez, accettando di far approdare l'Aquarius sulle sue coste. «Non è una questione di buonismo o generosità ma di responsabilità internazionale», ha commentato il ministro della Giustizia iberico, Dolores Delgado. La signora, ovviamente, non ha perso l'occasione per ribadire la sua superiorità morale nei confronti dell'Italia e ha assunto un tono minaccioso: «Ci possono essere responsabilità penali internazionali per la violazione dei trattati sui diritti umani». Gli spagnoli non avevano ancora finito di tirarsela che, tutt'intorno a loro, è sorta un'intera piantagione di generosità. La Corsica ha fatto sapere che avrebbe aperto i porti alle Ong. «Di fronte all'urgenza proponiamo a Sos Mediterranee d'accogliere l'Aquarius in un porto corso», ha detto Gille Simeoni, portavoce del consiglio esecutivo corso. Subito, però, il governo francese è intervenuto per correggere il tiro: «Assumono una posizione senza avere alcuna responsabilità, il che è facile», ha detto il sottosegretario francese agli Affari europei, Jean-Baptiste Lemoyne. «La legge internazionale dice che devono dirigersi verso il porto più sicuro e più vicino, e la Corsica non è né più vicina né più sicura, data la posizione della nave, è tra l'Italia e Malta». Col passare delle ore, gli amici parigini si sono un po' ammorbiditi. Si sono dichiarati disponibili ad accogliere, e hanno cominciato a vomitare fuoco e fiamme sul nostro governo. In pratica, hanno organizzato una clamorosa operazione di sciacallaggio. Visto che, nella vicenda Aquarius, non rischiavano assolutamente nulla, hanno voluto fare i furbi e mostrarsi solidali. Forse Macron e i suoi pensano che siamo un Paese di dementi, ma si sbaglia di grosso. Ci ricordiamo bene qual è stato, negli ultimi tempi, l'atteggiamento della Francia nei confronti dei migranti. Nel luglio del 2017, il presidente francese ebbe a dichiarare: «Non possiamo accogliere uomini e donne per motivi economici». E infatti le sue frontiere sono rimaste blindate. Nei giorni immediatamente seguenti il suo insediamento, a Ventimiglia gli agenti d'Oltralpe hanno cominciato a fermare e rispedire in Italia centinaia e centinaia di persone. Dall'estate scorsa a oggi, la Francia non ha cambiato linea. Anzi, più di una volta ha esibito i canini. Lo scorso marzo, in un ospedale di Torino, è morta una nigeriana di 31 anni. Anche se malata di linfoma e incinta, è stata respinta alla frontiera francese. Avete sentito Macron parlare di atteggiamento «vomitevole» o «cinico»? Certo che no. Quando è lui a serrare i confini, va tutto bene. I gendarmi francesi buttano i migranti giù dai treni, donne gravide comprese. Non si tirano indietro quando c'è da usare il manganello. Sconfinano in territorio italiano, come accaduto a Bardonecchia, per inseguire i migranti sospetti. Gli attivisti e le guide alpine che aiutano gli stranieri a passare il confine tra Italia e Francia vengono arrestati e processati senza tanti scherzi. Non ci scandalizziamo certo per la linea dura, però qualcosa non torna: i francesi non possono venire a farci la morale quando sono i primi in Europa a utilizzare metodi feroci. Lo stesso discorso vale per gli spagnoli. Non solo, negli anni passati, non hanno rispettato le quote di rifugiati da accogliere in base agli accordi Ue. Ma il loro atteggiamento verso i clandestini è quasi peggiore di quello di Macron. Il confine tra le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla e il territorio marocchino è protetto da barriere alte vari metri, costate 30 milioni di euro e pagate con fondi europei. Dal 1997 a oggi sono morte circa 6.000 persone nel tentativo di passare la frontiera spagnola, anche perché la polizia spagnola non usa i guanti. La settimana scorsa, per dire, ha respinto 400 migranti subsahariani che hanno tentato di assaltare il muro di Ceuta, causando tre feriti. Negli anni passati, varie inchieste giornalistiche hanno dimostrato che la Guardia Civil utilizzava proiettili di gomma (ma talvolta pure di piombo) come deterrente per i clandestini. Fortuna che, mentre Spagna e Francia si misurano nell'arte dello sciacallaggio, qualcuno in Europa riesce ancora a dire parole sensate. È il caso del commissario Ue all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Il quale, una volta tanto, non ha parlato per dare aria ai denti. Anzi, ha zittito Macron e soci. «Molta attenzione è stata data alla vicenda di Aquarius, ma questo è solo un incidente», ha detto. «L'Italia sta salvando altri 900 migranti, mantiene le sue responsabilità e va ringraziata per gli erculei sforzi che ha fatto negli ultimi tre anni». Viene appunto da chiedersi: ma dov'erano i buoni samaritani europei negli ultimi tre anni? Risposta: al sicuro dietro i loro confini blindati. Riccardo Torrescura <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/macron-ci-insulta-ma-persino-lue-lo-zittisce-2577521686.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="dibba-dagli-usa-africani-in-africa" data-post-id="2577521686" data-published-at="1758135392" data-use-pagination="False"> Dibba dagli Usa: «Africani in Africa» A gettare acqua sul fuoco delle polemiche interne ai 5 stelle scaturite dalla prima, vera, frizione internazionale, ci pensa dall'America il più «incendiario» dei grillini, Alessandro Di Battista. Emigrato temporaneamente negli States, per coltivare le sue ambizioni di videomaker e narratore, colui che è considerato la punta di diamante dell'opposizione interna al Movimento - rispetto all'ala governista incarnata da Luigi Di Maio-, si è schierato compattamente e apertamente con la linea dura dell'esecutivo sull'emergenza immigrazione. «Sono in accordo con Toninelli (Danilo, ministro delle Infrastrutture da cui dipende la Guardia costiera, ndr)? Sì, lo sono. E lo sono anche con Luigi Di Maio. Credo che questa, fermo restando che nessuno non ha salvato le vite in mare, sia l'unica strada per mettere l'Europa davanti alle sue responsabilità. E questo non è razzismo, avanti tutta quindi. Razzista è chi ha bombardato la Libia e ci stava Giorgio Napolitano quando è successo», ha detto l'ex deputato nel corso di una diretta Facebook realizzata in un ristorante di San Francisco. Di Battista ha poi continuato attaccando il presidente francese Emmanuel Macron che aveva da poco accusato di cinismo l'Italia per non aver fatto attraccare la nave Aquarius in un suo porto: «Per me non c'è nulla di razzista, altrimenti pubblicamente mi dovete tutti dire che Macron è un razzista perché ha chiuso quei porti lì, e voglio capire per quale motivo persone che sentono intimamente di essere di sinistra non battono ciglio quando ci sono casi di corruzione internazionale in Nigeria, quando si è bombardata la Libia o quando questi esponenti della nuova sinistra europeista mondiale come Macron chiudono le frontiere». Poi c'è spazio anche per un giudizio piuttosto netto sui flussi migratori in atto dal continente africano verso l'Europa: «Io ci ho lavorato in Africa, in Congo. Per me il futuro degli africani è in Africa. Perché nessuno può essere costretto ad andarsene come voi cervelli in fuga o come un ragazzo congolese». E ancora: «Le motivazioni per cui scappano? Ci sono responsabilità dell'Occidente, di multinazionali, di politici. Pensiamo veramente che l'esodo sia giusto? Questa non è una deportazione di sistema che consente l'abbassamento salariale in Italia perché alcuni lavori li fanno questi disgraziati? È razzista questo discorso?». Ignazio Mangrano
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.