2023-07-04
L’ultima follia di Bill Gates: oscurare il sole
Bill Gates (Getty Images)
Il fondatore della Microsoft ha finanziato un progetto di geoingegneria per mettere in ombra il pianeta con la polvere di carbonio. Joe Biden ha espresso «sostegno misurato» all’idea, senza tener conto dei rischi. Gli esperti: «Possibili conseguenze incalcolabili». «Sin dall’inizio dei tempi, l’uomo ha desiderato distruggere il sole» gongola Montgomery Burns in una puntata dei Simpson. «Io farò una cosa migliore. Bloccarlo!» aggiunge l’avido proprietario della centrale nucleare di Springfield, dove lavora Homer. Ecco, la Casa Bianca ha preso sul serio la sua brillante idea. Mutuata nella realtà da un multimiliardario buonissimo, dedito alla difesa del malconcio pianeta: lo squisito Bill Gates. Il fondatore di Microsoft non ha bisogno di presentazioni. Quelle che invece merita la geoingegneria, in cui ha investito vagonante di dollari. E adesso pure il governo statunitense, guidato dall’amico Joe Biden, esprime un «sostegno misurato» alla notevole trovata: oscurare il sole per combattere il riscaldamento globale. Capito l’ideuzza di Montgomery e Bill? Bloccare i raggi diretti sulla terra. Il quotidiano Politico svela il decisivo rapporto della Casa Bianca: «Un programma di ricerca sulle implicazioni scientifiche e sociali della modificazione delle radiazioni solari (Srm) consentirebbe di assumere decisioni meglio informate in merito ai suoi rischi e benefici». Del resto, la Srm «offre la possibilità di raffreddare significativamente il pianeta nell'arco di pochi anni». Stavolta perfino gli ecotalebani della Commissione europea, quelli delle case e delle auto green, trasecolano. In un documento pubblicato la scorsa settimana denunciano le «conseguenze accidentali della manipolazione del sistema planetario». La geoingegneria, avvertono, è una minaccia: «I rischi, le ricadute e le conseguenze impreviste sono scarsamente comprese. Le regole e le procedure non sono state sviluppate». Insomma, si potrebbero «introdurre nuovi pericoli per le persone e gli ecosistemi, aumentare gli squilibri energetici tra paesi, innescare conflitti e sollevare una miriade di questioni etiche, legali e politiche». Una posizione diametralmente opposta, dunque. Pure al controverso messia della forzosa transizione ecologica all’europea, il commissario Frans Timmermans, la scelta americana pare un tantino eccessiva: «Nessuno dovrebbe condurre esperimenti con il nostro pianeta». E aggiunge: «La questione dovrebbe essere discussa nel foro appropriato, ai massimi livelli internazionali». Fino a qualche tempo fa sembrava fantascienza. Buona per le surreali elucubrazioni scientifiche del signor Burns nei Simpson. Poi arriva mister Gates. Con usuale furia ambientalista, prende sul serio la fanciullesca idea. E che ci vorrà mai? Anni fa quindi decide di finanziare lautamente l’«attenuamento solare» studiato da alcuni scienziati della Harvard University: disperdere polvere di carbonato di calcio nell’atmosfera, per riflettere parte dei raggi. Certo, la trovata presenta sostanziali incognite. Il clima è imprevedibile. La composizione dell'atmosfera terrestre è complessa. Cosa potrebbe succedere se venisse incipriata la nostra inesauribile fonte di vita? E se capita un inenarrabile casino cosa fanno Bill e i suoi accademici? Chiedono venia, in diretta tv, ospiti della Cnn? Il visionario filantropo, per la nobile causa, sarebbe però disposto a tutto. Già nel 2010 Gates azzarda: la geoingegneria solare può diventare una «polizza assicurativa», da tenere in tasca se il resto fallirà. E nel libro scritto undici anni dopo, «Come evitare un disastro climatico», torna ancora sulla perigliosa opzione. «Non è una soluzione al cambiamento climatico» dettaglia in un’intervista a Euronews. «Ritarderebbe il problema di dieci o quindici anni, mentre ci liberiamo delle fonti di emissione. Ma quando si è di fronte a uno scenario catastrofico dobbiamo iniziare da questo». Così deve pensarla anche Biden. Probabilmente, proprio su imbeccata di Gates. Che, un anno fa, rivendica il suo ruolo di consigliori dell’Inflation reduction act, la legge per combattere i cambiamenti climatici che prevede stanziamenti per 374 miliardi di dollari. E adesso arriva pure il «sostegno misurato» della Casa Bianca alla «modificazione delle radiazioni solari». Ora avversata dalla Commissione europea, ma già bocciata nell’aprile 2021 in Svezia. Il solito progetto ideato dai ricercatori di Harvard e finanziato da Gates, appunto. Nome in codice: SCoPEx. In pratica: un pallone aerostatico lanciato ad alta quota nell’atmosfera avrebbe dovuto rilasciare una nuvola di gesso, ovvero carbonato di calcio. Per poi studiare gli effetti sui raggi solari. Ma all’epoca si oppongono sia gli ambientalisti che la comunità scientifica. Così, il volo esplorativo in mongolfiera salta. In una nota la Swedish space corporation conclude eufemisticamente: «Non esiste una chiara linea internazionale sull’opportunità di questo tipo di ricerca».Il pensiero corre allora al lontano 1998. A Bruxelles Bill viene centrato in faccia da Noel Godin, celebre tiratore di torte belga. All’inizio, indispettito dal volto coperto di panna e crema, il multimiliardario pensa di denunciarlo. Lo invitano a ripensarci. «La torta non era nemmeno buona» commenta con una tardiva battuta. Meglio di un episodio dei Simpson.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.