2022-08-31
L’Ue ci spinge ancora più nella guerra. Ma il conflitto lungo conviene a Putin
Josep Borrell propone una missione europea per addestrare i soldati di Kiev, cosa che aumenterebbe il nostro coinvolgimento negli eventi bellici. Mosca ingrossa le truppe e aspetta che l’inverno sfinisca l’Occidente.Josep Borrell tira dritto sul tema dell’addestramento dei militari ucraini e insiste sull’idea di una missione Ue che renda i militari di Kiev capaci di utilizzare le armi fornite dall’Occidente. «È il momento di agire», ha dichiarato l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, aprendo la riunione informale dei ministri della Difesa a Praga. Un incontro che non ha potuto certo chiarire una serie di aspetti come, ad esempio, chi dovrebbe guidare la missione, in che modo e a chi risponderebbero i militari esteri: questi «dettagli» verranno discussi in seguito per trovare un accordo. «Qui a Praga non si deciderà niente, poiché si tratta di un vertice informale, ma credo che si debba avere un accordo politico, i dettagli potranno venire dopo», ha commentato Borrell. L’idea non riceve l’adesione totale degli Stati membri e c’è chi, come il ministro della Difesa del Lussemburgo, Francois Bosch, ha precisato che forse una missione Ue non è il sistema migliore per aiutare Kiev. «Forse una missione europea non è il metodo più veloce per addestrare le forze ucraine, si può farlo meglio a livello bilaterale: ora ne discuteremo», è il parere di Bosch. In ogni caso la proposta è sul tavolo ed incontra il favore di diversi Stati. In linea di massima quella che auspica Borrell è una missione gestita da Bruxelles in stretto contatto con Regno Unito e Stati Uniti. Attualmente, ci sono già nazioni che addestrano i militari di Kiev e sono Polonia, Germania, Repubblica ceca, Francia e Inghilterra, ma lo fanno in modo autonomo. L’idea di Borrell prevede che gli ucraini vengano addestrati non in territorio di guerra, ma in aree confinanti per «evitare il rischio di un coinvolgimento diretto nel conflitto». In realtà, fornire questo tipo di aiuto, pur al di fuori dell’Ucraina, significherebbe entrare «mani e piedi» nella guerra, creando una spaccatura definitiva tra Bruxelles e Mosca. L’Europa, insomma, sembra aver abbandonato ogni tentativo diplomatico e si avvia per una strada impervia, mentre Putin aumenta il numero degli effettivi di Mosca. Il presidente russo ha infatti firmato un decreto per aumentare i componenti delle forze armate di 137.000 unità per arrivare a 1.150.628 (fino ad ora gli effettivi sono 1.013.628). Il decreto entrerà in vigore a gennaio 2023. La data in cui il decreto spiegherà i suoi effetti fa capire che a Mosca non interessa se il conflitto sarà lungo: la Russia è preparata all’idea. La guerra di logoramento, anzi, ai russi potrebbe portare vantaggi, perché più avanza la stagione invernale, più l’Occidente si troverà a fare i conti con la crisi energetica, alimentare, economica. È probabile, dunque, che molte nazioni si «distrarranno» e la questione ucraina passerà in secondo piano. La guerra d’attrito dunque può avvantaggiare Mosca, che malgrado alcune disfatte iniziali resta superiore a Kiev per uomini e mezzi. Per quanto riguarda gli uomini, la poca preparazione di Kiev è dimostrata proprio dalla missione lanciata da Borrell, che lascia intendere come gli ucraini non siano affatto in grado di usare molte delle armi fornite da Ue, Uk e Usa. Per quel che concerne i mezzi, Mosca avrebbe ottenuto la prima fornitura di droni iraniani da combattimento. Gli Himars americani invece danno ossigeno all’Ucraina ma l’usura degli stessi, la carenza di munizioni e le perdite umane ne minano il morale. Questo, nonostante alcuni risultati nella controffensiva di Kiev. Olensky Arestovych, consigliere di Zelensky, ha dichiarato che le truppe ucraine hanno sfondato le difese russe in diverse aree del fronte vicino alla città di Kherson. Ma Mosca non si scompone e non si pone scadenze, anche perché i suoi obiettivi territoriali si sono ampliati e il Cremlino intende prendersi tutto il tempo necessario per perseguirli. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto testualmente: «Se prima si trattava di liberare le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, ora ci riferiamo a territori molto più vasti, comprese le regioni di Kherson e Zaporizhzhia, così come ad altri territori dell’Ucraina». Il cenno ad «altri territori» riguarderebbe le regioni di Odessa e Mykolaiv. Giunti a questo punto e con il fronte del Donbass che potrebbe crollare a breve, lasciando «aperta» l’ultima linea difensiva Kramatorsk-Bakhmut, Mosca non ha più interesse a trattare con Kiev e la linea Ue sugli addestramenti potrà solo dare la «spallata finale» al dialogo. L’unico aspetto sul quale si cerca un difficile accomodamento è quello del nucleare. La squadra di tecnici dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) visiterà la centrale di Zaporizhzhia da oggi fino a sabato. La situazione nell’impianto, in mano alle forze russe, è al centro di tensioni fra Mosca e Kiev che si scambiano accuse. «La Federazione Russa sta bombardando i corridoi usati dalla missione dell’Aiea per raggiungere la centrale con l’obiettivo di deviarla verso il territorio occupato, ma la missione dovrà avere accesso solo attraverso il territorio controllato dell’Ucraina», ha denunciato Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky. Il ministero degli Esteri russo ha denunciato invece che funzionari di Energodar, la cittadina che ospita l’impianto, hanno registrato due esplosioni - attribuite a un attacco ucraino - vicino all’impianto. Inoltre la rappresentanza russa all’Onu afferma di aver mostrato al Consiglio di sicurezza «informazioni sul bombardamento ucraino che lo scorso 28 agosto, ha colpito il blocco dove si trova l’impianto di stoccaggio del combustibile nucleare».
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