
Scontro senza esclusione di colpi sul più grande patrimonio storico del Rinascimento. Il Mibact ordina l'esproprio, i proprietari però denunciano anomalie e un misterioso furto. Il malloppo è ricomparso negli Usa, presentato da dirigenti pubblici italiani.Preziosi manoscritti di Michelangelo rubati e ricomparsi all'università di Yale. Tre dirigenti del ministero che partecipano negli Stati Uniti al convegno in cui la «refurtiva» viene presentata. Una denuncia contro Yale per illecita esportazione. Un magnate russo che si compra tutto l'archivio Vasari e firma il contratto. Espropri, diffide, denunce, cause. La guerra, che cova da quasi trent'anni, ora è ufficialmente riesplosa. Da una parte lo Stato, che con la forza e il potere di espropriare tutto, è disposto a pagare un prezzo considerato «ridicolo»: 1.500.000 euro. In pratica 200 euro per ognuno dei 6.600 pezzi, ivi comprese 17 lettere autografe di Michelangelo. Sull'altra barricata i legittimi proprietari, quattro fratelli di Arezzo che hanno visto «fuggire» un potenziale compratore russo, l'oligarca Vassily Stepanov: aveva già sottoscritto un'offerta di 150 milioni. Al centro della contesa uno dei più grandi patrimoni storici italiani: l'archivio Vasari, una incredibile raccolta di documenti di inestimabile valore che ci raccontano il Rinascimento con le lettere, i disegni e i sonetti dei più grandi artisti italiani di sempre: Michelangelo Buonarroti, del primo Signore di Firenze, Cosimo de' Medici, del grande poeta Annibal Caro. In più tutti i documenti originali con la preziosa corrispondenza di Giorgio Vasari (1511-1574) con i giganti del suo tempo: Papi, granduchi, letterati, artisti. In sostanza le bozze de Le Vite, il trattato scritto nel XVI secolo dal Vasari, il primo libro organico di storia dell'arte, la fonte, spesso unica, di notizie biografiche degli artisti a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, la summa di informazioni su opere d'arte poi disperse, perdute o distrutte. Praticamente tutto ciò che oggi si conosce del Rinascimento è contenuto in questo archivio. «Lo Stato da anni vorrebbe impossessarsi di tutto con azioni illegali», accusano gli attuali proprietari, quattro fratelli di Arezzo che nel 2009 hanno ereditato l'importante patrimonio da loro padre, il conte Giovanni Festari Rasponi Spinelli: Tommaso, Antonio, Leonardo e Francesco Festari. «È un autentico scippo», dichiara il loro avvocato Guido Cosulich. Il quale conferma che «il magnate russo, Vassily Stepanov, a suo tempo, con la sua società Ross Engineering aveva già firmato un contratto di acquisto di un valore cento volte superiore al prezzo fissato dallo Stato». E poi, di fronte agli ostacoli dello Stato italiano, aveva rinunciato. Aggiungono i quattro proprietari: «Dopo l'apertura del testamento in cui nostro padre ci nominava eredi, qualcuno della Soprintendenza ci sussurrò: “È meglio se rinunciate. Non potete immaginare a quante grane andrete incontro"».La storia dell'archivio Vasari è diventata, a partire dagli anni Novanta, una vera e propria guerra giuridica ed economica. Nel corso del tempo si sono convulsamente intrecciate cause in tribunale riguardanti la proprietà e il possesso dell'archivio, procedure esecutive nel corso delle quali il prezioso carteggio è stato perfino battuto a un'asta, interrotta per l'arrivo di avvocati e carabinieri. E infine, il punto fondamentale: il valore economico dei beni contesi e l'impossibilità di fruirne per studiosi e appassionati. Solo che, nel frattempo, mentre il bene doveva essere custodito a cura dello Stato (la custodia era di fatto in mano al ministero), avviene un clamoroso e misterioso furto nel 1980, ai danni della Famiglia Festari Rasponi Spinelli. Un furto di cui nessuno ha parlato perché, a detta dei carabinieri, «non risultava alcuna denuncia». Il che non corrisponde al vero, stando ai documenti presentati dai legali dei fratelli Festari e dai successivi verbali della Benemerita ad alti livelli.Quella vicenda, e il contorno che la avvolge, è tinta di giallo. Si trattava con tutta probabilità di un furto su commissione, nella villa di famiglia a San Casciano in Val di Pesa, sulle colline del Chianti in provincia di Firenze. Venne sottratto l'intero archivio storico delle Famiglie Rasponi-Spinelli, una collezione di oltre 150.000 documenti originali, nel corpo della quale era custodita a quel tempo, anche una parte considerevole dell'archivio Vasari (tre filze con i manoscritti di Michelangelo già notificate alle autorità nel 1917 e dichiarate di notevole interesse storico dallo Stato Italiano). Queste ultime qualche tempo dopo all'improvviso comparvero negli Stati Uniti dopo che la prestigiosa Università di Yale nel 1988 ne annunciò pubblicamente l'acquisto sul New York Times, senza indicare il prezzo pagato né l'identità del venditore, facendo però capire che c'era sotto qualcosa di strano. Nessuno in Italia batté ciglio. Fino a che nel 1994 nella sede dell'ateneo venne organizzata un'esposizione dei preziosi manoscritti (Vasari's Florence, Artists and literati at the Medicean court) con annesso convegno di studio incentrato sull'archivio rinascimentale Rasponi-Spinelli, cioè quanto era stato sottratto nel furto di quattordici anni prima. Al simposio - c'è scritto nella denuncia dei fratelli Festari - «c'erano come relatori anche tre dirigenti di pubbliche istituzioni italiane: Cristina Acidini Luchinat in rappresentanza della Soprintendenza per i beni artistici e storici di Firenze, Alessandro Cecchi per la galleria degli Uffizi di Firenze, Anna Maria Testaverde dell'Istituto di Studi sul Rinascimento di Firenze.I conti Festari Rasponi Spinelli hanno presentato a ripetizione denunce sia per il furto sia per il simposio di Yale sia per riciclaggio e ricettazione di ciò che essi continuano a definire «la refurtiva a noi sottratta». Hanno presentato diffide sul fatto che, a loro dire, i tre dirigenti italiani presenti non mossero un dito per tentare di recuperare e far rientrare nel nostro Paese quel patrimonio nazionale, anzi con la loro presenza diedero una implicita validazione ai nuovi possessori di ciò che era stato sottratto. «Non abbiamo mai trovato appoggio né collaborazione», continua Tommaso Festari, a nome dei fratelli, «da chi è preposto per legge alla tutela e al recupero del patrimonio dichiarato “di notevole interesse nazionale". Anzi, paradossalmente proprio gli stessi funzionari della Soprintendenza archivistica per la Toscana reagirono a fronte di tali nostre denunce, ingaggiando da quel momento in poi e nei soli confronti di noi soggetti derubati, una lunga e sempre più spietata guerra, condotta esclusivamente per privarci infine, delle rimanenti 31 filze dell'archivio Vasari ancora in nostro possesso, quelle contenenti le 17 lettere autografe di Michelangelo Buonarroti». Queste 31 filze erano state scoperte casualmente dal conte Giovanni Festari smontando un mobile del Settecento: nel suo sottofondo aveva trovato armi, gioielli e vari fogli tra cui l'inventario di tutto l'archivio Spinelli e una scatola del tempo con lo stemma della città che contiene il contratto con cui il suo avo aveva depositato al Comune di Arezzo l'archivio vasariano. È in quest'occasione che il conte Festari scopre di essere legittimo proprietario dell'intero archivio. E una sentenza lo conferma. Nel corso di questa guerra ecco arrivare però l'esproprio del ministero dei Beni culturali «su motivazioni totalmente infondate», dicono i proprietari.Finalmente qualcosa si mosse solo molti anni dopo, il 6 giugno 2017. Racconta Tommaso Festari: «Il direttore generale degli archivi, Gino Famiglietti, coinvolto direttamente dalla nostra nuova ed ennesima diffida riguardante il mancato recupero della refurtiva detenuta dall'Università di Yale, da noi inviata il 14 marzo 2017 al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, prendendo atto delle motivazioni e delle inconfutabili evidenze allegate alla stessa diffida, ha depositato alla Procura della Repubblica di Roma un esposto contro l'università di Yale, per il reato di illecita esportazione e alienazione. In tal modo vengono avvalorate ufficialmente sia le denunce che la tesi da noi sostenute fin dal 1994. E finalmente il direttore degli archivi si dissocia dall'incomprensibile comportamento, dalle gravi responsabilità, dalle false affermazioni nonché da tutte le posizioni prese e sostenute nel corso oltre vent'anni, da numerosi funzionari della Soprintendenza archivistica per la Toscana e da altre pubbliche istituzioni. Conseguentemente viene sospesa una procedura di pignoramento avviata dallo Stato nel 2014, ma pochi giorni dopo la battaglia ricomincia. Viene avviato il procedimento di pubblica utilità da parte del ministero dei Beni culturali per procedere con l'esproprio (o confisca?). Dopo aver perso la possibilità di impossessarsi dell'archivio per via giudiziaria, lo Stato tenta ora questa nuova strada, basandola su falsità e calunnie».I fratelli Festari hanno deciso di passare al contrattacco. Consegnando i loro documenti alla Verità e ai giornalisti stranieri in Italia con una conferenza che si terrà oggi nella sede della stampa estera a Roma con la presenza di Tommaso Festari, dell'avvocato Guido Cosulich, del professor Rolando Bellini, storico dell'arte all'Accademia di Brera e di Massimo Mucci di Banca Ifigest nonché financial advisor della famiglia Festari Rasponi Spinelli.
Christine Lagarde (Ansa)
I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.
Il problema non sono i conti pubblici, ma il deficit della bilancia commerciale. Dovuto a una moneta troppo forte, che ha permesso acquisti all’estero illimitati. Ora per tornare competitivi serve rigore, ma senza poter smorzare le tensioni sociali con la svalutazione.
2025-09-12
Migranti, Meloni: «Il governo non si rassegna. Combattiamo il traffico di esseri umani»
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Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
Il premier al Forum della Guardia Costiera: «Il Calo degli sbarchi è incoraggiante. Il nostro approccio va oltre le inutili ideologie».
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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