2022-11-09
L’improvvisa morte di Bono: solo 6 mesi fa lasciava la sua Fincantieri
Giuseppe Bono (Getty images)
Morto improvvisamente l’ex ad di Fincantieri. Veemente, travolgente e sempre diretto, ha passato tutta la vita nella Difesa. Dalla crocieristica al cloud, aveva compreso in anticipo quali fossero le nuove frontiere verso cui dirigersi. Il caso Colombia.Qualche anno fa, Giuseppe Bono era già a capo di Fincantieri da tempo, scrivemmo un articolo che causò un cambio nell’agenda del Consiglio dei ministri. Una pratica che riguardava Fincantieri e una società francese slittò in attesa di una verifica. L’articolo era ferocemente antifrancese ma certamente andò (per poco) a scombussolare i piani che aveva tracciato. Prese il telefono e chiamò direttamente. Non chiamò il direttore per fare moral suasion. Né cercò di evitare la campagna stampa o soffocarla. Diretto, magari incazzato, cercò il confronto e diede spiegazioni. Sostenne la sua tesi e la sua visione. Era tenuto a farlo? Assolutamente no. Non scavalcò in alcun modo l’autore del pezzo perché questa era la sua filosofia. Schietto e forte, sempre faccia a faccia e fiero delle sue idee. Una cosa estremamente rara nel panorama italiano. Motivo per cui Bono ha costruito non solo una carriera lunghissima nel settore della Difesa, ma ha imposto molte volte alla politica le sue visioni e le ha portate avanti costruendo qualcosa che resterà dopo di lui. Purtroppo siamo costretti a usare il passato. Ieri Bono, spiazzando tutti, se ne è andato. Da poco era ricoverato al Gemelli. Poco più di 78 anni, era nato in Calabria, a Pizzoni, in provincia di Vibo Valentia. Aveva cominciato la carriera nel 1963 con corso di addestramento e formazione nell’area amministrativa e del controllo di gestione di Fiat-Finmeccanica, per poi entrare in Omeca (gruppo Fiat-Finmeccanica e dal 1968 Efim) e poi dal 1971 al 1993 in Efim. Dall’aprile del 2002 fino ad aprile di quest’anno, era stato al vertice di Fincantieri. Proveniva da Finmeccanica, dove era entrato nel 1993 e dove aveva ricoperto vari ruoli: dal 1997 al Duemila ne era stato il direttore generale e poi per 2 anni amministratore delegato. Una grande passione per la Difesa e una enorme rivalità d’intenti con Pier Francesco Guarguaglini, con cui spesso ha incrociato la spada ma anche il curriculum. Tanti i messaggi di cordoglio dalla politica. «Con grande dispiacere ho appreso la notizia della morte di Giuseppe Bono. “Maiora premunt”, mi aveva scritto appena qualche giorno fa, in un veloce scambio di messaggi», ha scritto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Le sue ultime parole, per quanto mi riguarda: anche in quel motto ho letto ancora una volta tutta la sua passione e amore per l’industria italiana. Una passione che ha coltivato negli anni in maniera concreta fino all’ultima, lunghissima esperienza come amministratore delegato in Fincantieri. Un percorso, un modo di agire disinteressato e competente che è di esempio per tutti noi». Non sono mancati il premier, il titolare della Difesa, Guido Crosetto, e i vertici attuali di Fincantieri che Bono ha lasciato a malincuore e perché il governo Draghi ha ritenuto di imporre al colosso della cantieristica un cambio di passo e un rinnovo nelle sue linee di management. A pesare sulla sua uscita anche un’inchiesta giornalistica condotta sulle colonne di questo giornale. Il ruolo di Massimo D’Alema nei rapporti con alcune controparti colombiane. La vicenda è nota, ha coinvolto per polemiche anche Leonardo e sicuramente si è intrecciata agli equilibri interni ed esterni in fase di successione. Al di là della vicenda, comprensibile in ogni caso l’amarezza di Bono, che si è portato con sé nel momento dell’addio. Meno comprensibile come giornali e politica abbia archiviato il ruolo dei broker di armi e dei loro rapporti con il mondo pugliese e dalemiano. Certo, tornando a Bono, gli ultimi giorni sono comunque serviti a rafforzare la stima di visionario che ha dimostrato nel corso di due decenni al vertice della cantieristica italiana ed europea. A lui si deve la grande opportunità di essere leader nella crocieristica. Ma sempre a Bono va riconosciuta la veemenza nel gettarsi in nuovi business e nel precorrere le esigenze dell’industria. Un esempio su tutti che risale a poco meno di due anni fa. Fincantieri annunciò a un certo punto una partnership con Amazon Web Service e Almaviva per entrare nel mondo del cloud, della nuvola di Stato. Fu così celere Bono che spiazzò letteralmente Leonardo che da tempo si muoveva sul terreno della nuvola di Stato. I fatti sterzarono e il governo, nella figura di Vittorio Colao, chiese o fece capire fosse opportuno fare un passo indietro. Fincantieri, controllata da Cdp, non poteva fare diversamente. In molti videro quella veemenza che l’ha sempre caratterizzato, in realtà c’era la voglia di buttarsi - con buoni partner - in una partita che sarà colonna portante del futuro militare. Cybersicurezza e mondo della tecnologia duale passano da lì e passeranno per sempre da lì. Anche ben oltre i settanta anni la visione era quella di lungo termine. Anche per questo è stato definito boiardo di Stato. Anzi l’ultimo boiardo di Stato. A lui non piaceva il termine, ma non ha mai suggerito una alternativa. Non è l’appellativo che conta o che serve per entrare nella storia dell’Italia.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?