2020-10-09
Libero padre Maccalli. E grazie agli 007 italiani liberata anche una francese
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Padre Maccalli in un'immagine pubblicata dal sito della diocesi di Crema, quando fu rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km dalla capitale Niamey (Ansa)
Pier Luigi Maccalli, è stato liberato ieri in Mali. Lo ha reso noto il presidente dello stato africano Ibrahim Boubacar Keïta. Insieme al missionario di Madignano sono stati liberati anche un turista, Nicola Chiacchio, e altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Petronin e l'ex ministro delle Finanze maliano Soumalia Cisse'. E' stato fondamentale il ruolo della nostra intelligence.Si è conclusa ieri l'operazione che ha portato alla liberazione dei nostri connazionali padre Pier Luigi Maccalli e il turista Nicola Chiacchio in Mali. Liberata anche Sophie Petronin, 75 anni, l'ultimo cittadino francese in mano a rapitori: era stata sequestrata il 24 dicembre 2016 da un gruppo armato a Gao, nel nord del Mali, dove dirigeva un'organizzazione di aiuto all'infanzia. Liberato anche Soumalia Cissé, ex ministro delle Finanze maliano, che era stato rapito il 25 marzo mentre faceva campagna elettorale per le legislative nella regione di Timbuctu, nel nord-ovest del Paese. Tutti gli ostaggi erano in mano a gruppi islamici legati ad Al Qaida nel Maghreb islamico. Maccalli è libero dopo 25 mesi di prigionia. Era stato rapito a Bomoanga il 17 settembre 2018. Era da pochi giorni rientrato in Niger e i suoi rapitori, otto persone arrivate alla missione in moto, avevano prelevato il padre, un computer e i soldi che avevano trovato. Ogni mese, il 17, una parrocchia della diocesi di Crema aveva organizzato una processione e preghiere per chiedere la liberazione del missionario cremasco. Ad annunciare la liberazione è stato il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, su Twitter. Non sono stati forniti dettagli sulle circostanze della liberazione. Ma come ha ricordato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l'intervento è stato condotto con successo dal personale dell'Aise (il nostro servizio segreto estero) unitamente alla preziosa collaborazione delle autorità e dei servizi maliani. Si è concluso dopo intense attività di intelligence realizzate in contesti territoriali caratterizzati da estrema complessità e pericolosità.Il buon esito dell'operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell'intelligence, ha evidenziato anche l'eccellente opera investigativa dell'Autorità giudiziaria italiana ed il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli affari Esteri e dell'intera Unità di Crisi della FarnesinaChe Maccalli fosse ancora in vita lo aveva garantito un video, del quale erano stati pubblicati alcuni fermo immagine nell'aprile scorso e ripreso anche dal sito della Diocesi di Crema.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)