2021-11-16
L’Europa ci presta soldi per l’aerospazio e noi la paghiamo perché li gestisca
Il Pnrr stanzia 1,78 miliardi. Vittorio Colao vuol dare 240 milioni all'Esa per coordinare i vari progetti. Ma allora a che cosa serve l'Asi?Ministro di punta del governo Draghi, Vittorio Colao è pronto ad affidare il coordinamento e la gestione di nostri fondi a Bruxelles, pagando pure. Il piano nazionale di ripresa e resilienza, parte integrante del Recovery plan, ha stanziato per il comparto spaziale ben 1,7 miliardi di euro. Anzi per la precisione un miliardo e 780 milioni. Da spendere tra il 2022 e il 2026. Anno nel quale terminerà il più grande giro di denaro pubblico a cui i cittadini italiani abbiano mai assistito. In ogni caso una tale somma destinata allo spazio è una buona premessa per immaginare un passo in avanti dell'Italia rispetto al principale competitor: la Francia. Dentro il programma di rilancio ci sono tre grossi capitoli. Il primo riguarda l'osservazione della terra e la possibilità di sviluppare un tessuto italiano di micro imprese al fine di creare un mercato di servizi geospaziali. Il secondo capitolo tocca la cosiddetta «Space Transportation component». Tradotto, lo sviluppo di nuovo combustibile e di tecnologie in grado di portare in orbita i satelliti e tutti i bagagli tecnologici. Il terzo pilastro è nei fatti la manutenzione di ciò che è tuttora in orbita o sarà destinato a rimanerci nei prossimi anni. La somma degli investimenti fa appunto 1,78 miliardi. E rientra in ciò che la politica fino ad oggi ha mostrato come vanto. Il Pnrr come svolta. Finalmente il Paese in grado di mettere a terra gli investimenti e spendere tutta questa montagna di soldi che pur essendo nostri l'Europa ci presta. Invece l'ardore dei politici e la principale motivazione per cui Mario Draghi è stato chiamato a gestire Palazzo Chigi da oggi finiscono con lo schiantarsi contro il muro della realtà. Lo scorso 8 novembre il ministro dell'innovazione tecnologica, Vittorio Colao, ha preparato un contratto con l'Esa, l'agenzia spaziale europea. L'obiettivo è affidare a Bruxelles la gestione, il coordinamento e la messa a terra di tutti i progetti spaziali inseriti nel Pnrr da gennaio prossimo fino al 31 dicembre 2022. Per la casse dell'Esa transiteranno i soldi e soprattutto la contrattualistica con le aziende incaricate. Ma non solo. Il governo italiano pagherà l'ente europeo per gestire i nostri soldi o, come dice il mainstream, a gestire i soldi che l'Ue ci presta. L'Esa riceverà fino a 240 milioni di euro nel lasso di tempo dell'intero contratto. Un cifra altissima se si parametra rispetto al contratto. Praticamente è il 14%. Al di là dei soldi la prima domanda è: a questo punto tutta la baracca dell'Asi, agenzia spaziale italiana, a che serve? È vero che nel contratto c'è scritto che numerosi tecnici Asi dovranno fornire informazioni e prestare assistenza, ma si viene a formare un doppione ingiustificabile. C'è poi un tema di sovranità politica. Il board Esa incaricato di coordinare il nostro Pnrr, approverà gli step di ciascun progetto, ne monitorerà il graduale avanzamento e redigerà i report annuali per le proposte attuative. Visto che l'Ue verserà i soldi cammin facendo e solo se i progetti rispettano tempistiche e direttive. Immaginare che si crei un cortocircuito non è difficile. C'è poi un aspetto non secondario e riguarda la sicurezza nazionale e la sovranità dei dati. Il progetto di osservazione terrestre genererà un infinito numero di informazioni digitali. Si va dal controllo delle coste, a quello della qualità dell'aria. Dai servizi idrici a quelli meteo. Dalle attività sismiche a tute le altre calamità naturali fino al controllo di sorveglianza dei confini e di attività illecite. L'Italia resterà titolare del database, ma Esa ne avrà accesso. Come e per quanto tempo, sarà regolato da successivi accordi. Ma la condivisione è già nero su bianco o almeno è stata decisa da Colao. Perché? E soprattutto, Parlamento e resto del governo sono d'accordo. Su questo ultimo aspetto per fortuna ci dovrà essere un passaggio alle Camere. Il prossimo primo dicembre si terrà infatti il Comint, il comitato interministeriale sullo spazio a cui parteciperanno gli altri dicasteri coinvolti e l'Asi. Sarebbe il caso che le 25 pagine di contratto (compresi gli annessi) vengano rese pubbliche e giustificate passo per passo. A nostro avviso non ci sono motivi per delegare a Bruxelles ciò che noi dovremmo fare. Le nostre scelte industriali e la messa a terra dei relativi progetti. Tanto più che in ballo c'è anche il futuro di Vega, vettore di una delle aziende di punta, già finita al centro di disguidi che hanno acceso appetiti stranieri. Anche se poi la commissione d'inchiesta ha svelato l'errore umano dietro il fallimento del lancio dello scorso anno.Un esempio semplice che fa capire quanti interessi ci siano dietro il futuro dei satelliti. Il progetto di Difesa Ue comune non potrà prescindere dalle attività del cyberspazio e i satelliti ne sono una chiave fondamentale.P.s: se togliere la delega allo spazio a Bruno Tabacci significava darla praticamente all'Esa allora forse forse valeva la pena tenersi Tabacci.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
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