2023-08-27
Ecco le lettere tra il Vaticano e Cl che spiegano l’addio di Carrón
Il libro di Ascione sul Movimento offre una chiave politica. Però il Dicastero contestava al successore di Giussani errori dottrinali.«Fatico a spiegarmi» l’uscita di Julián Carrón dalla guida di Comunione e liberazione, ha detto ieri Marco Ascione al nostro Maurizio Caverzan. Alcuni documenti consultati dalla Verità possono aggiungere elementi di interesse pubblico al tema. Da qualche giorno, complice il Meeting di Rimini appena conclusosi, Cl tiene banco. A contribuire, l’eco suscitata proprio dalle anticipazioni del libro di Ascione, giornalista del Corriere della Sera e autore di La profezia di Cl (editore Solferino, già in libreria). Il cronista, appena intervistato su queste colonne, ricostruisce la vicenda del movimento sorto da don Luigi Giussani, concentrandosi sulla leadership (2005-2021) di Carrón, il sacerdote spagnolo scelto dal fondatore come suo successore. Nel suo commento di presentazione al libro, il vicedirettore dell’autore, Antonio Polito, ha evidenziato, sintetizzando la traccia di fondo del volume, come la chiave di lettura per cogliere il travaglio di Cl sia fondamentalmente una: la necessità di «smarcarsi dalla politica».Forse don Giussani ne sorriderebbe. Di fronte ai fatti, i luoghi comuni e le chiacchiere affastellatesi sul Movimento in questi anni avrebbe sofferto magari, soprattutto per gli amici, ma sarebbe rimasto fermo sulla sua traiettoria: quella di chi sa che «la fede o investe tutta la personalità umana, oppure resta una giustapposizione intellettualistica o, al più, un’intrusione sentimentale». Perciò, come disse in una celebre intervista a Massimo Fini del 1975, «noi non crediamo alla separazione fra fede e politica. A una fede che non abbia alcuna incidenza sulla vita (e quindi su quella fondamentale espressione della vita che è la politica) io non crederei». E invece il dibattito sollevato dal libro sembra suggerire che anche le traversie vissute da Cl in questi ultimi anni vadano lette solo con l’ottica della politica: dalla morte del fondatore al «Vatileak» sul cardinale Angelo Scola, dai rovesci giudiziari di Roberto Formigoni alle conseguenze delle dimissioni di Benedetto XVI, fino a quelle di don Carrón, avvenute il 15 novembre 2021: tutto sarebbe legato a questo «smarcamento» e alle resistenze ad esso. Sarebbe lo stesso Pontefice, secondo voci disciplinatamente ordinate da Ascione nel libro, ad aver spinto per una «scelta religiosa» del Movimento rispetto agli eccessi di certo affarismo e alla troppa disinvoltura politica. Il sacerdote dell’Estremadura si sarebbe assunto il compito di dismettere i panni di «culture warrior», provocando i mal di pancia dei membri più nostalgici del «Giuss». Questa lettura, apparentemente avallata o comunque non smentita dalla postura pubblica, dai discorsi, dai testi del suo protagonista prima e dopo le dimissioni, lascia però - come coglie lo stesso Ascione - il sapore di un paradosso: proprio Carrón sembra essere diventato nel tempo l’ostacolo da rimuovere, con la Santa Sede impegnata, per volontà di Francesco, a rimettere in riga tutti i movimenti. Secondo questo racconto, tutto avrebbe avuto inizio nel giugno 2021, con la pubblicazione di un atto del Dicastero vaticano per Laici, famiglia e vita, retto dal cardinale Kevin Farrell, in cui il Papa, che di certo non ama l’incistarsi di leadership vitalizie e relative conventicole, disponeva per tutti i movimenti che la stessa persona potesse restare al comando «per un periodo massimo di dieci anni consecutivi». Uno dei «bersagli» è divenuto così don Carrón (in carica come detto dal 2005), in un frangente di già serio subbuglio. Poi è arrivato anche il commissariamento dei Memores Domini, l’associazione laicale di Comunione e liberazione i cui membri si impegnano a praticare castità, povertà e obbedienza. Risultato: il 15 novembre 2021 il sacerdote spagnolo scrive una lettera ai membri della Fraternità di Cl, si dimette e lascia il comando. A gestire prima l’interim, in seguito trasformato in un mandato pieno dal medesimo Dicastero, è Davide Prosperi, 50 anni, laico, docente di Biochimica all’Università Bicocca di Milano e già vice di Carrón. Che la lettura solo «politica» del «caso Cl» sia parziale risulta chiaro leggendo la durissima lettera che il cardinale Farrell ha indirizzato proprio a Prosperi nel 2022, quando il professore milanese è in carica da pochi mesi. Viene citata da Ascione nella sua ricostruzione, e vi si legge: «La dottrina della “successione del carisma” - proposta e alimentata durante l’ultimo decennio in seno a Cl da chi era incaricato della conduzione, con strascichi che vengono ancora coltivati e favoriti in occasione di alcuni interventi pubblici - è gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa». Il tono è chiaro; secondo Ascione, don Carrón è «un possibile convitato di pietra», e il riferimento sarebbe a generici «dibattiti avvenuti in occasione di confronti pubblici nell’alveo di Cl». Tant’è che il paradosso non viene risolto, come scrive nel libro: «Il prete che ha rivoltato Cl si trova, nei fatti, messo alla porta dal Vaticano». Ecco, una spiegazione c’è. Quello che Ascione presenta come un inspiegabile fulmine a ciel sereno è in realtà l’esito di una lunga, tesa interlocuzione fra il Movimento e il Dicastero sulle storture dottrinali e pastorali imputate al primo lungo un periodo di almeno 6-7 anni. Storture che a lungo il sacerdote spagnolo non ha di fatto riconosciuto, tanto che non ha diffuso ai membri la lettera con cui Farrell sintetizza - con i modi decisi di chi non è al primo tentativo - le criticità che emergeranno pubblicamente anni dopo. La Verità ha potuto leggere questa lettera (ne vedete l’intestazione in pagina) e ne ha verificato l’autenticità: si tratta di una missiva spedita dalla Santa Sede sempre a firma Farrell e datata 10 luglio 2019: due anni e due mesi prima delle dimissioni del sacerdote spagnolo. È indirizzata ad Antonella Frongillo, presidente dei Memores Domini, e per conoscenza a Carrón. Il testo, più secco di quello che sarebbe stato rivolto tre anni dopo a Prosperi, contiene un giudizio preciso: «Negli interventi Suoi (della Frongillo, ndr) e del rev. Carrón si riscontrano: una grave svalutazione del riconoscimento pontificio […], l’affermazione del primato dell’esperienza personale sul discernimento della Chiesa, l’indifferenza circa l’immanenza dell’associazione nella Chiesa, lo svilimento dell’autorità ecclesiastica […] un’inadeguata comprensione del Diritto nella Chiesa». La lettera pone poi apertis verbis una questione specifica sull’interpretazione del «carisma». Dagli scritti interni ai Memores vagliati dal Vaticano emergerebbe che «la persona del rev. Julián Carrón» viene identificata «quale imprescindibile punto sorgivo del carisma e della vocazione stessa dei Memores», quando per il Vaticano «chi ha ricevuto questo dono, nel caso specifico, è il rev. Luigi Giussani […]». Nella stessa lettera indirizzata ai Memores (ma non messa a loro conoscenza per anni, malgrado esplicita richiesta) si nota che la questione non investe solo l’associazione, ma «c’è esigenza di unità tra le due realtà associative nate dal carisma di don Giussani: i Memores Domini e la Fraternità di Comunione e liberazione».Parole che gettano luce diversa sulla vicenda di Cl. Ciò che Ascione definisce un paradosso riguardante Carrón trova un plausibile scioglimento, che non ha a che fare con il problema di uno «smarcamento politico» del Movimento - questo assomiglia di più all’auspicio, a sua volta «politico», di chi non ha simpatia per il «carisma» di Cl - : c’è piuttosto un giudizio sulle deviazioni dottrinarie avallate dai vertici precedenti. Un giudizio che rasenta quello di disobbedienza e confusione teologica. È realisticamente a questo livello, e non nei desideri dei commentatori, che si gioca il futuro del Movimento. Sempre qui trovano una spiegazione anche le parole del Papa in piazza San Pietro il 15 ottobre scorso, per il centenario di don Giussani, quando disse che «bisogna ringraziare padre Julián Carrón per il suo servizio. Tuttavia, non sono mancati seri problemi, divisioni, e certo anche un impoverimento nella presenza di un movimento ecclesiale così importante come Comunione e liberazione, da cui la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più».Il libro di Ascione offre un’analisi interessante: manca di un tassello, come peraltro ammesso con onestà dallo stesso autore. Sul finale de La profezia di Cl si legge, a proposito del sacerdote spagnolo: «Evidentemente, anche di fronte a certe reazioni, ha infine ritenuto che per “favorire il cambiamento” e affidare “a ciascuno le sue responsabilità” fosse necessario passare del tutto in ombra. Ma molto deve c’entrare anche l’imprinting di Giussani di “obbedienza al vescovo”, ossia alla gerarchia, che in questi territori, in fondo, determina ogni cosa». Alla luce della lettera qui documentata, è un passaggio che si potrebbe rivedere alla prossima ristampa.
Jose Mourinho (Getty Images)