2025-06-19
Leone: «Non abituarsi alla guerra»
Il Papa: «No al fascino delle armi potenti e sofisticate». È un richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa, che persegue lo svuotamento di tutti gli arsenali nucleari.Nell’appello pronunciato ieri da papa Leone XIV al termine dell’udienza generale è tornata forte la voce dei papi per la pace e contro le armi. Un’ossessione vera e propria che accomuna tutti i papi, sempre. E lo fa specialmente negli ultimi decenni, da quando la forza e la modernità delle armi a disposizione dell’uomo le fa assomigliare sempre più a strumenti buoni per l’armageddon, laddove, insegna l’Apocalisse, avviene la battaglia finale per l’umanità.«Il cuore della Chiesa è straziato», ha detto papa Leone, «per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza». Quindi, il richiamo a non abituarsi alla guerra, «anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati». Subito ha riportato una citazione dalla costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, la Gaudium et spes, per dire appunto che poiché nella guerra odierna «si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati».La guerra moderna, atomica, biologica, chimica, nei fatti non trova praticamente mai le condizioni per poter essere considerata giusta, se non in via teorica. Lo scrisse nel 1926 anche il cardinale Alfredo Ottaviani, poi segretario del Sant’Uffizio dal 1953 al 1968: «La guerra dev’essere assolutamente proibita. Oggi non possono mai verificarsi le condizioni che, teoricamente potrebbero rendere una guerra giusta e lecita». «Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale», ha detto ieri papa Leone XIV, «ripeto ai responsabili ciò che soleva dire papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”».Il progressivo svuotamento degli arsenali nucleari in particolare è una via che la chiesa persegue da tempo. La Dottrina sociale della Chiesa Cattolica sottolinea, infatti, che ci si «propone la meta di un “disarmo generale, equilibrato e controllato”. […] le politiche di deterrenza nucleare, tipiche del periodo della cosiddetta Guerra Fredda, devono essere sostituite con concrete misure di disarmo, basate sul dialogo e sul negoziato multilaterale». È quello che il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nel 2022 ricordò anche alle Nazioni Unite: l’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari, non solo è una sfida, ma un vero proprio «imperativo morale e umanitario».Ma non è solo, ovviamente, un no alle armi nucleari. Quello dei papi è un costante magistero di condanna dell’uso delle armi e della corsa al riarmo. «È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la Giustizia si fa strada», ammoniva papa Pio XII in un radiomessaggio del 24 agosto 1939. «E gl’imperi non fondati sulla Giustizia non sono benedetti da Dio. La politica emancipata dalla morale tradisce quelli stessi che così la vogliono. Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra». Che è la citazione risuonata ancora ieri in piazza San Pietro con la voce di papa Prevost.In effetti, di fronte all’incubo che il mondo sta vivendo con molti focolai di guerra aperti, come dare torto a papa Paolo VI quando ricordava come «le armi, quelle terribili specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni». Di certo sono incubi quelli che vivono Ucraina, Gaza, Iran, Israele. Potrà sembra solo un pio desiderio quello rilanciato ieri da papa Leone XIV, ma la storia può insegnare qualcosa. Il cardinale tedesco Michael von Faulhaber (1869-1952) alla luce delle possibili atrocità della guerra moderna, che lascia comunque tutti sconfitti, vincitori e vinti, rifiutava il vecchio adagio «se vuoi la pace preparati alla guerra» per sostituirlo con un nuovo principio: «se vuoi la pace preparati alla pace». Lo diceva ai tedeschi, nel contesto degli anni Venti e Trenta del secolo scorso.