2025-10-10
Usa e Turchia vincono, Iran e Cina perdono
Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
La svolta è un successo personale di Trump, che salvaguarda gli Accordi di Abramo e mette pressione su Teheran. Ma anche di Erdogan e del Qatar che hanno mediato con i miliziani di Hamas. Positiva l’Arabia Saudita, Unione europea non pervenuta.L’accordo «di fase uno», raggiunto tra Israele e Hamas, segna una svolta potenzialmente storica per il futuro degli equilibri mediorientali. È allora utile cercare di capire chi siano, dal punto di vista geopolitico, i vincitori e gli sconfitti emersi da questa intesa. I principali vincitori sono, senza dubbio, gli Stati Uniti. Il piano di pace per Gaza, discusso dallo Stato ebraico e da Hamas, era infatti stato elaborato dalla Casa Bianca. Ebbene, con l’accordo appena raggiunto, Donald Trump ha conseguito due importanti obiettivi. Innanzitutto, ha avviato la stabilizzazione del Medio Oriente, salvaguardando la logica dei Patti di Abramo: patti che il presidente americano ha tutta l’intenzione di rilanciare e di espandere, scongiurando un deragliamento dei rapporti tra Israele e i Paesi arabi. In secondo luogo, il successo diplomatico a Gaza consente a Trump, dal punto di vista interno, di accontentare gli arabo-americani: una quota elettorale storicamente dem che, nel 2024, aveva tuttavia votato in gran parte a favore del Partito repubblicano. Infine, è da rilevare l’efficacia della strategia messa in campo da Trump. Differentemente dall’amministrazione Biden, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha aumentato la pressione sull’Iran, soprattutto attraverso il bombardamento dei suoi siti nucleari a giugno. Questo tipo di approccio ha innanzitutto indebolito Hamas, che è uno dei principali proxy di Teheran, e ha altresì spinto a una maggiore convergenza tra israeliani e sauditi, che sono storicamente accomunati dal timore nei confronti delle ambizioni atomiche nutrite dagli ayatollah. Ma Trump non è l’unico vincitore. A ottenere un importante successo sono stati anche Qatar e Turchia, che hanno contribuito a mediare l’intesa. Secondo quanto riferito dallo stesso Recep Tayyip Erdogan, sarebbe stata proprio Ankara a «persuadere» l’organizzazione terroristica palestinese ad accettare il piano di pace della Casa Bianca. Dopo Ucraina, Siria e Corno d’Africa, il sultano è quindi diventato centrale anche a Gaza. Non è d’altronde un mistero che, soprattutto negli ultimi mesi, la sponda tra Trump ed Erdogan si sia rafforzata. Il presidente turco punta a giocare un ruolo fondamentale nel nuovo Medio Oriente in fase di costruzione. Il che ovviamente, al di là del successo diplomatico nella Striscia, non è scevro di incognite. Non dimentichiamo infatti che storicamente Turchia e Qatar sono assai vicini alla Fratellanza musulmana: una realtà a cui il Partito repubblicano americano guarda con estrema freddezza. Bisognerà poi vedere se, alla fine, un leader spregiudicato e avvezzo alle rivoluzioni diplomatiche, come il sultano, si rivelerà realmente un fattore di stabilità nel Medio Oriente che va configurandosi. Ma non è tutto. Tra i vincitori va annoverata anche l’Arabia Saudita che, oltre a godere di un rapporto strettissimo con Trump, si è anche riavvicinata alla Turchia. Mohammad bin Salman mira del resto a svolgere un ruolo di primo piano nella ricostruzione della Striscia, senza trascurare che potrebbe presto decidere di far aderire Riad ai Patti di Abramo. Sotto questo aspetto, l’intesa su Gaza rappresenta un vantaggio anche per Benjamin Netanyahu. È vero che quest’ultimo aveva avuto delle tensioni con Trump sia sul piano di pace sia sull’attacco israeliano in Qatar. Tuttavia le pressioni arrivate dalla Casa Bianca hanno consentito al premier israeliano, almeno in teoria, di riacquistare margine di manovra, per cercare di arginare l’ala destra del suo stesso governo.Nonostante abbia ufficialmente accolto con favore lo stop del conflitto, a risultare sconfitto è invece l’Iran. Già indebolito dalle azioni militari di Israele e Usa, il regime khomeinista si ritrova adesso ancora più isolato. Washington cercherà quindi di approfittarne, per costringerlo ad accettare un’intesa sul nucleare che soddisfi sia Gerusalemme che Riad. Probabilmente, in un secondo momento, Trump cercherà di cooptare Teheran all’interno del sistema di Abramo. A masticare amaro è inoltre la Cina, che ha commentato non negativamente ma un po’ genericamente l’intesa. Dopo quattro anni di amministrazione Biden in cui Washington non riusciva più a toccare palla in Medio Oriente, Pechino non vede di buon occhio il rinnovato protagonismo politico-diplomatico degli Usa nella regione. Maggiormente in chiaroscuro appare invece la situazione del Cremlino, che ieri ha definito il cessate il fuoco «motivo di generale soddisfazione». Da una parte, Mosca teme la crescente influenza di Ankara in Medio Oriente; dall’altra, spera di partecipare alla ricostruzione di Gaza e di riacquisire peso nella regione, mediando tra gli Usa e un Iran che potrebbe a breve trattare sul nucleare.Infine, sorge spontanea una domanda. Qual è stato esattamente il ruolo dell’Ue e dell’iperattivo Emmanuel Macron nell’accordo di Gaza? Nessuno. Eh sì: purtroppo, per dirla con Martin Heidegger, Bruxelles, sul piano internazionale, continua a rivelarsi «il nulla che nulleggia».
Il generale Salvatore Luongo e l'ad del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma (Arma dei Carabinieri)
L’accordo prevede, in aderenza alle rispettive competenze ed attribuzioni, una collaborazione volta a prevenire e contrastare le infiltrazioni criminali e i reati contro la pubblica amministrazione, le violazioni ambientali, a vigilare sul rispetto della normativa in materia di collocamento della manodopera, previdenza e sicurezza nei luoghi di lavoro, ed a prevenire rischi, eventi o azioni che possano compromettere l’incolumità delle persone e l’integrità delle infrastrutture.
L’intesa rinnova e rafforza una collaborazione già avviata, con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della legalità, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della società e di sviluppare ulteriori sinergie per assicurare la protezione delle risorse e dei servizi pubblici affidati alla gestione del Gruppo FS Italiane, nonché la sicurezza dei trasporti e la gestione delle emergenze.
Nell’ambito del protocollo, il Gruppo FS Italiane potrà promuovere e organizzare, con la collaborazione di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, incontri, seminari e corsi di formazione a favore dei propri dipendenti.
Il Generale Salvatore Luongo, a margine dell’incontro, ha sottolineato che: «Quella di oggi rappresenta la firma di un protocollo di grande valore, perfettamente in linea con le strategie comuni dell’Arma dei Carabinieri e delle Ferrovie dello Stato Italiane», ricordando poi che tra le due istituzioni «Esiste una lunga tradizione di lavoro congiunto e che entrambe sono presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e in parte anche all’estero».
Concludendo, Luongo ha evidenziato che «Innovare questa intesa, fondata sulla condivisione di valori e ideali, significa compiere un ulteriore passo avanti per continuare a operare sempre meglio e con maggior efficienza, ognuno nei rispettivi compiti, grazie a un’integrazione sempre più stretta».
L'Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane, Stefano Antonio Donnarumma, ha dichiarato che «La firma di questo protocollo rappresenta un passo importante per rafforzare il presidio della legalità e la tutela della sicurezza nei nostri cantieri, nelle stazioni e lungo le infrastrutture che gestiamo. Lavorare accanto all’Arma dei Carabinieri significa poter contare su un presidio autorevole ed efficace, a garanzia di trasparenza, correttezza e rispetto delle regole. È un impegno che portiamo avanti con responsabilità, nella consapevolezza che solo attraverso la legalità si costruiscono infrastrutture solide, sicure e capaci di generare valore per l’intero Paese».
Nell’ambito della piena attuazione al protocollo, l’Arma dei Carabinieri opererà anche mediante il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, i Reparti territoriali e il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.
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Donald Trump (Getty Images)