2020-07-13
Le trame di Luigino allarmano Conte
Dopo Mario Draghi, Luigi Di Maio incontra Gianni Letta per discutere di Agcom. La notizia l'ha fatta trapelare Palazzo Chigi, per metterlo in cattiva luce con i 5 stelle anti Cav.«Sei una delle scelte di cui vado più fiero nella mia vita. Sei una perla rara». Queste furono le parole che, con sprezzo del ridicolo, Luigi Di Maio rivolse a Giuseppe Conte il 20 agosto di un anno fa, nel pieno dello scontro che li vedeva alleati contro Matteo Salvini. Oggi, undici mesi dopo, la «perla rara» e il suo «scopritore» si detestano ferocemente. In meno di un anno, il premier non ha risparmiato nulla al ministro degli Esteri: prima gli ha sfilato la fiducia di Beppe Grillo, che disegnò l'ipotesi del governo giallorosso come un vestito da far indossare proprio a Conte; poi non ha mai smesso di provare a sottrargli quella di molti parlamentari grillini, sussurrando al loro orecchio che Di Maio era pronto a far saltare la legislatura, e che dunque era meglio schierarsi a corpo morto con il governo, per salvare stipendi e mutui, mollando al suo destino il capo politico M5s, non a caso costretto a lasciare il ruolo di capopartito; e infine, architettando diabolici tentativi di umiliazione, alcuni dei quali abortiti solo per circostanze esterne. Si pensi a quando il premier, mentre ancora l'Italia sperava di giocare un ruolo nella crisi libica, organizzò una superpasserella di Khalifa Haftar e Fayez Al Serraj a Palazzo Chigi, già pregustando servizi tv in mondovisione, mentre il povero Di Maio vagava inutilmente per il Nord Africa. Solo il forfait finale di Al Serraj vanificò il trappolone.Da allora è passato molto tempo, ma l'ostilità tra i due è totale. E il frenetico attivismo di Di Maio rappresenta forse il principale fattore di preoccupazione politica (interna) di Giuseppe Conte. Di Maio ha fatto trapelare nei giorni scorsi la notizia di un suo incontro con Mario Draghi. Tutti sanno che l'ex presidente della Bce, com'è per molti versi scontato, ha avuto svariati colloqui - telefonici o di persona - con personalità politiche, eppure solo questo meeting è finito sui media. Come mai? Non è difficile ipotizzare che proprio Di Maio tenesse all'uscita della notizia. Per almeno tre ragioni: per visibilità personale; per mostrare ai grillini che si stava meglio quando si stava peggio, e cioè che solo lui è in grado di garantire protagonismo politico e capacità di manovra; e soprattutto per mettere Conte sulla graticola, per agitargli lo spettro di una sostituzione tecnica. Poco importa che l'interessato (Draghi), secondo molti, sia indisponibile alla prospettiva dell'arrivo a Palazzo Chigi. Ciò che conta, per Di Maio, era causare panico agli attuali inquilini di quel palazzo. I quali (questa è ad esempio l'interpretazione di Dagospia) avrebbero reagito spifferando ai media la notizia di un altro incontro cui forse Di Maio non avrebbe voluto dare pubblicità. Secondo Dagospia, sarebbe questa la genesi del retroscena di ieri della Stampa su un colloquio tra Gianni Letta e il ministro degli Esteri. Il quotidiano torinese dedica un amplissimo passaggio a quella che viene definita «una chiusura favorevole dell'accordo sull'Agcom». Nel pezzo si fanno i nomi, per i vertici dell'Autorità, di Giacomo Lasorella, vicesegretario generale della Camera, e di Laura Aria, dirigente del ministero dello Sviluppo. Ma soprattutto il pezzo sciorina incisi avvelenati sull'«ex capo politico che ancora pochi mesi fa evocava una legge sul conflitto di interessi». Provate a leggere questo passaggio nella guerra di posizione e nel reciproco tentativo di logoramento tra bande grilline: descrivere Di Maio come pronto a trattare sull'Agcom significa esporlo al fuoco dei pasdaran. E, se per caso fosse vero che lo spiffero giunge da Palazzo Chigi, tutto avrebbe una sua logica: Conte non ha alcun motivo per colpire Gianni Letta, verso cui nutre grande stima, ma ne ha invece più d'uno per infilzare Di Maio. Resta però una domanda che ormai circola nei palazzi romani: l'Italia può rimanere prigioniera dei veleni incrociati tra Conte e Di Maio?