Per far fronte alla crisi, l’Ue ha disposto un taglio del 5% dei consumi, ancora da decifrare. Mentre si pensa di chiedere sacrifici a famiglie e imprese, nessuno considera la «fabbrica» dei bitcoin. Che in un anno, nel mondo, brucia 105 miliardi di kilowattora.
Per far fronte alla crisi, l’Ue ha disposto un taglio del 5% dei consumi, ancora da decifrare. Mentre si pensa di chiedere sacrifici a famiglie e imprese, nessuno considera la «fabbrica» dei bitcoin. Che in un anno, nel mondo, brucia 105 miliardi di kilowattora.Dopo un ottobre più che mite arriva l’estate di san Martino. Per dirla con il Poeta, «per le vie del borgo / dal ribollir de’ tini / va l’aspro odor de i vini / l’anime a rallegrar».Caldo, stoccaggi pieni e minori consumi industriali hanno indotto una pausa nella crisi energetica, con i prezzi del gas a breve termine tornati a livelli quasi normali a causa della momentanea abbondanza di materia prima e non, come ancora incredibilmente affermato ieri dall’ex ministro Roberto Cingolani, a causa delle discussioni sul price cap in quel di Bruxelles. Come sappiamo, è ai primi freddi che misureremo se e quanto le contromisure adottate dal governo per evitare blackout e interruzioni forzate dell’erogazione di gas saranno efficaci. Il piano predisposto dal precedente ministro della Transizione ecologica prevede tagli dei consumi di gas tra novembre e marzo rispetto alla media dei cinque anni precedenti.La difficoltà vera sarà quella di usare gli stoccaggi il meno possibile, per preservarli onde non arrivare in primavera con i depositi vuoti, cosa che scatenerebbe una nuova caccia alla materia prima con conseguente risalita dei prezzi. Un decreto del 21 ottobre ha stabilito le condizioni per l’interrompibilità dei clienti industriali, stabilendo che questo servizio possa essere fornito a Snam da consumatori industriali in grado di offrire una riduzione dei consumi di almeno 50.000 metri cubi di gas al giorno, anche in forma aggregata. Il costo del servizio di interrompibilità sarà posto a carico di una specifica componente tariffaria inserita nella bolletta di tutti i consumatori.Per l’energia elettrica l’Unione europea ha imposto, con un regolamento, un taglio del 5% dell’energia nelle ore di maggior consumo. Per l’applicazione di questo regolamento, in realtà, si è in attesa di altri passaggi regolamentari, mancando ancora un apposito decreto da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (come opportunamente è stato ribattezzato il ministero della Transizione ecologica) e delle conseguenti deliberazioni dell’Autorità di settore, l’Arera. Il decreto del 21 ottobre parla anche di interrompibilità elettrica, ma ancora mancano le disposizioni attuative da parte di Terna. Nel mentre, si può solo ipotizzare come si intenderà procedere a questo taglio, che appare complicato sia da attuare che da verificare. Al di là del servizio di interrompibilità, in un momento in cui ogni kilowattora di consumo evitato sarà essenziale per la stabilità del sistema, ci si chiede quali consumi energetici siano essenziali per il funzionamento del Paese e quali invece si potrebbero considerare, se non superflui, almeno limitabili. Ad esempio, l’attività di mining delle criptovalute. Si tratta di un lavoro normalmente ad alta intensità energetica. Secondo il Cambridge bitcoin electricity consumption index (Cbeci), cui rimandiamo per le specifiche, nel 2021 la rete per il mining dei soli bitcoin ha consumato, a livello planetario, quasi 105 miliardi di kilowattora, pari a un terzo dei consumi italiani di elettricità (o, se vogliamo, più dell’intero consumo di un Paese come il Pakistan).Secondo invece il Bitcoin energy consumption index, curato da Digiconomist, il consumo annuo si aggira invece attorno ai 130 miliardi di kilowattora, cioè quanto consumato in un anno dall’intera Argentina.A seconda della metodologia utilizzata, si stima che una singola transazione in bitcoin richieda 1.400 kilowattora di energia elettrica, cioè circa la metà di quanto consuma in un anno una famiglia in Italia.L’attività di mining dei bitcoin, e delle altre criptovalute, è decentralizzata: significa che l’attività di elaborazione delle transazioni e conio di nuova valuta è svolta da una rete di computer distribuita, i cui nodi sono i minatori, appunto. Perché si possa compiere una transazione in criptovaluta i minatori devono concordare sul fatto che la transazione è valida: questa attività richiede una serie di calcoli molto complessi, che aumentano di difficoltà man mano che aumentano i minatori che si uniscono alla rete. Il primo minatore che risolve il calcolo iscrive la transazione e riceve in cambio bitcoin. Ecco perché l’attività è in espansione ed ecco perché i consumi energetici per questa attività sono così notevoli: perché si basa sulla potenza di calcolo, cioè computer su computer, che assorbono energia e spesso sono conservati in appositi data center climatizzati. Contando che restano ancora circa due milioni di bitcoin da «minare», i consumi di energia per questa attività saranno in crescita ancora per parecchio tempo.Va detto che circa la metà dei computer che lavorano per il mining dei bitcoin si trovava in Cina fino a poco tempo fa, ma il governo di Pechino, preoccupato proprio dall’assorbimento energetico, ne ha vietato l’esercizio nel 2021. Molti «minatori» si sono quindi spostati in Paesi più accoglienti come Usa, Russia e Kazakistan, che infatti ha visto esplodere i consumi di energia elettrica.Il Cbeci stima in 0,11% la quota di hashrate (soluzioni di calcolo al secondo) che avvengono in Italia nella rete bitcoin. Applicando questa quota al consumo di energia elettrica, per fare una stima grezza si può dire che in Italia circa 135 milioni di kilowattora di consumo all’anno sono dovuti all’attività di mining di bitcoin, pari allo 0,044% del totale dei consumi. Sembra poco, ma l’obiettivo del 5% di riduzione del consumo nelle ore di picco sarà perseguito comunque. È difficile controllare la riduzione dei consumi elettrici, ma cominciare a ridurre questo tipo di consumi, che non sono esattamente indispensabili, anziché magari quelli delle civili abitazioni o delle aziende che producono beni, sarebbe un buon segnale. Curioso che il governo Draghi non abbia pensato a contenere questi consumi, prima di mettere le famiglie di fronte alla infantile scelta «pace o condizionatore». Attendiamo gli atti del nuovo governo.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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