2021-12-15
La Ue si gioca la carta delle riserve comuni. Però arriva in ritardo
Ursula von der Leyen (Ansa)
I Paesi potranno partecipare in gruppo alle gare per l’acquisto del gas. Il governo conferma il fondo (esiguo) da 3,8 miliardi contro il caro bollette.La Commissione europea presenterà oggi la revisione, più volte annunciata, di alcune norme sul mercato interno dell’energia. Le novità riguardano il cosiddetto terzo pacchetto energia per il gas e la direttiva sugli immobili nella parte di efficienza energetica, proprio quella che ha fatto tanto discutere nei giorni scorsi. Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, che ieri intanto ha presentato le proposte della Commissione per la mobilità green, illustrerà le novità assieme al commissario per l’energia Kadri Simson. Oltre all’integrazione dell’idrogeno nel contesto del mercato del gas, che costituisce la parte più corposa del nuovo pacchetto, sarà illustrata la proposta di acquisti di gas in comune tra Paesi membri dell’Unione da destinare a riserva. In pratica, gli operatori nazionali che si occupano dello stoccaggio (in Italia Snam/Stogit) potranno indire congiuntamente gare per l’acquisto di gas da destinare a riserva strategica. Sinora in Europa solo Italia, Francia e Ungheria sono già dotati di stoccaggio di riserva strategica. L’iniziativa rappresenta certamente un passo avanti verso una maggiore stabilità del sistema, anche se arriva con grande ritardo e sulla spinta di una grave emergenza.Il gas approvvigionato in comune rimarrebbe nei siti dei singoli Stati che aderiranno al meccanismo su base volontaria. Qualora l’italiana Stogit decidesse di partecipare al sistema, sarà importante capire se ciò comporterà un’erosione della quota di riserva strategica italiana attuale, posto che lo spazio disponibile per immagazzinare il gas è sempre il medesimo. Va osservato che la necessità di mantenere una quota di stoccaggio strategico in Italia ha sinora limitato il servizio di magazzino per il mercato, mentre negli altri Paesi membri dell’Unione tutto lo spazio in stoccaggio era utilizzabile per il commercio. Questo ha comportato una maggiore rigidità del sistema italiano rispetto ad altri sistemi gas come quello tedesco, creando una asimmetria fra mercati nazionali. L’esigenza di sicurezza ha però sempre avuto la priorità in Italia, e possiamo dire con buona ragione. Infatti oggi il problema è negli stoccaggi già semivuoti del nord Europa, mentre quelli italiani, pur in calo rispetto agli anni precedenti, non mostrano particolari criticità. Su un consumo di gas di circa 73 miliardi di Smc all’anno, lo stoccaggio italiano è pari a circa 19 miliardi di Smc, di cui 4,6 qualificati come riserva strategica. Resta da capire chi e come pagherà il gas acquistato con le gare congiunte a livello europeo: su questo la bozza di provvedimento è assai parca di dettagli. Va infine notato che la riserva strategica italiana non è mai stata concepita sinora in qualità di strumento per calmierare i prezzi, come la proposta europea sembra invece orientata a fare, bensì come pura riserva fisica in casi di particolare gravità (interruzione improvvisa delle importazioni, condizioni climatiche estreme). In ogni caso, tempi tecnici permettendo, queste misure avranno effetto sul prossimo anno termico e inizieranno ad essere operative a partire da aprile 2022, mese in cui inizia il riempimento degli stoccaggi dopo i prelievi invernali. La soluzione di stoccaggi strategici comuni è stata fortemente voluta dal fronte di Paesi guidato dalla Francia e che vede allineati Italia, Spagna, Grecia e Romania. Un raggruppamento che spinge anche per una riforma sostanziale delle regole del mercato interno dell’energia, cui si contrappone lo schieramento guidato dalla Germania, che raccoglie altri otto Paesi e che si oppone con fermezza sia alle riforme che al nucleare. La rigidità delle posizioni contrapposte ha portato all’unico compromesso possibile, ovvero la volontarietà del meccanismo di riserva strategica di gas. È da valutare se la presenza di meccanismi di riserva solo in alcuni Paesi e non in altri amplificherà le attuali distorsioni della concorrenza, feticcio cui spesso l’Ue sacrifica ogni logica ma che la stessa a volte, misteriosamente, considera un bene superfluo. Nel frattempo, mentre le discussioni proseguono, il mercato lavora indisturbato. I prezzi del gas hanno raggiunto nuovi record e l’energia elettrica spot in Italia ha raggiunto oggi la quotazione record di 341,99 euro/MWh. In Francia, altro primato a 346,28 euro/MWh.I 3,8 miliardi di euro confermati dal governo, nel consiglio dei ministri di ieri (di cui La Verità aveva già anticipato l’esito) per alleggerire le bollette del prossimo gennaio sono largamente insufficienti ad evitare il grave disagio economico che colpirà ulteriormente famiglie e imprese. Non sono solo i prezzi per le consegne a breve termine ad aver raggiunto quotazioni stellari: anche i prodotti più a lunga scadenza fanno segnare valori senza precedenti. Ciò significa che le aziende che acquistano oggi l’energia internalizzano costi altissimi per tutto il prossimo anno e li fissano a conto economico, ponendo più di un’ombra sulle prospettive di crescita dell’economia italiana nel 2022.Ieri in audizione alla Camera il Ministro per la transizione energetica Roberto Cingolani ha affermato che misure tampone di trimestre in trimestre non sono più pensabili nel caso in cui il rialzo dei prezzi dovesse permanere anche nel prossimo anno. Ma se la strada verso una soluzione strutturale passa per Bruxelles, la sensazione è che si dovrà attendere molto a lungo. Sperare nella mitezza dell’inverno è una scommessa che nessuno può permettersi di perdere: sta al governo di Roma smettere di sottovalutare il problema e agire.