2018-07-19
La testimone oculare scagiona i libici: «Nessuno lasciato affogare in mare»
Domani la cronista tedesca Nadja Kriewald manderà in onda il video sull'operato dei guardacoste: «Dalla barca non ho notato altri gommoni». Leu: «È un depistaggio». La Open Arms rifiuta le cure in Italia alla sopravvissuta: «C'è Salvini».«Quanto godete per le vittime?» Il Viminale alla fine querela Roberto Saviano. La scelta dopo l'ennesimo insulto sui social. Sergio Mattarella: «Accoglienza irrinunciabile».La Farnesina chiude i porti a Sophia. Enzo Moavero Milanesi scrive a Federica Mogherini: «Non saremo l'unico punto di sbarco della missione». La Tunisia vieta l'attracco a una nave commerciale che ha recuperato 40 immigrati.Lo speciale contiene tre articoli.Con la coda tra le gambe e, soprattutto, la profuga camerunense Josefhine al riparo da eventuali domande delle procure italiane, la nave di Proactiva Open Arms da ieri veleggia alla volta della Spagna. E dire che sia il porto di Catania che Malta avevano concesso l'attracco alla Ong iberica, affinché sbarcasse la donna salvata dall'annegamento. Invece l'organizzazione umanitaria ha preferito fare rotta verso Ovest, perché a suo dire «approdare in un porto italiano presenta molti fattori critici: il primo sono le parole del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha definito bugie e insulti» le denunce di Open Arms nei confronti della guardia costiera della Libia. Denunce smentite sia dal Viminale, sia da una giornalista tedesca, Nadja Kriewald, che era a bordo della motovedetta di Tripoli insieme al reporter libico Emad Matoug e che domani trasmetterà il video delle operazioni di salvataggio sul canale N-Tv. La Kriewald, raggiunta dal quotidiano Il Messaggero, aveva sostenuto che nessun uomo era stato abbandonato in mare dai militari libici. Ma facciamo un passo indietro per ricostruire gli eventi. Lunedì 16 luglio, dopo aver ricevuto segnalazioni da un mercantile, la guardia costiera della Libia, che alla fine del mese scorso ha ufficializzato la sua Sar (la zona di ricerca e soccorso di sua competenza), si mette in moto per prestare aiuto a un barcone di 158 naufraghi a circa 26 miglia da Homs. A bordo della motovedetta ci sono anche la Kriewald e Matoug, che filmano la scena. La mattina dopo, alle 7.30, l'imbarcazione di Open Arms avrebbe intercettato un relitto: tra i rottami, i volontari hanno trovato il corpo di una donna e di un bambino, mentre un'altra donna, ancora viva, è stata tratta in salvo. Da quel momento, partono le accuse del fondatore della Ong, Oscar Camps. Il quale, in un tweet, sentenzia: «La Guardia costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria, ma non di aver lasciato due donne e un bambino a bordo e di aver affondato la nave perché non volevano salire sulle motovedette». Obiettivo dell'attacco è anche il governo italiano, definito «complice» dei militari della Libia, «assassini arruolati dall'Italia». E la foto di Josephine, la donna del Camerun sopravvissuta tenendosi a un pezzo di legno galleggiante, con lo sguardo vitreo e il volto contratto, fa subito il giro del mondo. Con tanto di star spagnola della Nba, Marc Gasol, a partecipare al soccorso. Ma la versione proposta dall'organizzazione non governativa spagnola presentava delle incongruenze. Innanzitutto, come ha rilevato Francesca Totolo del Primato nazionale, Proactiva si trovava a circa 110 miglia dal luogo in cui si sono svolte le operazioni di soccorso della Guardia costiera libica. Se fosse vero quanto twittato da Camps, dunque, nel corso della notte un barcone semidistrutto, con i due cadaveri e la ragazza ancora in vita, avrebbe coperto una lunga distanza, per poi imbattersi casualmente nell'imbarcazione della Ong iberica. Forse è per controbattere alle dichiarazioni rese dalla Kriewald al Messaggero, da lui giudicate «un tentativo di depistaggio», che ieri è intervenuto il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, anch'egli a bordo della Open Arms: «Mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca, un'altra lasciava in mezzo al mare 2 donne ed un bambino. Sono due interventi diversi, uno ad 80 miglia davanti a Khoms e l'altro davanti a Tripoli». La Verità ha raggiunto telefonicamente la Kriewald, che ha sostanzialmente confermato la propria versione dei fatti. «Io non so se ci siano state altre operazioni di salvataggio in altre zone», ha spiegato la reporter, «ma per quanto riguarda la nostra nave, sono sicura che non ci fossero persone rimaste in mare» e che nelle vicinanze non ci fossero altre imbarcazioni o gommoni. «C'era soltanto una nave, credo si trattasse di un mercantile, che i rifugiati avevano provato a inseguire per salvarsi. Ma era veramente molto, molto lontana. Si vedevano soltanto le sue luci». Alla giornalista di N-Tv abbiamo chiesto come si fossero comportati i militari di Tripoli e se, non trovasse le accuse di Open Arms alla Libia e al governo italiano infondate. «Non lo so, non entro nelle questioni politiche, sono solo una giornalista», ci ha risposto. «Non conosco quello che fanno le altre motovedette. Posso dire solo che il personale della Guardia costiera con cui ho parlato e che ho filmato ha fatto un ottimo lavoro. E ha mostrato una grande umanità nei confronti dei rifugiati. Ma io sono salita solo su questa imbarcazione e non so cosa facciano gli altri».Certo, la Kriewald ha ammesso che i libici sono costretti a servirsi di mezzi «insufficienti. Quattro motovedette non bastano. A bordo non hanno dottori né equipaggiamenti medici». Le abbiamo domandato se, a suo avviso, i militari di Tripoli siano davvero in grado di gestire la loro Sar. «Non sono un'esperta», ha replicato la giornalista tedesca, «ma in base alle mie impressioni, quelle di una giornalista che cerca di mantenersi indipendente, la Guardia costiera libica fa del suo meglio». E quindi non somiglia affatto alla banda di macellai spietati descritta da Open Arms, che nel frattempo si è allontanata dalla giurisdizione di autorità che potrebbero accertare chi, in questa ingarbugliata vicenda, abbia detto la verità. Non resta che attendere la messa in onda del reportage della Kriewald.Alessandro Rico<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-testimone-oculare-scagiona-i-libici-nessuno-lasciato-affogare-in-mare-2587928752.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="quanto-godete-per-le-vittime-il-viminale-alla-fine-querela-saviano" data-post-id="2587928752" data-published-at="1757408250" data-use-pagination="False"> «Quanto godete per le vittime?» Il Viminale alla fine querela Saviano Non più chiacchiere, la querela è arrivata. Il Viminale stesso dichiara che il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha presentato una querela nei confronti di Roberto Saviano. Ad essere sotto accusa è la frase che lo scrittore ha pubblicato su Twitter: «Ministro della mala vita, quanto piacere le dà veder morire bimbi innocenti in mare? Ministro della Mala Vita, l'odio che ha seminato la travolgerà». Martedì sera Salvini aveva subito replicato twittando: «Il “signor" Saviano mi dedica queste frasi: “Ministro della mala vita, quanto piacere le dà veder morire bimbi innocenti in mare? Ministro della mala vita, l'odio che ha seminato la travolgerà". Cosa rispondergli? Merita al massimo una carezza e una querela». L'ultima secchiata di veleno lanciata sui social dall'autore di Gomorra al segretario della Lega è stata provocata dalla notizia di morte nel mar Mediterraneo e in particolare per le frasi delvicepremier a proposito della vicenda denunciata da Open Arms: l'Ong ritiene responsabile il governo italiano e la Guardia costiera libica per i cadaveri di una donna e di un bambino recuperati dai volontari dell'associazione umanitaria spagnola. Ma il Viminale ha smentito questa ricostruzione dei fatti, parlando di «fake news». Subito la reazione del segretario del Pd Maurizio Martina sempre su twitter: «Dal Mediterraneo ancora immagini terribili. Altro che bugie, ancora morti. Criminalizzare le Ong è errore imperdonabile. Ministro Salvini ora basta crociate d'odio #OpenArms #restiamoumani». Già lo scorso giugno quando il leader del Carroccio aveva ipotizzato di togliere la scorta a Saviano, lo scrittore aveva reagito dandogli del «buffone» e del «ministro della mala vita», ma stavolta abbandona clamorosamente la continenza scrivendo: «Assassini! Ministro della mala vita, sui morti in mare parla di “bugie e insulti" ma con quale coraggio? Confessi piuttosto: quanto piacere le dà la morte inflitta dalla guardia costiera libica, sua (mi fa ribrezzo dire “nostra") alleata strategica? Lei che sottolinea continuamente di essere padre, da papà quanta eccitazione prova a vedere morire bimbi innocenti in mare? Ministro della mala vita, l'odio che ha seminato la travolgerà. Come travolgerà gli imbelli a 5 stelle, e tra di loro l'impresentabile Toninelli, sodale del ministro degli Interni in questa tetra esaltazione della morte degli ultimi della terra». Ma soprattutto l'annuncio di «carezza e querela» non è andata giù allo scrittore napoletano residente a New York che ha subito controreplicato: «Delle tante querele annunciate (con questa sarebbero quante: quattro? cinque? S'è perso il conto) ad oggi non ne è arrivata nessuna... come sempre, solo chiacchiere. Come del resto tutto il suo teatro, teatro dell'orrore. Nulla di ciò che ha promesso è possibile realizzare, tanto meno il blocco delle partenze dalla Libia. Qual è il suo motto? Colpirne uno per educarne cento? Ma lo sa che le partenze nemmeno la prospettiva di morire le ferma? E poi mi dica, cos'è questa «carezza»? Perché usa questo eloquio mellifluo, a voler pensar male direi quasi mafioso? Cos'è, signor ministro della mala vita, l'equivalente di un “bacio in bocca"? Era forse per questo che avrebbe voluto mi fosse tolta la scorta? Si metta l'anima in pace, signor ministro della mala vita, fin quando avrò energia in corpo, fiato in gola e lettere sotto le mie dita, non smetterò mai di contrastare le sue dichiarazioni vili e bugiarde, le sue politiche criminali che si mantengono su un continuo, perenne e spossante incitamento all'odio. Le posso assicurare, Ministro della Mala Vita, che siamo tanti, e non le consentiremo di smantellare lo Stato di Diritto: dovrà passare sui nostri corpi». E invece, stavolta Saviano è stato smentito: il ministro Salvini ieri è andato alla Questura di Roma e nero su bianco ha presentato la sua querela nei confronti dello scrittore. Niente chiacchiere, la querela è un atto. Intanto Sergio Mattarella, in visita a Baku, ha riaperto sull'accoglienza: «L'accoglienza, la generosità e il confronto tra donne e uomini di culture, etnie e confessioni diverse costituiscono valori irrinunciabili, poiché solo coltivando il dialogo con l'altro siamo in grado di ampliare i nostri orizzonti». Sarina Biraghi <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-testimone-oculare-scagiona-i-libici-nessuno-lasciato-affogare-in-mare-2587928752.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-farnesina-chiude-i-porti-a-sophia" data-post-id="2587928752" data-published-at="1757408250" data-use-pagination="False"> La Farnesina chiude i porti a Sophia Solo qualche mese fa lamentava la lontananza dei porti spagnoli, ma ora li preferisce. «Nonostante la nostra disponibilità di porti siciliani, la nave Ong va in Spagna, con una donna ferita e due morti. Non sarà che hanno qualcosa da nascondere?», ipotizza Matteo Salvini dopo che Open Arms ha scelto di fare rotta verso la Spagna. L'approdo è previsto per sabato sull'isola di Palma di Maiorca, nelle Baleari. Per il viaggio, la Ong ha già chiesto alla Guardia costiera spagnola di assumere il coordinamento dell'operazione Search and rescue che martedì mattina ha portato al recupero dei corpi senza vita di una donna e di un bimbo e al salvataggio di una superstite del naufragio avvenuto lungo la costa libica. «Approdare in un porto italiano», sostengono dalla Ong, «presenta molti fattori critici: il primo è legato alle parole del ministro Salvini, che ha definito bugie e insulti la nostra ricostruzione». Ossia foto raccapriccianti accompagnate da accuse pesantissime, smentite peraltro dai testimoni presenti, nei confronti della Guardia costiera libica e del governo italiano. «Io non posso dire se ci si può fidare o meno della Guardia costiera Libica», valuta il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, «perché il concetto di fiducia a livello di rapporti diplomatici con l'estero va applicato ai fatti. Posso dire però che rispetto alla Guardia costiera libica il governo italiano fa il suo dovere, che è quello di accertare, quando rientra nelle competenze italiane, che tutto si verifichi nel pieno rispetto dei diritti umani delle persone coinvolte». Nonostante ciò, il commissario Ue per la Migrazione e gli affari interni, Dimitris Avramopoulos, ha detto di essere «scioccato» per l'episodio denunciato da Proactiva Open Arms. «Dobbiamo utilizzare ogni mezzo», ha dichiarato, «per evitare che avvenimenti simili accadano di nuovo in futuro. È importante che gli Stati comprendano che è anche il loro obbligo morale, pienamente in linea con la politica dell'Ue». E la politica Ue, secondo il commissario, è contro le barriere e i confini chiusi: «Come ho sempre detto, non vogliamo creare una sorta di fortezza europea». Ormai, però, è chiaro che gli accordi per la missione militare europea denominata Sophia sono saltati. Dalla Farnesina confermano che il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi, ha inviato al corrispettivo Ue Federica Mogherini, così come era stato anticipato, una lettera in cui viene indicato che l'Italia non ritiene più applicabili le attuali disposizioni della missione Eunavformed Sophia, che individuano l'Italia come luogo esclusivo di sbarco dei migranti. Da qualche mese i porti sono chiusi. E un'altra nave con migranti a bordo pare sia stata respinta nelle ultime ore. Stando a Infomigrants, il portale francese che segue le rotte dei profughi, l'imbarcazione è la Sarost 5, cargo della società del gas Miskar, che al largo della Tunisia ha una piattaforma di estrazione di gas. Una settimana fa un barcone in legno con a bordo 40 migranti è partito dalla Libia per cercare di raggiungere l'Europa. Dopo cinque giorni di navigazione, però, la barca è finita alla deriva nelle vicinanze della piattaforma del gas. Tunisia, Malta e Italia, secondo Infomigrants, avrebbero negato l'attracco. E quindi i migranti sono ancora a bordo della Sarost 5 in attesa di una destinazione. Stando alle valutazioni del responsabile del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) Valentin Bonnefoy, la Tunisia tentenna ad autorizzare l'attracco, perché non vuole creare precedenti che possano portare a valutare la loro zona di approdo come «porto sicuro». A Cipro invece un barcone è affondato a causa di un naufragio. A bordo c'erano 160 migranti. Un centinaio, secondo l'agenzia di stampa turca Andolu, sono in salvo. I morti già recuperati sarebbero 19. Restano quindi ancora una trentina di dispersi in mare. Fabio Amendolara
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)