2020-06-26
La sinistra scavalca persino l’Anac
Paola De Micheli (Marco Mantovani/Getty Images)
Pd, M5s e Iv sanano la posizione del vertice del porto di Trieste, rimosso dall'Authority per incompatibilità. Dei 15 dirigenti nominati da Graziano Delrio, 8 sono stati coinvolti in scandali.Il governo di Giuseppe Conte si incaglia nel Porto di Trieste. E rischia così di mettere a repentaglio gli accordi con la Cina dopo aver firmato il memorandum sulla Via della seta lo scorso anno. La vicenda che riguarda il presidente dell'autorità portuale Zeno D'Agostino, destituito agli inizi di giugno dall'Anac per conflitti di interesse, tiene da giorni sulle spine la maggioranza di governo. Si attendono risposte dal Tar (forse già oggi), mentre la politica si unisce per difenderlo, dai parlamentari al sindaco. Persino i portuali scendono in piazza per esprimergli solidarietà. A Trieste assicurano che non si erano mai viste manifestazioni di questo tipo per sostenere il presidente del porto. Il fatto è che questo pasticcio poteva essere evitato, anche perché l'Anac da anni, almeno dal 2015, e da mesi nel caso specifico di D'Agostino, aveva messo in guardia il governo. La segnalazione era già arrivata a novembre. Ma in questi mesi nessuno dei ministri in carica, a cominciare da quello ai Trasporti, Paola De Micheli, che ora esprime solidarietà al manager nato a Verona 49 anni fa, si sono mossi per salvare da una rimozione sicura. In passato infatti D'Agostino è stato presidente della Trieste terminal passeggeri, controllata al 40% dall'autorità portuale. Da qui il conflitto di interesse e la nullità della nomina, che comunque non pregiudica gli atti amministrativi firmati fino adesso. Se l'esecutivo ha deciso di non occuparsene prima, ora, a giochi fatti e in una situazione già compromessa, ha iniziato a muoversi con una norma ad hoc. La situazione è talmente disperata, infatti, che Pd, 5 stelle e Italia viva hanno deciso di presentare un emendamento in commissione Bilancio proprio per sanare la posizione di D'Agostino. Una decisione che si infrange con anni di critiche del centrosinistra alle leggi ad personam dei governi di Silvio Berlusconi. L'emendamento, dal titolo, «Autorità di sistema portuale del mar Adriatico Orientale» cerca di aggirare la normativa sull'inconferibilità e incompatibilità di incarichi nelle pubbliche amministrazioni: «Per “incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati", di cui al combinato disposto dell'articolo 1.2, lett. e) e dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013», si legge, «si intendono esclusivamente le cariche di presidente con deleghe e poteri gestionali diretti espressamente attribuiti a tale figura dallo statuto o dal consiglio di amministrazione dell'ente di diritto privato. Analogamente, per “'"attività professionali" ai sensi del medesimo articolo 4, comma 1, citato si intendono quelle implicanti lo svolgimento stabile di attività di consulenza o assistenza a favore dell'ente». Ora l'emendamento dovrà passare dalla commissione bilancio e poi votato alla Camera. Ma a problemi si aggiungono altri problemi. Perché la nomina di D'Agostino è in scadenza. A novembre terminerà l'incarico. Che cosa farà in quel caso il governo? Lo nominerà di nuovo? Il rapporto degli ultimi governi di centrosinistra e i porti italiani è diventato ormai una lista lunghissima di polemiche e inchieste della magistratura. Su 15 porti almeno 8 sono finiti per scandali sui giornali. E le nomine sono state tutte dell'ex ministro Graziano Delrio. Dopo Livorno, Ravenna, Napoli, Gioia Tauro, Catania, Bari, Trieste ora è il turno di Venezia. Nei giorni scorsi, la Regione Veneto di Luca Zaia e il Comune di Luigi Brugnaro hanno bocciato il bilancio del commissario Pino Musolino, presidente dell'autorità portuale nominato sempre da Delrio. Le critiche riguardano la gestione economica del porto. La questione si intreccia con quella di Trieste. Perché nelle ultime settimane si è parlato della possibilità che in laguna arrivasse proprio D'Agostino.