2025-11-19
Il finanziatore della dem Funaro si fa un albergo nell’ex Convitto
Hotel Convitto della Calza
A Firenze un imprenditore, sponsor del sindaco, ha trasformato un antico immobile della Diocesi in hotel, benché la destinazione d’uso lo vietasse. Il Comune, che non ha vigilato per mesi, ora dice: «Verificheremo». Può un’attività abusiva nascere impunemente sotto gli occhi di chi dovrebbe controllare che le norme pubbliche siano rispettate? A Firenze si può. Questo e altro. Tutti fanno quello che vogliono nonostante i divieti, costruiscono dove gli pare e come gli pare, salvo che il Comune si svegli quando tutto è già successo, solo perché sollecitato dall’opinione pubblica, e risponda candidamente «verificheremo… puniremo chi non è in regola». O, come è accaduto in qualche caso, «non sapevo». Oppure, addirittura : «L’ho visto passando…».Superata, ma non ancora chiarita la famosa vicenda del «Cubo nero», esibizione edilizia di modernismo spuntata senza che nessuno battesse ciglio fra i palazzi di un quartiere ottocentesco al posto del vecchio Teatro del Maggio, ecco un’altra perla. È lo strano caso di un hotel di lusso, che ha preso forma a sorpresa nell’ex Convitto di piazza della Calza, nel cuore dell’Oltrarno, il quartiere più cool del mondo secondo Lonely Planet, in un superbo monastero trecentesco a ridosso delle antiche mura di Porta Romana. Indovinate dove? Proprio di fronte a un distaccamento dei vigili urbani, a nessuno dei quali è venuto di mente di andare a controllare che cosa stessero combinando nel vecchio Convitto della Curia. Oltretutto parliamo di una zona dove è proibito allargare anche una finestra. Ma il problema, ovviamente, non è questo. È che il super albergo non doveva essere nemmeno un albergo, essendo la destinazione d’uso esclusivamente direzionale: ossia un centro benessere con annessa foresteria a disposizione soltanto di chi utilizza i servizi, e stop. Qui, prima c’era l’ex convitto della Calza, e l’immobile era di proprietà della Diocesi di Firenze, che l’ha ceduto alla società fiorentina Domus Rex, già proprietaria dell’hotel Horto Convento, che si trova sul viale Ariosto, all’interno di un antico monastero del XII secolo. Il dettaglio non è marginale, perché l’hotel nel mirino - come ha scritto ieri il Corriere Fiorentino - utilizza lo stesso Cin dell’altro resort, certificandone di fatto l’attività ricettiva. Cioè quella proibita. Nell’ex Convitto della Calza non sarebbe consentita alcuna forma di destinazione alberghiera per turisti, né un ristorante o attività di somministrazione. Risulta invece che ci sia un bar, il ristorante e le camere siano tranquillamente prenotabili su Booking, indipendentemente dal Centro benessere, a partire dalla modica cifra di 300 euro a notte. E dove c’erano frati e suore, ora ci sono solo turisti, anche piuttosto facoltosi. Quindi la prescrizione del Comune è stata ribaltata, e quella di affittacamere è diventata l’attività primaria, aperta qualche settimana fa, ancora prima dell’inaugurazione ufficiale. La Polizia Municipale, dirimpettaia appunto dell’ex Convitto, sta effettuando le verifiche su richiesta di Palazzo Vecchio. Sono già state riscontrate irregolarità e pare che non sia autorizzata neanche l’insegna che, comportando una variazione della facciata, dovrebbe interessare la Sovrintendenza. Siamo di fronte, quindi, a una serie di divieti ignorati. Il sindaco Sara Funaro, promette «controlli accurati e interventi fermi in caso di irregolarità». Ma per sette mesi il Comune da quale parte guardava? Il presidente della Commissione controllo di Palazzo Vecchio, Paolo Bambagioni, della Lista Eike Schmidt si chiede, appunto, «perché solo ora: non prima o durante i lavori. L’amministrazione insegue i privati o li guida? Decide il pubblico o gli investitori?». Cecilia Del Re, capogruppo di Firenze Democratica, ha ricordato che «già ad aprile chiedevamo notizie sui ponteggi, e la giunta rispondeva di “averli visti passando”». Inevitabile che ne discutesse anche il consiglio comunale, che si è occupato di questo pasticcio dai risvolti politici. Perché tra le pieghe sono riemerse polemiche che hanno tirato in ballo proprio la società Domus Rex, guidata dall’amministratore unico Riccardo Acquari, che ha versato 4.950 euro per la campagna elettorale di Sara Funaro, come ha rivelato La Nazione nell’aprile scorso. Finanziamento perfettamente legale, riconosce pure l’opposizione, ma «siccome il problema era già stato sollevato ad aprile, alla luce di quanto accaduto, appare quantomeno inopportuno». Il punto, comunque, resta un controllo molto vago. Con questo clima, è preoccupante sapere che si sta ridisegnando Firenze, praticamente senza rete. Ex caserme, ex conventi, ex teatri, palazzi che hanno ospitato aziende di Stato, sono nelle mani di investitori con pochi scrupoli e un’amministrazione pubblica troppo distratta. Intervenire, come è capitato nel caso del Cubo nero, dopo che la trasformazione, spesso «creativa», è già avvenuta, denuncia l’assenza di una programmazione. Passi per i cosiddetti «studentati», insediamenti di lusso con ristoranti piscine e attività ricreative, colate di cemento sui viali che circondano la città e destinati a turisti facoltosi, altro che studenti: ormai Firenze li ha subiti. Ma ora anche basta.
(Totaleu)
Lo ha detto il Presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del convegno «Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea», che si è svolto al Parlamento Ue.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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