2025-11-19
Il libro che finalmente smaschera il business dell’immigrazione in Italia
Immigrati (Ansa). Nel riquadro, la copertina del libro di Fausto Biloslavo
I confini aperti non hanno a che fare solo con gli sbarchi di irregolari nel nostro Paese e con le prediche buoniste della Cei. Dietro a essa si nasconde un sistema in cui tanti si arricchiscono: perfino gli Stati.Ci hanno sempre fatto osservare il fenomeno con gli occhiali sbagliati. Ci hanno raccontato per anni e anni che l’accoglienza è soltanto una questione umanitaria, una faccenda che riguarda il buon cuore degli italiani e non altro. Ci hanno detto che aprire le frontiere e fare entrare i migranti, non prima di averli recuperati nelle acque del Mediterraneo, è un gesto di solidarietà, di carità cristiana. Del resto anche gli altri prelati della Chiesa cattolica e numerosi e autorevoli esponenti della Cei e della Caritas hanno ripetutamente suggerito che Gesù Cristo ha oggi il volto di uno straniero giunto su un barcone. Molte persone, anche in buona fede, ci hanno creduto. Tanti cristiani, tanta brava gente di sinistra e pure di destra. Hanno pensato che, per aiutare poveri e bisognosi, fosse necessario tenere la porta di casa spalancata e consentire l’ingresso a fiumane di africani e asiatici. Hanno creduto al racconto strappalacrime, si sono commossi di fronte alle immagini dei morti sulle spiagge, dinanzi alle foto dei bambini raccolti dalle acque. E certo è difficile non farsi toccare da certe scene, soprattutto se sono le uniche a cui si fa sempre pubblicità, le sole mostrate in televisione e sulle prime pagine. Ma l’emotività, come spesso accade, cela una trappola. È usata ad arte per manipolare, per mistificare la realtà. Se si vuole capire che cosa sia stata e ancora sia l’immigrazione di massa bisogna avere la lucidità e il coraggio di mettere da parte per un attimo la retorica sentimentale in cui tutto il fenomeno è stato troppo a lungo - e maliziosamente - avvolto. Bisogna comprendere che la bontà e la carità non c’entrano nulla. O meglio: se si vuole essere davvero caritatevoli e aiutare chi rischia la vita e si sottopone a viaggi disperati e pericolosissimi non serve aprire i porti o lanciarsi in spericolati elogi della commistione di culture. Bisogna al contrario fare in modo di smantellare il meccanismo perverso che è all’origine del problema. Perché di un meccanismo si tratta, e molto bene oliato. Un sistema che è prima di tutto economico, basato sullo sfruttamento di grandi masse di persone che vengono spinte ad affrontare le onde del mare grosso perché pochi individui senza scrupoli possano arricchirsi. E non parlo soltanto degli scafisti. L’immigrazione serve a molti. Ai trafficanti di uomini, ma anche alle nazioni in via di sviluppo che contano sulle rimesse di chi è partito per altri lidi. Conviene a chi gestisce in Europa le strutture d’accoglienza. Conviene alla criminalità che ottiene manovalanza e a qualche grande azienda che incamera lavoratori a basso costo. Il tutto ai danni delle popolazioni autoctone europee e anche degli stessi migranti. Aprire le frontiere non significa dunque aiutare chi va in cerca di un futuro migliore, ma consegnare al disagio e in qualche caso alla morte chi parte. Soltanto per compiacere chi trae profitto da questo meccanismo mortifero e per obbedire a quei partiti politici che, per ideologia, vogliono celebrare il multiculturalismo sulla pelle degli europei. Fausto Biloslavo svela in questo libro come funziona realmente il business dell’immigrazione, chi lo manovra e chi ne approfitta. Dopo aver letto questo volume, tutte le narrazioni sull’accoglienza appaiono per ciò che sono: balle. C’è un solo modo per aiutare i migranti e i paesi da cui provengono: fermare le partenze, fare cessare gli sbarchi. E togliere finalmente la maschera ai talebani dell’accoglienza, fanatici per profitto che per i loro interessi sono disposti a sprecare le vite altrui. Quelle degli stranieri e quelle degli europei.
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Il piano, per fermare la Meloni, svelato da La Verità.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare di Forza Italia Salvatore De Meo al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione della mostra fotografica, «Paesaggio, Natura e Lavoro Agreste».