2025-11-19
Per i dem meglio i rom di chi vive nella natura
Milano, il luogo dell'investimento mortale di Cecilia de Astis, nel riquadro (Ansa)
La sinistra giustifica i minorenni alla guida che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, solo per dare la colpa ai fascisti che non li fanno integrare. Mentre condanna la famiglia che vive nei boschi perché quella storia è priva di spunti per attaccare i suoi nemici.Ci sono una serie di meccanismi mentali che ci rendono ciechi di fronte a cose evidenti, sordi in presenza di suoni simili e praticamente insensibili alle cose che possono mettere in crisi le convinzioni politiche più radicate. Ecco dunque che, pressoché negli stessi giorni, sui media sono comparse due storie così vicine nei significati ma così lontane nel modo di presentarle: a proposito della vicenda che vide la morte di Cecilia De Astis, investita a Milano da un’auto sulla quale erano presenti quattro minorenni di etnia rom, è emerso che i genitori della più giovane dei bambini, quella di undici anni, risultino irreperibili come esito finale di quella che il Tribunale dei minori ha definito una condizione «senza punti di riferimento genitoriali». Dopo l’incidente la bambina è stata affidata a una nonna ma è stato recentemente riportato che la minore sarebbe in fuga proprio con la nonna e che il possibile motivo delle fughe dei vari parenti potrebbe essere l’intenzione di sottrarsi al risarcimento in capo ad essi, stante la non imputabilità dell'undicenne.Numerose sono state le reazioni politiche al fatto, in particolare da sinistra si è indicato nella proverbiale «mancanza di integrazione» sia l’incidente che le successive fughe. A ulteriore elegante corollario il Comune di Milano ha pensato bene di rigettare la proposta di conferire l’Ambrogino d’oro a Cecilia De Astis in memoriam, malgrado il suo forte impegno nel sociale, e ciò con la surreale scusa di non voler alimentare «polemiche politiche». Negli stessi giorni a Palmoli, in provincia di Chieti, è emerso il caso di una famiglia formata da padre britannico e madre australiana che ha scelto di vivere, con i tre figli, in un casolare isolato nei boschi adottando uno stile di vita «a impatto zero» - come possiamo notare certi greenpass non sempre funzionano - senza allacciamenti alla rete idrica ed elettrica, utilizzando un impianto fotovoltaico e prendendo l’acqua da un pozzo. Ai bambini non viene fatta frequentare la scuola pubblica ma ricevono istruzione parentale affiancata da un insegnante e sostengono esami annuali perfettamente in linea con ciò che prevedono le norme italiane. E mentre nel caso di degrado famigliare che ha portato quattro ragazzini a rubare un’auto a un turista ed ammazzare una persona gli alti appelli politici si basano sulla «mancata integrazione» la cui colpa va imputata in primis e come sempre «alla società», nel caso della famiglia di Palmoli la Procura e i servizi sociali sono intervenuti dopo che la situazione è diventata di dominio pubblico, preoccupati «per le condizioni di vita e l’isolamento dei minori», sino a giungere alla richiesta di sospensione della potestà genitoriale e di allontanamento dei figli malgrado i sopralluoghi e le valutazioni iniziali abbiano evidenziato come i bambini siano in buona salute, curati, e mostrino un forte legame affettivo con i genitori.Da una parte, quindi, abbiamo un caso di evidente degrado basato su fatti usuali per le comunità che vivono ai margini della società ma descritte inevitabilmente come vittime che si trovano in condizioni contrarie alla propria volontà a causa delle «mancanze della politica», nonostante le amministrazioni locali siano di sinistra e senza considerare che sotto i governi di sinistra non si siano mai registrati «risvegli civili» ad opera di quelle particolari comunità. Dall’altra parte abbiamo una famiglia che decide liberamente di vivere in condizioni sensibilmente più «civilizzate» di quelle scelte da Carl Gustav Jung per la sua casa di Bollingen, che viene dipinta da certi media e da certa politica come un caso umanitario, come una «famiglia di selvaggi» secondo il riflesso condizionato settecentesco così acutamente ritratto da Werner Herzog nei film «L’enigma di Kaspar Hauser» e «Grizzly Man» e secondo l’ormai anacronistico pregiudizio secondo il quale solo dentro lo società c’è la salvezza e solo sotto il controllo dello Stato c’è la salute. Il perché di tale contraddizione è presto detto: nel caso dei rom che abbandonano la figlia lo schema politico di sinistra può riconoscere le «vittime» nei rom stessi e i «cattivi» nei fascisti - cioè in chi fa comodo definire tale perché dice che rubare un’auto e investire una persona è un crimine frutto di scelte antisociali; nel caso della famiglia di Palmoli non si riesce ad adattare lo schema vittimistico, e il successivo riversamento della colpa sugli avversari politici, in quanto la famiglia ha deciso liberamente di fare quella vita e di svincolarsi dai canoni sacri del conformismo e del consumismo degli ecologisti che vogliono salvare il pianeta comprando tantissime cose, e si procede quindi con la messa sotto accusa da parte dello Stato. E lo Stato pensato da chi vorrebbe le lezioni di gender alle elementari e il voto obbligatorio non può accettare che la «povertà» e «l’emarginazione» non conducano automaticamente all’inevitabile sbocco antisociale: significherebbe dover ammettere che chi commette crimini lo fa per scelta e non perché costretto dalla società; significherebbe ammettere che la loro visione del mondo si fonda su un errore.
Ecco #DimmiLaVerità del 19 novembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico commentiamo lo scoop sul Quirinale e tutti gli sviluppi.
Nel riquadro Lorenzo Greco, amministratore delegato di Cegeka Italia (iStock)
Cegeka ha presentato oggi a Milano la piattaforma TPRM (Third Party Risk Management) che aiuta le aziende a gestire meglio i rischi dei fornitori, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e controlli continui. «Non ci limitiamo a rispondere alle normative» - spiega Lorenzo Greco, ad di Cegeka Italia - «Trasformiamo la gestione del rischio in un vantaggio competitivo che rafforza trasparenza e velocità decisionale».
Il piano, per fermare la Meloni, svelato da La Verità.