2022-02-20
La scienza «tifa» immunità naturale. «Dura di più e resiste alle varianti»
Lancet chiede esenzioni per i sanitari guariti: «Hanno anticorpi persino nel naso». Secondo studi recenti, chi ha superato il virus è protetto per 15 mesi. «Poche reinfezioni, quasi impossibile ammalarsi gravemente».L’immunità acquisita dall’infezione da Covid non è inferiore, ma probabilmente superiore, a quella che si ottiene dal vaccino, eppure un sanitario può lavorare solo se è vaccinato. Davvero non si capisce in base a quale fondamento scientifico stia in piedi questo obbligo, soprattutto alla luce di una serie di analisi e studi disponibili. I dati appena pubblicati sulla rivista iScience indicano che «l’immunità data dall’infezione naturale persiste per 15 mesi e che la risposta delle cellule T memoria resta nel 95% pazienti, mentre quella degli anticorpi indotti dal vaccino comincia a scendere dopo 6 mesi». Non regge nemmeno il richiamo con il vaccino. Uno studio appena pubblicato sul Journal of clinical investigation mostra che la vaccinazione ha una scarsa efficacia nei soggetti che hanno già avuto l’infezione da Sars-Cov-2, «sia nel ristoro degli anticorpi neutralizzanti coinvolti nella protezione dal contagio, che nella stimolazione delle cellule T memoria del sistema immunitario, importanti per la protezione dalla malattia grave», commenta Francesco Broccolo, virologo dell’Università di Milano Bicocca. A chiedere esplicitamente l’esenzione dal vaccino per medici e personale sanitario guarito da Covid è un editoriale pubblicato in questi giorni su The Lancet reumathology a firma di Dennis G. McGonagle, dell’Università di Leeds, in Gran Bretagna, dove ci sono pressioni per eliminare, per i sanitari, l’obbligo vaccinale introdotto, inizialmente, per proteggere lavorati e pazienti dall’infezione. Nell’editoriale, McGonagle ricorda che la persona guarita dall’infezione del Sars-Cov-2 ha una immunità naturale che fornisce una protezione migliore della vaccinazione perché - come ampiamente dimostrato da vari studi - si formano anticorpi per più proteine del virus e non solo per alcuni frammenti della proteina Spike presenti nelle fiale dei prodotti farmaceutici. Le persone esposte all’infezione, rispetto ai vaccinati, inoltre, hanno dieci volte meno probabilità di essere reinfettate, ma anche una più bassa probabilità di infettare gli altri e di essere ricoverate in ospedale con Covid-19. Questo, secondo McGonagle, è possibile perché l’immunità naturale, rispetto a quella da vaccino (che interessa tutto l’organismo) si sviluppa soprattutto nelle vie aeree costituendo una sorta di barriera al virus, grazie a vari fattori, non solo gli anticorpi. In pratica, contare solo gli anticorpi nel sangue, dice poco della reale capacità di un organismo di difendersi. L’articolo smonta anche la necessità di una vaccinazione in chi è guarito perché, la «cosiddetta super-immunità (o immunità ibrida), cioè risposte anticorpali e delle cellule T più elevate rispetto alla sola vaccinazione», ha dimostrato «benefici aggiuntivi marginali, se non nulli». Non sorprende che l’autore, osservando la carenza di personale sanitario in Inghilterra - inferiore rispetto a quella italiana - si auguri che lo studio sia di aiuto ai politici per renderli «consapevoli del potere dell’immunità naturale nei guariti dal Covid».A tal proposito, il quotidiano britannico Daily Mail ricorda i risultati di due studi israeliani. Uno, dello scorso agosto, del Maccabi Healthcare-Università di Tel Aviv, mostra che l’immunità naturale è 13 volte migliore nel prevenire l’infezione dalla variante delta rispetto alla doppia dose di vaccino. L’altro - condotto allo Sheba Medical Center di Ramat Gan su più di 500 persone seguite tra il 2020 e il 2021 - segnala che i guariti hanno un’immunità più duratura di chi, mai infettato, si è immunizzato con due dosi. In particolare, nei vaccinati, gli anticorpi che erano inizialmente più elevati, dopo sei mesi sono calati più velocemente rispetto ai guariti che, invece, hanno mantenuto un buon livello per oltre un anno. I ricercatori hanno osservato, inoltre, che «la qualità degli anticorpi aumenta dopo l’infezione, ma non dopo la vaccinazione». Lo studio sarà probabilmente presentato al Congresso europeo di infettivologia, in aprile a Lisbona, in Portogallo. L’efficacia dell’immunità naturale si evidenzia anche nel proteggere dalle reinfezioni. Un report di gennaio dell’Agenzia americana per il controllo delle malattie (Cdc) ha registrato che i casi di nuova infezione con la variante Delta nei guariti non vaccinati erano sette volte inferiori in California e quasi dieci volte più bassi a New York rispetto ai non vaccinati e non infettati. Anche Oltreoceano si preme sul Cdc per togliere l’obbligo vaccinale. «I dati che confrontano l’infezione naturale con l’immunità indotta dal vaccino sono contrastanti», cioè fonte di discussione, secondo David Dowdy, epidemiologo della Johns Hopkins Bloomberg school of public health che osserva come «sia chiaro che entrambi conferiscono certamente un livello molto significativo di protezione contro la reinfezione». Per questo Dowdy invita l’Agenzia di salute pubblica a «riconoscere che non solo il vaccino è in grado di rafforzare la nostra immunità, ma anche l'infezione» da Covid. Certo, si può obiettare che la risposta naturale potrebbe non proteggere abbastanza dalla variante Omicron, ma ci sono i dati di uno studio, non ancora pubblicato, che dimostrano come l’infezione pregressa eviti al 90% le forme sintomatiche di Alfa, Beta e Delta e al 60% di Omicron, mentre la protezione da forme gravi è pressoché totale contro tutte le varianti. Del resto, si dovrebbe ricordare che anche i vaccini sono stati messi a punto con la prima forma del virus e, cosa da non sottovalutare, la risposta al vaccino, come all’infezione, non è comunque uguale per tutti. «Il nostro sistema immunitario», ricorda Julian Tang, virologo dell’Università di Leicester, «si è evoluto nel corso di diversi milioni di anni per affrontare tutti i tipi di agenti patogeni, quindi mi aspetto che l’immunità naturale superi qualsiasi immunità indotta dal vaccino a lungo termine».
Il valico di Rafah (Getty Images)
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