
L'ex gruppo Fiat ha deciso di costruire all'estero il modello con una piattaforma fornita dalla multinazionale transalpina Psa. Nel nostro Paese, dopo il prestito di 6,3 miliardi garantito dallo Stato, rimangono le fabbriche di mascherine anti coronavirus.La Fiat Punto e tutte le auto compatte del gruppo verranno prodotte in Polonia. Sebbene Fca non abbia rilasciato al momento in cui scriviamo alcuna nota ufficiale in merito, la conferma arriva da una richiesta del gruppo guidato da Mike Manley ai propri fornitori. L'ex gruppo Fiat (che dopo la fusione con i francesi di Psa si chiamerà Stellantis) ha infatti allertato tutti i protagonisti dell'indotto del Lingotto spiegando loro che in futuro dovranno lavorare su modelli assemblati negli stabilimenti polacchi del gruppo Psa. In parole povere, il Lingotto baserà i suoi futuri modelli di segmento B (così i tecnici definiscono le utilitarie) sulla piattaforma francese chiamata Cmp. Il motivo appare chiaro: la Punto è uscita di produzione nel 2018 e c'è bisogno di una nuova piattaforma per mettere sul mercato un modello a dir poco fondamentale per le casse del gruppo. Quale occasione migliore, allora, se non ricorrere a uno «scheletro automobilistico» già pronto? Quello, appunto, dei nuovi soci transalpini.La mossa del gruppo Fca non lascia perplessi sul piano industriale. Molti colossi delle quattro ruote uniscono le forze per risparmiare sulla produzione di nuovi modelli. Peccato che il governo italiano abbia di recente deciso di dare il via libera a un prestito da 6,3 miliardi di euro (erogato da Intesa Sanpaolo) a favore di Fca e garantito all'80% da Sace, cioè dallo Stato. Come ringraziamento Fca produrrà in Italia mascherine chirurgiche anti Covid-19 negli stabilimenti di Torino Mirafiori e Pratola Serra in provincia di Avellino e delocalizzerà la produzione di uno dei suoi modelli più significativi in termini di vendite in Polonia. In parole povere, ad agosto sono stati in molti a gioire perché Fca ha fatto sapere che aveva ottenuto il via libera dall'Istituto superiore della sanità per una produzione da 27 milioni di mascherine al giorno, quando con ogni probabilità era già chiaro ai vertici del gruppo che la prossima utilitaria Fiat sarebbe finita in Polonia, dove la manodopera è ben più economica. Così, Opel Corsa, Peugeot 208 e nuova Fiat Punto potranno contare sulla stessa ossatura. Ma soprattutto il mercato polacco potrà contare su una nuova opportunità di fare affari e di creare nuovi posti di lavoro. Con ogni probabilità, lo stabilimento polacco dove nascerà la prossima Punto sarà quello di Tichy, dove già vedono la luce Fiat 500 e Lancia Ypsilon. Del resto, nel patto con il premier Giuseppe Conte era previsto che il gruppo non procedesse a delocalizzazioni per i modelli in corso, non per quelli di futura produzione. Di certo il nostro Paese ha perso un'altra occasione: la velocità con cui il governo ha scelto di farsi garante del maxi prestito è stata tale che non abbiamo nemmeno pensato a chiedere in cambio la produzione di un modello da produrre nei nostri confini. Ora il rischio è insomma che gli oltre 60.000 professionisti che lavorano in Italia nel settore della componentistica possano perdere importanti contratti che potrebbero finire nelle mani (e nelle tasche) di aziende francesi. Se non altro questi timori sarebbero smentiti. Fca avrebbe già contattato gli stessi fornitori italiani che prima lavoravano facendo affidamento sulla piattaforma italiana. La verità è che al momento è tutto fermo. Le aziende italiane che prima lavoravano per produrre pezzi della compatta Fca ora sono in pausa su questo fronte e attendono di capire quali saranno gli sviluppi. Del resto, Fca ha precisato che il cambio di strategia non è dovuto alla fusione in corso con Psa, ma da accordi preesistenti all'unione dei due gruppi.Fatto sta che ora il timore è che questo rappresenti il primo passo da parte di Fca per lasciare il nostro Paese. Del resto, era già stato dato l'addio all'italianità del gruppo quando l'ex ad Sergio Marchionne decise di portare la sede del gruppo in Olanda e ora il matrimonio con Psa non lascia presagire nulla di buono in merito. Anche perché a guidare il nuovo colosso Stellantis sarà Carlos Tavares, che già oggi guida Psa. Non è un caso, infatti, che oltre alla prossima utilitaria di casa Fiat anche il nuovo suv compatto dell'Alfa Romeo, che si dovrebbe chiamare Tonale, verrà prodotto su pianale Psa e condividerà diverse componenti con la Peugeot 2008 e con l'Opel Mokka. Del resto il gruppo Fca si è sempre mostrato piuttosto indietro sull'elettrificazione dei propri modelli e aveva bisogno di un partner che potesse offrire una piattaforma «chiavi in mano» in modo da poter offrire in futuro anche una Punta elettrica e una suv Alfa Romeo elettrica. Nulla da dire, dunque, sul piano industriale. Il problema è che non pare una scelta molto felice chiedere garanzie allo Stato su un prestito da oltre sei miliardi per poi delocalizzare portando la produzione di un modello importante all'estero.Patti chiari e amicizia lunga: Fca realizza automobili e non mascherine. Che la produzione di presidi medico sanitari avvenga in Italia non è certo una brutta notizia. Ma non può bastare a rimpiazzare l'indotto generato da un modello venduto su scala internazionale e prodotto da mani polacche.
Franco Zanellato
Lo stilista Franco Zanellato: «Il futuro? Evolvere senza snaturarsi e non inseguire il rumore, ma puntare su qualità e coerenza. Nel 2024 abbiamo rinnovato il marchio partendo dal Dna. Il digitale non è più soltanto un canale di vendita».
C’è un’eleganza silenziosa nel successo di Zanellato. In un panorama della moda che cambia rapidamente, tra nuove sensibilità e mercati in evoluzione, il brand fondato da Franco Zanellato continua a crescere con coerenza e autenticità, restando fedele ai valori del Made in Italy e a un’idea di lusso discreto e consapevole. Partito da Vicenza, ha saputo trasformare l’azienda di guanti di famiglia, in un luxury brand conosciuto in tutto il mondo. L’iconica Postina, simbolo di una femminilità raffinata e senza tempo, oggi dialoga con tre nuove borse che ampliano l’universo creativo della maison, interpretando con linguaggio contemporaneo il concetto di «Arte e mestieri» che da sempre ne definisce l’identità. Una visione che piace e convince. A trainare questa crescita, il mercato italiano e la piattaforma e-commerce, ma soprattutto una strategia che mette al centro la ricerca, l’equilibrio tra tradizione e innovazione, e un dialogo sempre più diretto con le donne che scelgono Zanellato per ciò che rappresenta: autenticità, bellezza, rispetto dei tempi e dei gesti, una filosofia che unisce artigianalità e design contemporaneo sempre vincente. Ne abbiamo parlato con Franco Zanellato per capire come si spiega questo successo e quale direzione prenderà l’azienda nei prossimi anni.
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Proviene dal «maiale degli alberi»: dalle foglie alla corteccia, non si butta niente. E i suoi frutti finiscono nelle opere d’arte.
Due sabati fa abbiamo lasciato la castagna in bocca a Plinio il Vecchio e al fior fiore dell’intellighenzia latina, Catone, Varrone, Virgilio, Ovidio, Apicio, Marziale, i quali hanno lodato e cantato il «pane dei poveri», titolo ampiamente meritato dal frutto che nel corso dei secoli ha sfamato intere popolazioni di contadini e montanari.
Albert Bourla (Ansa)
Il colosso guidato da Bourla vende una quota della sua partecipazione nella casa tedesca. Un’operazione da 508 milioni di dollari che mette la parola fine sull’alleanza che ha dettato legge sui vaccini anti Covid.
Pfizer Inc vende una quota della sua partecipazione nella casa farmaceutica tedesca Biontech Se. Il colosso statunitense offre circa 4,55 milioni di American depositary receipts (Adr) tramite un collocamento accelerato, con un prezzo compreso tra 108 e 111,70 dollari per azione. L’operazione porterebbe a Pfizer circa 508 milioni di dollari, segnala la piattaforma di dati finanziari MarketScreener.
Da sinistra, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Maurizio Landini (Ansa)
Secondo uno studio, solo nel 2024 hanno assicurato all’erario ben 51,2 miliardi di euro.
A sinistra c’è gente come Maurizio Landini, Elly Schlein o l’immancabile duo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che si sgola per denunciare il presunto squilibrio della pressione fiscale che grava sui cittadini e chiede a gran voce che i ricchi paghino di più, perché hanno più soldi. In parole povere: vogliono la patrimoniale. E sono tornati a chiederla a gran voce, negli ultimi giorni, come se fosse l’estrema ancora di salvataggio per il Paese.






