2019-07-12
La Meloni demolisce Parenzo in tv: «Scrive balle su di me nel suo libro»
La leader di Fdi, in diretta tv, sbugiarda il tutore del politicamente corretto che, nel suo «I falsari» (titolo involontariamente autobiografico), ha manipolato un post sull'immigrazione attribuendole una frase del Pd.Giorgia Meloni incassa l'adesione del sindaco di Catania e dei suoi: «Nuova alleanza di centrodestra con la Lega e 5 anni di riforme».Lo speciale contiene due articoli.Ci sono generali che riescono ad attraversare conflitti mondiali senza sparare un colpo, centravanti capaci di uscire dal campo con i pantaloncini candidi anche se si è giocato nel fango, fedifraghi incalliti che dopo anni di svaghi riescono a mollare la moglie alla prima infedeltà subita. Sono i Grandi Professionisti, quelli che neppure barcollano laddove gli altri non solo cadono, ma spesso rovinano a terra senza un futuro. Ecco, il Grande Professionista del giorno è David Parenzo, padovano, 45 anni, pronipote di un eroe garibaldino. Tre generazioni di grandi avvocati in famiglia e poi arriva lui che invece ha capito tutto e coglie lo spirito del tempo: non essere esperto di nulla, ma chiacchierare di tutto. Molla i faticosi studi di codici e pandette, si dedica al giornalismo, che esercita in puro stile britannico al Foglio di Giuliano Ferrara e a Liberazione di Sandro Curzi, quotidiani che volano talmente alto che se l'Italia invade l'Austria lo sappiamo il giorno dopo. Però anche lì è una fatica, chiusure che possono arrivare quasi all'ora dell'aperitivo, riunioni verbose e fumose, visibilità non proprio commisurata all'ego ipertrofico che i giornalisti spesso si trascinano dietro. E allora Parenzo arriva alla tv, su La7, e si irradia su Radio24 con la Zanzara di Giuseppe Cruciani, dove fa l'opinionista e il tutore del politicamente corretto, il commentatore, il polemista, l'umorista, il tizio arguto che sdottoreggia sulla qualunque. L'importante, per un Grande Professionista del genere, è arrivare all'età della pensione con un registro perfettamente immacolato, almeno alla voce: «scoop» o anche solo «notizie trovate». Ma che cosa succede quando un Parenzo taglia la strada a una come Giorgia Meloni, che sta a lui come un manganello al cerchio dell'hula hoop, o se vogliamo essere più carini, come un torrone a un'Ile flottante? Succede un disastro senz'appello. L'altro giorno, l'ex leader della minoranza protetta di post fascisti della Garbatella è stata invitata da Luca Telese e dal Grande Professionista a In Onda, su La7. Non sappiamo dirvi perché, ma mentre Parenzo sgranava il consueto rosario di banalità «de sinistra», recitato però con la simpatia di un ragù di triglie non adeguatamente spinato, si vedeva la capa di Fratelli d'Italia con una strana espressione tipo sorcio in bocca. Se guardate il filmato sul web, noterete che è come in certi western in cui uno spaccone entra nel saloon con il suo pistolone e si avventa sul bancone con l'aria del nuovo sceriffo, ma non si accorge che tutto intorno hanno già armato i fucili e attendono solo il momento di mettere fine allo spettacolino. Ecco, la Meloni s'era proprio preparata da casa perché il Parenzo è anche scrittore di libri e ne ha appena pubblicato uno eurogiulivo, che l'ha pure chiamato così: I falsari. Cavolo, chissà chi avrà smascherato il Grande Professionista. Il sottotitolo invece è questo: «Come l'Unione europea è diventata il nemico perfetto per la politica italiana» (Marsilio editore). E vabbè, ma I falsari è un titolo un po' ambiziosetto, perché ricorda un capolavoro assoluto, pubblicato nel 1986 (ma ancora assai attuale) da Giampaolo Pansa: Carte false, in cui si analizzavano in modo impietoso i peccati del giornalismo italiano, spesso straccione, cortigiano, talvolta fieramente inaccurato. L'incipit era fulminante: «Carte false. Fare carte false. Spacciare carte false. Sempre di più, il giornalismo italiano mi appare così: un mestiere che non può, o non vuole, distinguere il falso dal vero, un mestiere che maneggia troppe carte truccate, un mestiere che tradisce se stesso». Nel 1986, la Meloni aveva solo 9 anni, ma prima di andare in trasmissione da Parenzo si è letta il suo libro e ha trovato che un post sull'immigrazione era stato manipolato pesantemente. E al momento giusto, cioè in diretta, lo ha lasciato in mutande. A pagina 107 di I falsari, succede che la leader di Fdi si sia imbattuta in un proprio virgolettato in cui si minaccia un mezzo ricatto all'Unione: «Se gli immigrati che arrivano in Italia non saranno distribuiti in Europa, allora taglieremo i fondi alla Ue». A noi non sembra poi tanto una brutta cosa, perché alla fine è giusto che ognuno raccolga ciò che ha seminato, ma non facciamo i politici e quindi fingiamo che sia una castroneria. Sicuramente non è una cosa da dire se vuoi sederti in certi circoli. Solo che la Meloni non l'ha mai detta e si accorge che quella frase l'ha detta il Pd, il quale, esattamente come Benito Mussolini, ogni tanto «ha fatto anche cose giuste». Così, quando Parenzo comincia a straparlare di immigrati, Meloni monta il fucile di precisione da killer è gli dà del «falsario», raccontando come ha manipolato il suo post. E qui, mentre Telese continua fare il giornalista e vuole sapere dalla Meloni con precisione qual è la falsità contenuta nel libro, Parenzo dà su la voce a tutti e tenta di evitare la figuraccia. Così si mette a ripetere in modo autistico due simil-concetti: «Non voglio fare pubblicità al mio libro qui nella nostra trasmissione» (un elegantone, non c'è che dire) e «Mi quereli, ne parliamo in tribunale» (e qui la schiatta di avvocati prevale sulla lunga gavetta da cronista). Ora, si vedranno sicuramente in tribunale, con i tempi della giustizia italiana, ma la figura di cavolo di un giornalista che prima scrive una falsità e poi tenta di chiudere la bocca a chi lo ha scoperto resta su internet a imperitura memoria. E ci ricorda che il Grande Professionista, presto o tardi, incontra sempre uno che è più professionista di lui. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-meloni-demolisce-parenzo-in-tv-scrive-balle-su-di-me-nel-suo-libro-2639168380.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-fratelli-ditalia-crescono-con-i-fuoriusciti-di-fi-e-puntano-al-voto-a-marzo" data-post-id="2639168380" data-published-at="1757606873" data-use-pagination="False"> I Fratelli d’Italia crescono con i fuoriusciti di Fi e puntano al voto a marzo «È sempre più blu» ma soprattutto sempre più attrattivo il partito di Giorgia Meloni, un partito verso il grande movimento dei conservatori e sovranisti, che piace ai delusi di Forza Italia, ai leghisti scettici, ai nostalgici di An e ai moderati del centrodestra e che ieri, a Catania ha visto incrementare la sua «campagna acquisti» con importanti adesioni. Salvo Pogliese, sindaco di Catania ed ex europarlamentare, con tutta la sua realtà, una realtà fatta di centinaia di amministratori; ma anche Guido Castelli, che è stato fino a due settimane fa è stato sindaco di Ascoli Piceno, figura di spicco dell'Anci; poi Fabio Callori, consigliere regionale dell'Emilia Romagna, e l'ex parlamentare nazionale, Basilio Catanoso hanno aderito a Fratelli d'Italia. Pogliese e Catanoso, sono fuoriusciti, non senza polemiche, da Forza Italia per contrasti già nelle candidature alle scorse europee ma anche per la linea del presidente dell'Assemblea regionale siciliana e responsabile di Fi in Sicilia, Gianfranco Miccichè. «Che siamo la seconda forza del centrodestra mi pare ormai un dato acclarato, non una cosa che facciamo contro qualcuno ma sicuramente la credibilità, la costanza, la coerenza, l'attenzione al territorio, il rispetto della meritocrazia di chi crea consenso sono dei tratti distintivi di Fratelli d'Italia, che hanno avvicinato tante brave persone che vogliono tornare a credere in una causa e tornare ad avere una casa. Per noi oggi questa è una manifestazione estremamente simbolica per le personalità di assoluto rilievo che scelgono di aderire a Fratelli d'Italia», ha detto entusiasta la Meloni. Un bel successo per la leader incassato all'ombra dell'Etna con i politici siciliani che alla Lega del vicepremier Matteo Salvini hanno preferito il partito della ex militante, come loro, di Alleanza nazionale. Peraltro proprio martedì scorso, il ministro dell'Interno è stato a Caltagirone per l'inaugurazione del nuovo commissariato e poi al Cara di Mineo per l'annunciata chiusura della struttura di accoglienza migranti, ma è saltato l'incontro previsto con il sindaco catanese. E non è servito a convincere Pogliese neanche l'impegno profuso dal sottosegretario leghista Stefano Candiani per salvare la sua Catania con 475 milioni di euro a fondo perduto, in arrivo a partire dalla fine del 2019, attraverso il Decreto crescita. Inoltre l'ingresso di Pogliese in Fdi (e diventano 6 i sindaci del partito della Meloni) coincide con un altro avvenimento che per forza di cose è destinato a mutare l'organigramma regionale del partito di Meloni. La manifestazione siciliana di ieri, ancora sulle note di È sempre più blu di Rino Gaetano che nell'ultimo anno è stato la colonna sonora delle iniziative organizzate da Fdi in giro per il Paese, è stata un'altra tappa importante del progetto conservatore e sovranista lanciato dalla Meloni che in meno di un anno ha visto crescere e allargare i confini di Fratelli d'Italia che nelle scorse europee si è attestato al 7% e che, secondo gli ultimi sondaggi, potrebbe «bastare» alla Lega per una nuova alleanza di centrodestra. «La finestra per andare a votare a marzo non è ancora chiusa e quindi vediamo… Certo è che io non ho fatto mistero di sperare nella possibilità che l'Italia torni al voto e che si possa dare con una maggioranza che ormai secondo tutti i sondaggisti sarebbe schiacciante, Fdi-Lega, una maggioranza capace di durare 5 anni, di avere i numeri per fare le riforme coraggiose di cui l'Italia ha bisogno, invece di stare a litigare su tutto e il contrario di tutto», ha auspicato Meloni.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».