Sembra che al governo avessero aperto una sorta di riffa. Scavallato novembre, alcuni esponenti dell’esecutivo hanno messo in fila tutti i venerdì dell’ultimo mese dell’anno e aperto le scommesse: quando cadrà il «telefonatissimo» sciopero generale di Landini contro la manovra? Cinque, dodici e diciannove di dicembre le date segnate con un circoletto rosso. C’è chi aveva puntato sul primo fine settimana disponibile mettendo in conto che il segretario questa volta volesse fare le cose in grande: un super-ponte attaccato all’Immacolata. Pochi invece avevano messo le loro fiches sul 19, troppo vicino al Natale e all’approvazione della legge di Bilancio. La maggioranza dei partecipanti alla serratissima competizione si diceva sicura: vedrete che si organizzerà sul 12, gli manca pure la fantasia per sparigliare. Tant’è che all’annuncio di ieri, in molti anche nella maggioranza hanno stappato: evviva.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Ansa)
Contratti in stallo dopo la decisione della Corte dei Conti. Salvini deciso: «Replicheremo alle motivazioni, l’opera si fa».
Maurizio Landini (Ansa)
Corteo anti legge di bilancio. La Cgil ha perso la spinta propulsiva su Gaza e ci riprova con l’economia: possibili chiusure contro le norme del governo. Ma gli autonomi l’hanno preceduta: serrata il 28 novembre.
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)
Urso: «Finalmente prevale la ragione, rivediamo le regole. Mi auguro che anche Spagna e Francia facciano come noi».
Sergio Mattarella (Ansa)
Nel dibattito sulla riforma dell’Onu e del diritto di veto, il presidente della Repubblica invita a rinnovare i meccanismi di governance per restituire credibilità all’organizzazione. Anche Meloni chiede cambiamenti, ma in chiave pragmatica e rispettosa della sovranità degli Stati.







