- Le difficoltà dell’economia americana e i nuovi dati negativi della Germania obbligano Francoforte a svoltare. Entro la fine del 2024 possibili tre sforbiciate che porterebbero il costo del denaro al 3,5%.
- L’«indice della paura» (Vix) arriva ai livelli Covid: tonfo dei mercati asiatici, Piazza Affari cede il 2,26%, spread a 152 punti. Bitcoin giù del 15%. Attesa per i conti Mp.
Le difficoltà dell’economia americana e i nuovi dati negativi della Germania obbligano Francoforte a svoltare. Entro la fine del 2024 possibili tre sforbiciate che porterebbero il costo del denaro al 3,5%. L’«indice della paura» (Vix) arriva ai livelli Covid: tonfo dei mercati asiatici, Piazza Affari cede il 2,26%, spread a 152 punti. Bitcoin giù del 15%. Attesa per i conti Mp. Lo speciale contiene due articoli.Sembra preistoria, ma solo una settimana fa il presidente della Fed, Jerome Powell, escludeva in modo categorico un taglio di 0,50 punti a settembre e a dir il vero non dava per certa neanche una sforbiciata più leggera. Il senso era: vediamo quello che succede con l’inflazione e con i fondamentali economici. Poi decideremo. Il problema è che in poche ore, le ultime, è successo di tutto. Innescate dai dati deludenti sulla disoccupazione Usa, le Borse hanno iniziato un lungo crollo che ormai va avanti da tre sedute. Lo spauracchio è rappresentato dai timori di recessione in America e dall’acuirsi del conflitto in Medio Oriente. Nulla che non si non si potesse prevedere prima. C’erano dei segnali. Eppure oggi sembra essere cambiato il mondo. Di fronte alle turbolenze gli operatori dei mercati sono arrivati a prezzare al 60% la probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base entro una settimana (oggi sono a quota 5,25-5,50%), cioè la possibilità che la Fed intervenisse d’urgenza. È vero che le posizioni nel corso di seduta si sono di parecchio ridotte, ma è anche la dimostrazione che la situazione è seria. E del resto un’azione d’urgenza, stile pandemia, avrebbe potuto creare un effetto panico. Quindi, meglio evitare. Anche se in Borsa è comunque diffusa la convinzione che la Fed agirà in fretta e in modo molto deciso. «Molti trader», evidenzia Bloomberg, «si attendono un taglio di 50 punti base a settembre e di altri 50 punti a novembre». Serve rimettere liquidità nel sistema, nella consapevolezza che i tassi sono rimasti alti per troppo tempo. «Il calo degli indicatori Pmi e soprattutto Ism Usa, a cui do più peso, si era già visto a giugno», spiega lo Chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano, «e poi ho visto ieri un ex membro autorevole della Fed, William Dudley, che ha parlato di un rallentamento forte, sottolineando che è inutile tenere tassi fermi fino a settembre. D’altra parte, queste trimestrali arrivano in un momento in cui, grandi gruppi come ad esempio Google o Apple non hanno la possibilità di incrementare piani di buyback (riacquisto di azioni proprie, ndr) e dividendi, dal momento che lo hanno già fatto nelle ultime due tornate di pubblicazioni di trimestrali. Ora è chiaro che se ti presenti senza buyback aggiuntivi, allora il mercato tende ad essere più esigente sul fronte utili». E i dati sui profitti sono stati in alcuni casi buoni ma non eccezionali.Insomma, alla base del tracollo delle Borse Usa c’è una motivazione micro da non sottovalutare, così com’è indubitabile che l’escalation del guerra in Medio Oriente e l’incertezza geopolitica abbia un peso, oltre che le turbolenze derivanti dal brusco apprezzamento dello yen. Ma è inutile girarci intorno: le preoccupazioni per la salute dell’economia americana stanno crescendo.«Mi aspetto comunque quattro tagli da parte della Fed», spiega ancora alla Verità l’analista, «la Fed poi potrebbe anche stoppare completamente il Quantitative Tightening (il mancato reinvestimento di titoli in scadenza nel portafoglio Fed, che comporta una rimozione del denaro dai mercati finanziari ndr) immettendo nuova liquidità nel sistema». Il punto è adesso cosa farà la Bce. O meglio, come si muoverà a settembre Christine Lagarde, criticata da mesi per una politica monetaria eccessivamente restrittiva: per curare l’inflazione (è l’accusa più frequente) sta mandando l’Europa in recessione. E del resto, i dati su Bruxelles sono tutt’altro che esaltanti. Francia e soprattutto Germania si sono trasformate da locomotive del Vecchio Continente a zavorre. Gli indici manifatturieri sono deboli e gli indicatori di fiducia in peggioramento. L’eventuale recessione americana, quindi, potrebbe rappresentare un colpo ferale. Non è un mistero che una fetta importante della crescita Ue dipenda dagli Stati Uniti. Il problema poi è che nell’Ue si passa da una recessione a un periodo di pace economica, ma una crescita sostanziosa come quella che ha caratterizzato gli Stati Uniti non c’è mai stata. Insomma, la Lagarde non avrà grandi margini. Inflazione o non inflazione a settembre (la riunione è prevista per il 12, mentre quella della Fed è prevista il 18) sarà costretta a ridurre i tassi di interesse per restituire fiato a imprese e famiglie. «La Banca Centrale Europea», spiega ancora Cesarano, «ha in questo momento tutti gli elementi per procedere a un taglio dei tassi. Il timore di fare una mossa azzardata e di non essere accompagnata dalla Fed, facendo quindi deprezzare l’euro e importando inflazione, oggi non esiste più. E poi sta peggiorando il contesto macroeconomico del Vecchio Continente con l’industria tedesca che continua a soffrire. Realisticamente da qui a fine possiamo attenderci altri tre tagli che porteranno il tasso sui depositi intorno al 3%». Il problema è che qui al 12 settembre manca più di un mese. E nelle prossime cinque settimane, l’incertezza continuerà a farla da padrona e i mercati, quindi, continueranno a ballare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-fed-prepara-maxi-taglio-2668902275.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-lascito-della-bidenomics-usa-vicini-alla-recessione-e-borse-globali-in-picchiata" data-post-id="2668902275" data-published-at="1722933817" data-use-pagination="False"> Il lascito della Bidenomics: Usa vicini alla recessione e Borse globali in picchiata È stata la fine delle illusioni. Una pietra tombale sui quattro anni di politica economica targata Biden. Un solo numero che riassume sentimenti e illusioni ormai in frantumi. L’indice Vix, altrimenti chiamato l’indice della paura è salito del 46% in una sola seduta. L’ultima volta era accaduto nella primavera 2020 quando il Covid chiuse il mondo. Questo articolo potrebbe anche finire qui. Serve poco altro per spiegare il terrore che ha attraversato le Borse di tutto il mondo. Dall’Asia agli Stati Uniti, passando per l’Europa, i mercati scontano un’inquietudine dovuta alle ansimanti trimestrali dei colossi della tecnologia (da Google ad Apple passando per Tesla). Ma soprattutto il deludente andamento dell’occupazione Usa (con 114.000 posti di lavoro creati contro una precedente media mensile di 215.000 e il tasso di disoccupazione che risale al 4,3%). Una statistica che prevale su ogni altra considerazione perché produce la fine di una speranza. E cioè che la crisi economica non fosse una tempesta ma solo un’increspatura come aveva ripetuto più volte la Casa Bianca. Tutto finito. Donald Trump polemizza con Kamala Harris: «Avete visto solo la prova generale di quello che accadrà se dovesse vincere». Piazza Affari cede il 2,26% a 31.293,52 punti. Lo spread tra Btp e Bund tedesco chiude a 151,7 punti con il rendimento del decennale italiano al 3,67% contro il 2,15% del riferimento tedesco. Vanno leggermente meglio le altre piazza europee: Parigi perde l’1,61%, Francoforte l’1,73% e Londra il 2,05%Il quadro attuale «assomiglia ad una tempesta perfetta, creata da dati economici deludenti, investitori troppo esposti e timori di sviluppi drammatici in Medio Oriente», scrivono gli analisti di Mps. «Nelle due settimane passate» proseguono, «due illusioni sono andate in frantumi. La prima a sfracellarsi al suolo è stata quella secondo cui il settore tecnologico Usa potesse proseguire la sua corsa senza sperimentare nel frattempo una seria correzione. La seconda illusione è caduta rovinosamente dopo i numeri del mercato del lavoro di venerdì». E allora ecco che negli Usa scatta il pressing sulla Fed per un taglio dei tassi straordinario e per un acquisto di emergenza di titoli del Tesoro, corredato di ragionamenti macro-economici che partono dal fatto che l’inflazione in tutto il mondo ha iniziato a diminuire, incoraggiando le banche centrali a iniziare a tagliare i tassi. La Banca del Canada li ha già ridotti due volte. Svizzera e Svezia una. La Bce ha dato una sforbiciata a giugno. La Banca d’Inghilterra ha fatto la sua prima mossa la scorsa settimana. La Federal Reserve ha sbagliato a non tagliare i tassi la scorsa settimana è la critica più diffusa a Wall Street. Le svendite non si limitano alle Borse: il Bitcoin è crollato del 15% a 51.600 dollari, cioè il livello più basso da fine febbraio. La criptovaluta più popolare al mondo è comunque ancora in rialzo di circa il 17% quest’anno, nonostante i colpi che ha subito negli ultimi giorni. Anche altre criptovalute hanno subito un forte calo, tra cui Ethereum (giù del 22%) e Solana (giù del 18%). Forti vendite anche su rame e argento, con cali fino al 4%, nel timore di un rallentamento dell’economia Usa in seguito ai deludenti dati Ism manifatturieri di luglio. L'indice Ism non manifatturiero invece è salito oltre le attese, segno comunque che il settore servizi - che vale tre quarti dell'attività economica - resta in espansione. Riduce le perdite, infine, il petrolio, che rivede i minimi da 7-8 mesi però con l'alta tensione in Medio Oriente, con rischi di conseguenze sul passaggio cruciale di Hormuz, si avvia a chiudere la seduta perdendo appena lo 0,5% dopo un forte recupero durante una giornata arrivata anche -3%. Peggio va il gas, in Europa, che lascia sul terreno il 2,8% circa ma si riprende dopo aver toccato anche il 5 per cento Che fare? Le speranze di Piazza Affari sono aggrappate alle banche. Una ripresa in grande stile del risiko allo sportello potrebbe ridare fiato all’indice considerato il peso del sistema finanziario nella composizione dell’indice. La partita, ovviamente si gioca intorno a Mps che questa mattina diffonde i dati del semestre. Gli analisti di Equita Sim non si attendono risultati esaltanti. Un margine di interesse nel secondo trimestre in calo dell’1% sul trimestre a 581 milioni di euro con una debolezza che dovrebbe proseguire nel resto dell’anno. Ricavi totali per 982 milioni (-3% sul trimestre e a +1% sull'anno) e un utile operativo a 512 milioni (-7% sul trimestre e -2% sull'anno). Websim Intermonte è un po’ più ottimista perché la banca dovrebbe pagare meno tasse in considerazione delle perdite accumulate negli esercizi passati.Ma tutti gli occhi sono puntati sulle prossime mosse del ministero dell’Economia che deve mettere sul mercato un’altra quota di azioni della banca: sia per fare cassa, sia per aderire all’impegno preso a Bruxelles. Il candidato principale all’acquisto resta il gruppo Unipol che, tuttavia ha smentito. Venerdì il gruppo assicurativo bolognese presenterà i conti del semestre. Difficilmente il presidente Carlo Cimbri potrà sottrarsi alle domande della comunità finanziaria.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.