2020-03-17
La bufala del «super effetto leva» serve a coprire la mancanza di soldi
Il Mef cerca di «moltiplicare» lo stanziamento di 25 miliardi dicendo che avrà ricadute per 350: ma è un gioco di prestigio retorico. Intanto, spunta l'ennesimo prestito ad Alitalia, a un passettino dalla nazionalizzazione.Non disturbate il manovratore, anzi cantate per lui. Sembra questo il messaggio -neanche troppo subliminale, ma ormai esplicito e scoperto - che giunge da Palazzo Chigi. E che viene rilanciato con zelo degno di un Cinegiornale.Anche ieri, un'altra giornata anomala, dopo i rinvii, le liti e il nulla di fatto del giorno precedente, nel mezzo di un impazzare incontrollato di bozze e anticipazioni. Ieri, Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri hanno dato vita a un inedito assoluto: una videoconferenza stampa mentre il Consiglio dei ministri era di fatto ancora aperto, e soprattutto senza nessun testo definitivo e ufficiale disponibile. Un modo evidente per «dare i titoli» ai media amici, incanalare il racconto sui binari scelti da Palazzo Chigi, ed evitare di sciogliere in pubblico i nodi più delicati.E, per sovrammercato, una furbata, un'arma di distrazione di massa: l'evocazione di un mitico «effetto leva» da 350 miliardi, come se le risorse messe in campo (inferiori o pari a 25 miliardi) fossero davvero in grado di innescare un circuito super virtuoso 14 volte più grande. Ecco le parole di Conte: «Una manovra economica da 25 miliardi di denaro fresco a beneficio di famiglie, imprese e lavoratori, che attiverà flussi per 350 miliardi». Il giochino - nemmeno troppo subliminale - è scoperto: Palazzo Chigi e Mef vogliono trasmettere l'illusione di essersi avvicinati al recente annuncio tedesco dei 550 miliardi, e hanno scelto di sparare una cifra (350 miliardi) percentualmente equivalente, rispetto al Pil italiano, a quella annunciata da Angela Merkel. Ma il bluff non regge. È vero che la Germania ha messo in campo essenzialmente garanzie, ma le cifre sono davvero di quella dimensione: 450 miliardi di garanzie a Kfw (che è l'equivalente tedesco della Cdp, ma con una ben nota peculiarità: i debiti che contrae, coperti da garanzia statale, non entrano nel conteggio del debito pubblico), più altri 100 miliardi che Berlino darà se necessario. Si può dire: anche in Germania non ci sono somme massicce per tagli di tasse o aumento di spesa per investimenti. Ma lì la mole delle garanzie è tale da determinare davvero, se non un «effetto leva», un efficace «effetto ombrello», nel senso della protezione. Qui invece l'esiguità dell'ombrello, l'assenza di investimenti, e soprattutto il mero differimento a fine maggio o a fine giugno di una scarica di adempimenti fiscali creerà all'inizio dell'estate un ingorgo impressionante, e una corda inevitabilmente destinata a stringersi al collo del contribuente. Ecco un elenco (forse incompleto): gli F24 saltati ieri, gli F24 di aprile, rottamazione, saldo e stralcio, cartelle, F24 di competenza, Imu, saldo e acconto di tasse e contributi del 2019. Proprio mentre le imprese avranno appena riaperto i battenti, con alle spalle due mesi di mancati incassi, dipendenti e fornitori da pagare, e così via. Morale: altro che «leva». Quel che si può tristemente immaginare è una gigantesca crisi di liquidità e un triste rosario di moratorie bancarie non concesse, rate saltate, segnalazioni alle centrali di rischio, affitti non pagati. Per non dire degli esiti peggiori: licenziamenti e fallimenti. Una delle poche cose concrete e positive che potrà sortire un qualche effetto visibile è l'operazione che coinvolge Cdp. Rispetto a 500 milioni stanziati dal Mef, Cdp metterà a disposizione un plafond per il rilascio di garanzie fino all'80% dei finanziamenti che verranno erogati, cosa che consentirà alle banche di concedere credito alle imprese (di medie e grandi dimensioni, in questo caso) fino a 10 miliardi. Invece, tra le misure minori, ha destato curiosità in molti osservatori l'inclusione nell'elenco delle imprese oggetto di tutela particolare, accanto - doverosamente - a quelle turistiche, di bar e ristorazione, dello spettacolo, delle fiere, dei trasporti (insomma, dei settori completamente travolti dall'emergenza), anche delle associazioni e società sportive. Il peso di Vincenzo Spadafora come uomo di collegamento tra grillini e Pd si avverte. Resta infine un altro capitolo, quello legato ad Alitalia, oggetto di incertezza da almeno 48 ore: non era chiaro se il governo volesse approfittare della crisi sanitaria per un altro (anomalo) intervento e per ulteriori iniezioni massicce di denaro dei contribuenti. La certezza definitiva si avrà solo con i testi finali, non essendo giunta una conferma esplicita dal ministero guidato da Stefano Patuanelli. Ma ieri indiscrezioni convergenti e non smentite parlavano di 600 milioni, in una prospettiva di nazionalizzazione e controllo pubblico. Ieri l'agenzia Reuters, nel confermare l'ipotesi, ha anche messo nero su bianco il fatto che Alitalia sarebbe in piena crisi di liquidità, pur avendo ricevuto a inizio anno circa 400 milioni. A questo punto, la domanda è duplice. Da un lato: quanto dureranno questi altri soldi? In quante settimane saranno bruciati? E dall'altro: non sarebbe più saggio usare questi 600 milioni per respiratori, mascherine, terapie intensive e allestimento immediato di nuovi ospedali?