2019-06-11
Johnson, euroscettico cosmopolita
Il potenziale premier britannico non è il folle sfasciacarrozze dipinto dai giornali, ma uno scrittore e giornalista di grande cultura. Che saprà realizzare una Brexit vera.Con ogni probabilità, il nuovo premier britannico e leader conservatore sarà Boris Johnson. Non ditelo ai giornaloni italiani, impegnati da anni a presentarlo come un fracassone, uno sfasciacarrozze, una macchietta. Per non dire (altra analogia con il trattamento mediatico riservato a Donald Trump) del sarcasmo riservato alla sua capigliatura. Sulla base di questi vaticini degli «esperti» mainstream, era fatale che Johnson si sarebbe trovato sulla strada del trionfo: e infatti oggi è l'uomo con più chance di entrare a Downing Street, e di realizzare una Brexit vera, quella voluta dalla maggioranza degli elettori Uk. No deal, nessun accordo con Bruxelles: con Parigi e Berlino che resteranno con un pugno di mosche in mano. In realtà, siamo davanti a una personalità complessa, singolare, interessantissima. Il suo profilo non ha i contorni di un neo isolazionismo, ma di un euroscetticismo colto e cosmopolita. Poliedrico scrittore e giornalista, prima inviato a Bruxelles del quotidiano inglese The Telegraph e poi direttore dello Spectator, è memorabile la sua galleria di articoli fiammeggianti contro l'euroburocrazia.Chi è, dunque, Boris Johnson? Un uomo di cultura europea: e che, proprio per questo, non ama questa Ue. Un uomo che conosce l'importanza della buona immigrazione: e che, proprio per questo, vuole regolarla e limitarla, affinché non diventi una valanga incontrollabile. Un intellettuale sofisticato: ma sempre popolare, mai pomposo e noioso. A questo retroterra, Johnson aggiunge un'energia personale e un tratto di stravaganza, di follia positiva, che lo rendono naturalmente popolare e diverso rispetto alle tradizionali figure politiche. Per conoscerlo meglio, la via maestra è leggere alcuni dei suoi nove libri, il più famoso dei quali è una splendida, calda e intelligente biografia di Winston Churchill (The Churchill factor, Il fattore Churchill, e la tesi sta nel sottotitolo del volume: How one man made history, Come un uomo fece la storia). Johnson ha mano felice, partendo dalla celebre riunione del gabinetto di guerra del maggio 1940 (durata tre giorni), nel descrivere la capacità di Churchill di capovolgere il corso delle cose. L'avanzata di Hitler sembra irrefrenabile. Sotto il tallone nazista, sono già cadute Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Norvegia, Danimarca, Olanda e Belgio. La Francia sta per capitolare. L'Italia è pronta a sostenere la Germania. La Russia si muove ancora nella logica del Patto Ribbentrop-Molotov. L'America è ancora distante dal conflitto. L'Inghilterra appare quindi isolatissima, fragile, senza alleati, con un destino segnato. Tutti vogliono l'appeasement, cioè un cedimento di fatto ai nazisti. Eppure Churchill tiene duro. E sappiamo come finirà la guerra, alcuni anni dopo.Altrettanto significativo è un altro volume di Johnson, del 2006, intitolato Il sogno di Roma. È - insieme - una godibilissima cavalcata divulgativa sulla storia di Roma, ma soprattutto un parallelo tra ciò che riuscì all'impero romano e ciò che non sta riuscendo all'attuale Ue: offrire un modello, una visione forte e unificante, un impero - appunto - in cui identificarsi potendo dire orgogliosamente:«Civis romanus sum».Johnson adora la storia di Roma, spiega che Roma era sin dall'inizio un'idea, per certi versi come l'America in epoca storica più recente. Johnson è straordinario quando afferma che Roma è un «antico specchio» in cui l'Occidente moderno si riflette. L'idea di Roma è nel nostro »inconscio profondo»: e via via papi (il Pontifex Maximus, non a caso), imperatori (da Carlo Magno a Napoleone) e nazioni (su tutte, gli Usa) si sono rispecchiati nelle sue regole, istituzioni, leggi, iconografia, acquedotti, mura, cercando insieme un'eredità nobile e una legittimazione. La stessa tensione tra repubblica e cesarismo, tra speranza democratica e verticalizzazione autoritaria, viene da lì.Siamo davanti a un intellettuale notevole, oltre che a un politico popolare. Sconsigliabile sottovalutarlo, consigliabile leggerlo e simpatizzare per lui.
Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)