
Nell’era post-Covid quasi una famiglia su tre ha visto peggiorare la propria situazione economica. Aumentano anche i nuclei che arrivano a fine mese con grande difficoltà. É il quadro a tinte fosche che emerge dal rapporto Bes 2021 «Il benessere equo e sostenibile in Italia» diffuso dall'Istat.
Unica magra consolazione: gli indicatori di benessere economico evidenziano uno scenario in lento miglioramento. Di certo il perdurare dell'emergenza sanitaria ha determinato nel 2021 un ulteriore aumento della quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all'anno precedente. Secondo l’Istat dal 29% del 2020 si arriva fino al 30,6% nel 2021, quasi cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 (25,8%). L’aumento è spalmato sulle tre ripartizioni geografiche, ma nel Centro e, soprattutto, nel Nord l'incremento più elevato si registra nel primo anno di pandemia. Nel Mezzogiorno, invece, soprattutto nel secondo anno. Inoltre lo scorso anno il reddito disponibile delle famiglie e il potere d'acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi. La crescita sostenuta dei consumi finali ha però generato una flessione della propensione al risparmio che non è tornata ai valori pre-pandemia. D
all’indagine Istat emerge inoltre che buona parte delle famiglie ritiene che il Covid-19 ha comportato una perdita di reddito per il proprio nucleo familiare (32,9%, 32,1% e 28,1%, rispettivamente in Centro, Mezzogiorno e Nord), Inoltre l'11,3% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto bisogno di ricorrere ad aiuti economici da parte di familiari o parenti - comportamento diffuso più tra le famiglie del Mezzogiorno (12,9%) e del Centro (11,9%) che tra quelle del Nord (9,9%). Il 9% delle famiglie ha chiesto prestiti o finanziamenti bancari (più di frequente nel Nord, con 9,5%, e nel Centro, con 9,3%, rispetto all'8,1% registrato nel Mezzogiorno). La percentuale di coloro che vivono in famiglie dove gli individui hanno lavorato per meno del 20% del proprio potenziale è stata dell'11%, in crescita rispetto al 10% del 2019.
Inoltre, una quota pari al 9% di persone, ha ammesso di arrivare a fine mese con grande difficoltà. La percentuale è in aumento rispetto al 2019 quando era pari all'8,2 per cento. Anche gli individui che vivono in famiglie con una situazione di grave deprivazione abitativa crescono dal 2019 al 2020, passando dal 5% al 6,1%. Risulta invece stabile il rischio di povertà (20% degli individui da 20,1% nel 2019). Per il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il rapporto Istat inquadra «una situazione ancora diversa e temo ancora più critica rispetto a quella che abbiamo ereditato nei due anni di pandemia». Per il ministro siamo di fronte ad un contesto straordinario che impone scelte coraggiose e cambi di paradigma di politica industriale e nella strumentazione per rispondere agli shock». Il numero uno del Mise ha detto di star lavorando «ad un nuovo assetto di politica industriale che valorizzi i fattori produttivi del paese e non le semplici produzioni di rendita».
Non si ferma lo scontro tra Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci e il Garante della privacy. Anche questa settimana, alla vigilia della puntata di stasera, l’Autorità di controllo ha chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda di un servizio sulle attività del Garante. Report ha infatti pubblicato sui social una clip con l’anticipazione di un’inchiesta sull’istruttoria portata avanti dal Garante della privacy nei confronti di Meta, relativa agli Smart glass, gli occhiali da sole che incorporano due obiettivi in grado di scattare foto e registrare filmati. Il servizio di Report punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio dell’Autorità Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia, «prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni».
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.













