Salari pubblici verso aumenti del 13% con i fondi del governo e senza la Cgil
2025-11-07
Politica e affari
Nell’era post-Covid quasi una famiglia su tre ha visto peggiorare la propria situazione economica. Aumentano anche i nuclei che arrivano a fine mese con grande difficoltà. É il quadro a tinte fosche che emerge dal rapporto Bes 2021 «Il benessere equo e sostenibile in Italia» diffuso dall'Istat.
Unica magra consolazione: gli indicatori di benessere economico evidenziano uno scenario in lento miglioramento. Di certo il perdurare dell'emergenza sanitaria ha determinato nel 2021 un ulteriore aumento della quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all'anno precedente. Secondo l’Istat dal 29% del 2020 si arriva fino al 30,6% nel 2021, quasi cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 (25,8%). L’aumento è spalmato sulle tre ripartizioni geografiche, ma nel Centro e, soprattutto, nel Nord l'incremento più elevato si registra nel primo anno di pandemia. Nel Mezzogiorno, invece, soprattutto nel secondo anno. Inoltre lo scorso anno il reddito disponibile delle famiglie e il potere d'acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi. La crescita sostenuta dei consumi finali ha però generato una flessione della propensione al risparmio che non è tornata ai valori pre-pandemia. D
all’indagine Istat emerge inoltre che buona parte delle famiglie ritiene che il Covid-19 ha comportato una perdita di reddito per il proprio nucleo familiare (32,9%, 32,1% e 28,1%, rispettivamente in Centro, Mezzogiorno e Nord), Inoltre l'11,3% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto bisogno di ricorrere ad aiuti economici da parte di familiari o parenti - comportamento diffuso più tra le famiglie del Mezzogiorno (12,9%) e del Centro (11,9%) che tra quelle del Nord (9,9%). Il 9% delle famiglie ha chiesto prestiti o finanziamenti bancari (più di frequente nel Nord, con 9,5%, e nel Centro, con 9,3%, rispetto all'8,1% registrato nel Mezzogiorno). La percentuale di coloro che vivono in famiglie dove gli individui hanno lavorato per meno del 20% del proprio potenziale è stata dell'11%, in crescita rispetto al 10% del 2019.
Inoltre, una quota pari al 9% di persone, ha ammesso di arrivare a fine mese con grande difficoltà. La percentuale è in aumento rispetto al 2019 quando era pari all'8,2 per cento. Anche gli individui che vivono in famiglie con una situazione di grave deprivazione abitativa crescono dal 2019 al 2020, passando dal 5% al 6,1%. Risulta invece stabile il rischio di povertà (20% degli individui da 20,1% nel 2019). Per il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il rapporto Istat inquadra «una situazione ancora diversa e temo ancora più critica rispetto a quella che abbiamo ereditato nei due anni di pandemia». Per il ministro siamo di fronte ad un contesto straordinario che impone scelte coraggiose e cambi di paradigma di politica industriale e nella strumentazione per rispondere agli shock». Il numero uno del Mise ha detto di star lavorando «ad un nuovo assetto di politica industriale che valorizzi i fattori produttivi del paese e non le semplici produzioni di rendita».
Sta per finire quella che tra il serio e il faceto nelle stanze di Palazzo Vidoni, ministero della Pa, è stata definita come la settimana delle firme. Lunedì è toccato ai 430.000 dipendenti di Comuni, Regioni e Province che grazie al rinnovo del contratto di categoria vedranno le buste paga gonfiarsi con più di 150 euro lordi al mese. Mercoledì è stata la volta dei lavoratori della scuola, 1 milione e 260.000 lavoratori (850.000 sono docenti) che oltre agli aumenti di cui sopra porteranno a casa arretrati da 1.640 euro per gli insegnanti e 1.400 euro per il personale Ata (amministrativi tecnici e ausiliari). E il giorno prima, in questo caso l’accordo era stato già siglato qualche mese fa, la Uil aveva deciso di sottoscrivere un altro contratto, quello delle funzioni centrali (chi presta opera nei ministeri o nell’Agenzia delle Entrate), circa 180.000 persone, per avere poi la possibilità di sedersi al tavolo dell’integrativo.
Improvvisamente, dopo anni di governi dell’austerity, in cui stringere la cinghia era considerato buono e giusto, la sinistra scopre che il controllo del deficit, il calo dello spread e il minor costo del debito non sono un valore. Così la legge di Bilancio, orientata a un difficile equilibrio tra il superamento della procedura d’infrazione e la distribuzione delle scarse risorse disponibili nei punti nevralgici dell’economia puntando a far scendere il deficit sotto il 3% del Pil, è per l’opposizione una manovra «senza ambizioni». O una strategia per creare un tesoretto da spendere in armi o per la prossima manovra del 2027 quando in ballo ci saranno le elezioni, come rimarcato da Tino Magni di Avs.
Pasquale Striano e Antonio Laudati verso il processo. Assieme a tre cronisti di «Domani» risponderanno di accessi abusivi alle banche dati. Carroccio nel mirino: «attenzionati» tutti i protagonisti del Metropol, tranne uno: Gialuca Meranda.
Quando l’ex pm della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati aveva sollevato la questione di competenza, chiedendo che l’inchiesta sulla presunta fabbrica dei dossier fosse trasferita da Perugia a Roma, probabilmente la riteneva una mossa destinata a spostare il baricentro del procedimento. Il fascicolo è infatti approdato a Piazzale Clodio, dove la pm Giulia Guccione e il procuratore aggiunto Giuseppe Falco hanno ricostruito la sequenza di accessi alle banche dati ai danni di esponenti di primo piano del mondo della politica, delle istituzioni e non solo. Il trasferimento del fascicolo, però, non ha fermato la corsa dell’inchiesta. E ieri è arrivato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.
