2020-12-13
Italia prima in Europa per vittime, eppure il governo e i tecnici fanno spallucce
Gianni Rezza e Silvio Brusaferro minimizzano il report Oms, Roberto Speranza tace. Ma l'assenza di un piano pandemico ci è costata 10.000 morti. Finalmente adesso possiamo dire che Giuseppe Conte e la truppa giallorossa avevano ragione: siamo in primi in Europa. Lo siamo davvero, lo dimostrano i dati. Purtroppo, sono i dati relativi ai decessi. Ieri i morti italiani (calcolati a partire da marzo) sono arrivati all'orribile cifra di 64.036. Con questo risultato abbiamo superato persino il Regno Unito, fermo a 64.026 pur avendo quasi 8 milioni di abitanti in più.Con tutta probabilità, non saremmo mai arrivati a una simile ecatombe se, all'esplosione del Covid, avessimo avuto un piano pandemico aggiornato, cosa che ci avrebbe consentito di organizzare meglio il sistema sanitario e di offrire una risposta rapida e pronta all'incedere del virus. Invece il nostro piano pandemico era fermo al 2006, ed era stato semplicemente copiato e incollato senza alcuna modifica nel 2017. Che le cose siano andate così lo hanno dimostrato vari documenti, tra cui il famoso report realizzato dal ricercatore dell'Oms Francesco Zambon assieme ad altri validi colleghi. Questa relazione, come sappiamo, è stata pubblicata e subito ritirata a seguito di pesanti pressioni che, secondo lo stesso Zambon, sarebbero arrivate da Ranieri Guerra, vicedirettore generale dell'Oms per le iniziative strategiche nonché ex direttore generale per la prevenzione del ministero della Salute tra il 2014 e il 2017. Su questa vicenda, tuttavia, il governo continua a tacere o, peggio, a raccontare bugie. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, giovedì sera si è presentato a Porta a porta e ha cercato di liquidare tutto sostenendo che l'assenza di un piano non avrebbe fatto differenza. Ma a smentirlo ci ha pensato, venerdì, un articolo del quotidiano britannico Guardian in cui si poteva leggere, testualmente: «L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stata accusata di aver cospirato con il ministero della Salute italiano per rimuovere un rapporto che rivelava la cattiva gestione del Paese all'inizio della pandemia di coronavirus e la cui pubblicazione aveva lo scopo di prevenire morti future». L'articolo ha fatto il giro del Vecchio Continente, ma Speranza ha evitato di commentarlo. Per lui la questione si è chiusa con il giochino delle tre carte catodico sull'inutilità del piano pandemico. A parlare sono stati, ieri, alcuni alti dirigenti della sanità italiana. I quali sembrano più interessati a sminuire e insabbiare che a fare chiarezza. «Il rapporto Oms non mi sembra contenesse particolari elementi critici per quello che è accaduto quest'anno. Segnalava semmai eventuali carenze per quanto accaduto in passato, si poteva dare una risposta più rapida. Non ho trovato elementi tali per cui fosse necessaria una censura. Se ciò fosse avvenuto mi meraviglierebbe». Così ha parlato il direttore generale del Dipartimento di prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Il messaggio è morbido ma chiaro: nel documento stilato dai ricercatori dell'Oms per esaminare la gestione italiana della pandemia non c'era nulla di particolarmente duro nei confronti del governo e dei vertici sanitari. Secondo Rezza, gli eventuali nodi riguardavano tutti «eventuali carenze verificatesi in passato e il fatto che una maggiore preparazione, non solo dell'Italia ma anche di altri Paesi, avrebbe potuto in qualche modo determinare una risposta più rapida». Se il direttore generale per la prevenzione del ministero ha minimizzato, il direttore generale dell'Iss, Silvio Brusaferro, ha assunto l'atteggiamento di chi cade dal pero: «L'Istituto superiore di sanità (Iss) è venuto a conoscenza del rapporto dell'Oms il giorno in cui è stato pubblicato e non ha espresso giudizi di alcun tipo. Abbiamo accolto con una certa sorpresa la pubblicazione del rapporto senza che ne fosse data informazione».Vediamo di riepilogare. Il direttore dell'Iss dice che lui non sapeva nulla del report dell'Oms. Il direttore generale per la prevenzione del ministero dice che nel report dell'Oms non c'era nulla di imbarazzante per l'Italia. Il ministro della Salute ribadisce che quel report non era così pericoloso da meritare la censura. A sentire questi signori, sembra che la storia del documento dell'Oms fatto sparire sia un castello di carte destinato a crollare, una bolla giornalistica. Peccato che le cose stiano diversamente, per due ragioni. 1) Che il report dell'Oms non contenesse «particolari elementi critici» è falso. Il report, in effetti, era molto più morbido di quanto - secondo gli esperti - avrebbe potuto essere. Tuttavia parlava esplicitamente di una gestione iniziale della pandemia caotica e disordinata. E, senza infierire troppo, certificava che il piano pandemico dell'Italia risaliva al 2006 ed era stato ripresentato (uguale) nel 2017. 2) Che l'assenza di un piano pandemico aggiornato non abbia influito sull'impatto della pandemia è falso. Esperti qualificati come Pier Paolo Lunelli e Stefano Merler (quest'ultimo arruolato poi dal ministero) hanno detto e ripetuto che, se avessimo avuto uno scudo efficiente (cioè aggiornato al più tardi nel 2014) avremmo evitato migliaia di morti, 10.000 almeno.La Procura di Bergamo sta lavorando proprio su questi temi. Da settimane chiede di poter ascoltare Francesco Zambon. Quest'ultimo è più che disposto a parlare, ma né lui né altri ricercatori hanno potuto incontrare gli inquirenti, perché l'Oms ha deciso di far valere l'immunità diplomatica.Ed ecco il risultato: il governo non risponde sul piano pandemico. I vertici della sanità dicono di non aver richiesto alcuna censura, perché non ne avevano motivo. I pm non possono sentire i ricercatori che sarebbero in grado di fornire materiale utile a smentire sia il governo sia i dirigenti sanitari. Tutta l'attenzione si concentra su Ranieri Guerra, che potrebbe fungere da utile capro espiatorio o uscire indenne da tutto. E alla fine la «verità accertata» sarà una sola: che se i morti sono stati così tanti la colpa è dei negazionisti e delle discoteche.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti
Charlie Kirk (Getty Images)