
Per salvare la poltrona, il presidente della Figc, dopo il disastro di Oslo, caccia il tecnico che dà l’annuncio in lacrime. Piace Ranieri, ma è legato alla Roma. Pioli è l’altro nome.«È la città che licenzia l’allenatore, il presidente gli dà solo la cattiva notizia». La massima di Alex Ferguson va aggiornata in due punti: questa volta è un intero Paese a farlo e il presidente non ha neppure il coraggio di esonerarlo in pubblico. Il finale di partita di Luciano Spalletti è surreale: mentre Gabriele Gravina tiene una conferenza stampa al miele a Parma («Non c’è spaccatura, lui è un signore e va difeso a spada tratta»), il ct si siede davanti ai giornalisti e annuncia: «Sono stato esonerato. Non avevo alcuna intenzione di lasciare, avrei preferito rimanere al mio posto a lavorare. Non crolla il mondo se perdi una partita. Ma esonero è, ne prendo atto».Sembra il terzo tempo della partita con la Norvegia, puro caos. Ma le parole del tecnico sono inequivocabili, con una conseguenza ancora più delirante: questa sera contro la Moldavia a Reggio Emilia (Rai 1, ore 20.45), Spalletti guiderà l’armata brancaleone azzurra da silurato, affronterà il suo miglio verde con animo sospeso. E sarà interessante capire quale potrà essere la sua influenza sui giocatori in quella che si preannuncia (pur contro un team di dopolavoristi) una sfida decisiva per non rischiare di perdere il terzo Mondiale consecutivo. Dopo il tracollo di Oslo non c’era il tempo per fare diversamente, ma lo scenario onirico rimane. È lo stesso Spalletti a entrare nel dettaglio della decisione: «Devo prendere atto del percorso e dei risultati che non sono venuti. Amo questa maglia e questi calciatori, anche se nella mia gestione li ho visti spesso sottotono. Sono dispiaciuto di me stesso. Accettando la Nazionale sapevo che ci sarebbero stati momenti difficili prima di diventare un corpo unico con la squadra. Non ci sono riuscito e ho creato problemi al movimento, sono deluso da me stesso. Ero e sono ancora convinto che questa Italia andrà ai Mondiali. Ora dobbiamo giocare una partita degna di quelli che siamo». Frecciata finale: «Se i giocatori facessero una buona prestazione e continuassero ad essere chiamati in maglia azzurra, vorrebbe dire che ho scelto il gruppo giusto e sbagliavo io come allenatore». Poi, con dignitosa rassegnazione e gli occhi pieni di lacrime, il tecnico che solo due anni fa vinse con il Napoli uno scudetto da dominatore si alza e se ne va.Spalletti è stato cacciato dalla nazione social, dal circo mediatico e dalla rivolta della rete, nel nome di quel «Digito ergo sum» che ha mandato in soffitta Cartesio. Soprattutto, il ct è stato cacciato per salvare ancora una volta la poltrona del presidente Gravina, che dopo aver preso atto dell’indignazione generale ha deciso di offrirlo in pasto ai leoni come vittima sacrificale. Dopo i disastri degli ultimi anni dovrebbe andarsene anche lui, essere accompagnato alla porta dagli uscieri di Coverciano, ma se ne guarda bene. Preferisce continuare a camminare sul filo come un equilibrista: «Non riesco a pensare a un’Italia senza il Mondiale ma non mi dimetto. Il 99% dei delegati mi ha rinnovato la fiducia solo qualche mese fa, non vedo possibilità di mollare in un momento così delicato. Gli attacchi contro di me sono strumentali». Poi si trincera dietro una motivazione imbarazzante: «In fondo abbiamo vinto il premio Burlaz», che l’Uefa attribuisce a chi conquista trofei giovanili. Evocato così, oggi, sembra che abbia una zeta di troppo.Il responsabile numero uno del disastro avrà l’impegno di far ripartire la macchina, pessimo segnale. Dovrà scegliere il nuovo commissario tecnico, destinato a sedere in panchina il 5 settembre contro l’Estonia. C’è un pretendente forte, voluto dalla gente e pure titolare di un’autocandidatura: Claudio Ranieri. Un anno fa, quando si ritirò dal calcio una prima volta, l’allenatore romano (73 anni) disse: «Come ultimissima cosa mi piacerebbe allenare una Nazionale. Ho detto una nazionale, eh, non la Nazionale». Era comunque un avviso ai naviganti. Anche se il tecnico non vorrebbe farsi coinvolgere nel caos. Dopo l’arrivo di Gian Piero Gasperini alla Roma, Ranieri è ufficialmente consulente di Dan Friedkin. Nulla di più labile, infatti trapela l’indiscrezione che il proprietario del club sia propenso a non intralciare il suo percorso verso la panchina dell’Italia. L’unica alternativa (a meno di un clamoroso ritorno di Roberto Mancini) è Stefano Pioli. Ora allena l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, ma ha fatto sapere di non poterne più né dell’Arabia Saudita, né del vecchio fuoriclasse. Non potrà sganciarsi prima del 10 luglio per via di imposizioni fiscali. Un dettaglio visto che, dopo stasera, la corsa al Mondiale riparte a settembre. Sembra tutto così lontano, mentre domina l’azzurro tenebra.
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