2024-11-01
Italia a crescita zero per colpa della Bce. Ora Panetta avverte: «Tassi giù subito»
Abbiamo l’inflazione più bassa dell’Eurozona ma la Lagarde tiene alti i tassi. Ok per la Germania, per noi una zavorra.L’ambizione dell’Italia come locomotiva d’Europa è durata poco. Il risveglio è stato brusco e improvviso tanto da cogliere di sorpresa anche il capo della Stato. Due giorni fa, infatti, alla cerimonia per i nuovi Cavalieri del lavoro, parlava ancora del «miracolo» italiano accusando le agenzie di rating di non essere state tempestive nel cogliere i segnali del cambiamento. Peccato che, mentre Sergio Mattarella parlava, l’Istat annunciava lo stop: con la fine dell’estate è andata via anche la crescita e siamo tornati a un’economia a somma zero. A rendere ancora più amaro il risveglio contribuisce il mercato del lavoro. A settembre, infatti, sono stati persi 63.000 posti, un dato preoccupante legato soprattutto alle difficoltà del settore auto con la crisi di Stellantis. A soffrire maggiormente, infatti è la manifattura come dimostra il calo del 3,2% della produzione industriale. Il calo registrato dall’Istat ha fatto scendere gli occupati sotto la soglia dei 24 milioni (23.983.000). Tuttavia il tasso di disoccupazione rimane stabile al 6,1%.Questi dati delineano un contesto complesso. Il mercato del lavoro mostra segni di fragilità in alcune fasce, ma presenta anche segnali di forza in altre. Rispetto a settembre dell’anno scorso, gli occupati sono 301.000 in più, sintesi dell’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+331.000) e degli autonomi (+81.000) e del calo dei contratti a termine (-110.000). Il confronto tra il terzo e il secondo trimestre 2024 mostra un incremento di occupati dello 0,4% (pari a +84.000). Ma c’è di più: l’inflazione che in Italia, nonostante il piccolo aumento allo 0,9% risulta la più bassa di tutta l’Eurozona. La Germania sta al 2,4% e la Francia al 2% così come la media di tutto il blocco che raggruppa la moneta unica. In questo contesto, la Banca centrale europea si trova di fronte a una scelta cruciale riguardo ai tassi di interesse. Averli fatti scendere con tanta lentezza ha finito per penalizzare l’Italia. Famiglie e imprese pagano il differenziale più alto in termini reali (differenza fra tasso d’inflazione e tassi d’interesse). Quindi avremmo bisogno di un ribasso molto veloce del costo del denaro per restituire slancio alla nostra economia. La Bce, invece, si muove con molta prudenza. Più attenta alle necessità della Germania che ancora non ha raggiunto l’obiettivo del 2%.Di questa asimmetria si è fatto portavoce il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nel corso dell’intervento alla Giornata del risparmio. Ha spiegato che, nonostante i tre tagli effettuati dalla Bce a partire dall’estate, le condizioni monetarie rimangono restrittive, e richiedono ulteriori riduzioni. «Con il rientro dell’inflazione» ha spiegato «occorre attenzione alla fiacchezza dell’economia reale». Vuol dire che i riflettori devono essere concentrati sulla crescita quasi a voler suggerire un prossimo taglio di -0,5% e non dell’atteso -0,25%. Tanto più che la stessa Christine Lagarde ha condiviso preoccupazioni simili, sottolineando che «lo stallo dell’Europa è una realtà» anche se non vede una recessione alle porte. Panetta è stato molto più deciso: «In assenza di una ripresa sostenuta, si corre il rischio di spingere l’inflazione ben sotto il 2%. Una situazione che la politica monetaria faticherebbe a contrastare». Il governatore non l’ha sottolineato in maniera evidente, ma è chiaro il riferimento alla situazione italiana dove l’inflazione da quasi un anno è attorno all'1% mentre fino a giugno il costo del denaro era superiore al 4% e adesso - dopo tre tagli dei tassi - siamo di poco sopra il 3%. In pratica l’effetto tassi è di oltre due punti percentuali più alto nei confronti del carovita. Insomma la stretta continua e infatti il Pil ha segnato crescita zero nel terzo trimestre.In gioco, alla Bce, c’è la decisione se tagliare di mezzo punto o di uno 0,25 al direttivo del 12 dicembre. Poi c’è il dopo: se portare il «tasso terminale» a un livello neutrale (calcolato al 2,25% circa) e a che velocità arrivarci. Dipenderà dall’inflazione, che dovrebbe salire per motivi statistici a fine anno, prima di assestarsi intorno al 2% nel 2025. E dalla crescita, dove evidentemente il governatore vede motivi di ottimismo. La crescita dell’area euro è tornata ai massimi di due anni allo 0,4% nel terzo trimestre, la Germania è tornata a crescere dello 0,2%, la Francia dello 0,4 e la Spagna dello 0,8%. Ma l’Italia al contrario è tornata alla crescita zero, come non accadeva da fine 2020. «L’economia europea rimane fiacca; pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venir meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi. L’economia italiana ne sta risentendo», dice Panetta. Sullo sfondo la necessità di rilanciare le riforme. La Germania non ha superato la sfida strutturale alla sua economia. L’Italia si è fermata anche se riceve ancora lo stimolo del Pnrr. In molti avvertono che la crescita frenerà ancora una volta esaurita la spinta degli aiuti Ue. «Il governo», avverte Panetta, «ha una responsabilità importante per dare credibilità al progetto europeo, realizzando gli investimenti e le riforme previsti dal Pnrr, riducendo il debito pubblico e affrontando con decisione i nodi irrisolti». Ossia «scarsa innovazione e pochi investimenti, un sistema produttivo frammentato e orientato verso comparti tradizionali, le carenze della pubblica amministrazione e delle infrastrutture, la bassa partecipazione al mercato del lavoro».
Ecco #DimmiLaVerità del 9 settembre 2025. Il deputato di Azione Fabrizio Benzinai commenta l'attacco di Israele a Doha, la vicenda di Flotilla e chiede sanzioni nei confronti dei ministri di Israele.
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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