2025-10-25
Asse Merz-Meloni contro le follie verdi. Ma a Berlino pesa il ricatto socialista
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)
Urso: «Finalmente prevale la ragione, rivediamo le regole. Mi auguro che anche Spagna e Francia facciano come noi».L’alleanza tra Roma e Berlino per stoppare il Green deal, o quanto meno addolcirne le regole più assurde, potrebbe rappresentare una svolta decisiva. Come vi abbiamo raccontato ieri, il cancelliere tedesco Friedrich Merz in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles è sbottato contro il voto del Parlamento europeo che pochi giorni fa ha bocciato un pacchetto omnibus che comprendeva tra l’altro la revisione in termini semplificativi della direttiva Csddd sugli obblighi di due diligence. Si tratta di una normativa che obbliga le imprese europee a un lavoro di identificazione e prevenzione rispetto agli impatti negativi sui diritti umani, ad esempio lo sfruttamento del lavoro minorile, e sull’ambiente nelle proprie attività e lungo l’intera catena di fornitura. In soldoni: un’azienda tessile italiana che importa un qualsiasi componente dei suoi prodotti da una nazione asiatica dovrebbe controllare che l’azienda che produce quelle componenti non sfrutti il lavoro minorile e sia in regola con le emissioni. Principio nobilissimo, ma di impossibile applicazione: è surreale immaginare che un imprenditore italiano (o francese, o spagnolo, o tedesco) possa avere gli strumenti per compiere queste verifiche. Il Parlamento europeo ha bocciato la revisione della norma e Merz si è imbufalito: «È un errore fatale», ha detto il cancelliere, «e deve essere corretto. Ora dobbiamo discutere di nuovo con i gruppi politici del Parlamento europeo su come procedere», ha aggiunto Merz, «ma le cose non possono rimanere così come sono. Abbiamo bisogno di decisioni molto rapide nell'Unione europea per ripristinare la competitività dell'industria europea che attualmente stiamo perdendo drasticamente». Che l’Italia sia schierata fermamente contro le follie è un dato acquisito. Ieri il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato positivamente la posizione di Merz: «Finalmente prevale la ragione. Mi auguro», ha sottolineato Urso, «che anche Spagna e Francia facciano come noi, come stanno facendo Germania e altri Paesi europei, perché è il momento della decisione. È il momento di rivedere in maniera radicale le regole del Green deal coniugando al meglio lo sviluppo industriale e sociale del continente con la sostenibilità ambientale. Finalmente prevale la ragione», ha aggiunto Urso, «prevale il pragmatismo, la flessibilità, la concretezza e la visione del governo italiano». L’auspicio di Urso però deve fare i conti con una realtà politica inequivocabile: quello italiano è un governo che si fonda su una maggioranza solida, di centrodestra, e che se Forza Italia fa parte del Partito popolare europeo non manca mai di esprimersi contro il fondamentalismo ambientalista. In Germania, però, le cose non stanno così: pensate che già sul rinvio della scadenza del 2035 per la produzione di motori a scoppio in Europa il cancelliere Merz deve fare i conti con il suo ministro dell’Ambiente, il socialista Carsten Schneider, che invece non vuole spostare la data. Ma c’è in agguato un altro pericolo: a partire dal 30 dicembre 2025 per le grandi imprese e dal 30 giugno 2026 per le piccole, salvo interventi entrerà in vigore la direttiva sulla deforestazione, che impone agli imprenditori di garantire che determinate materie prime e determinati prodotti venduti nell’Ue o esportati dall’Ue siano a deforestazione zero. Sono compresi i prodotti fabbricati a partire da bovini, legno, cacao, soia, olio di palma, caffè, gomma e alcuni dei loro prodotti derivati. Che significa deforestazione zero? Che nessun prodotto venga realizzato utilizzando un materiale ad esempio il legno, la cui produzione abbia causato deforestazione o degrado forestale; che siano stati prodotti nel rispetto della legislazione pertinente del Paese di produzione e siano oggetto di una dichiarazione di dovuta diligenza. Insomma, un’azienda che produce mobili di legno deve essere certa che lo stesso legno che utilizza non provenga da parti del mondo soggetti a deforestazione o degrado forestale dopo il 31 dicembre 2020. Siamo, come è evidente, di fronte a un delirio: il principio di conservare le foreste è sacrosanto, ma come potrà mai l’imprenditore verificare se la materia prima che utilizza corrisponde ai canoni della direttiva? «Ora stiamo litigando sulla deforestazione», conferma alla Verità una autorevole fonte europea, «un vero e proprio incubo. È vero che le posizioni italiane stanno facendo breccia in altri Paesi, quelli nordici, quelli dell’Est, l’Austria, ma è vero pure che, tanto per fare un esempio di grande rilievo, la Germania si ritrova con i Socialisti che minacciano di far cadere Merz ogni due giorni. Parliamoci chiaro: la stessa Ursula von der Leyen è sotto scacco dei Socialisti e dei Liberali, mentre il Ppe fa il gioco delle tre carte: tratta con la destra per alzare il prezzo a sinistra e viceversa». Intanto però c’è un segnale da non sottovalutare: l’altro ieri la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di fronte all’affossamento del pacchetto omnibus, ha detto chiaro e tondo: «Il messaggio per i leader è: ottieni i numeri dove puoi trovarli. La maggioranza dal centro verso l’esterno è il punto da cui si parte». Traduzione: se a Bruxelles si forma una maggioranza di centrodestra, si va avanti con questa, almeno su alcuni temi.
Volodymyr Zelensky (Ansa)