
L’intesa sugli asset, rinviata a dicembre, rischia di fallire. Starmer cincischia sugli Storm shadow, Roma nega i Samp/T. Macron disco rotto: «Truppe al fronte». Spiragli Usa-Russia: oggi Witkoff e Dmitriev a Miami.Diciamo le cose come stanno: Volodymyr Zelensky torna in Ucraina con un pugno di mosche. A Washington, non ha ottenuto i Tomahawk. In Europa, non ha avuto gli asset russi. A Londra, nonostante le dichiarazioni di intenti, non ha ricevuto gli Storm shadow inglesi né gli Scalp francesi. Certo, le sanzioni sul petrolio russo, imposte da Donald Trump, sono una bella randellata a Vladimir Putin, anche se - riferisce il Wall Street Journal - sono state l’opzione «intermedia» tra una più blanda e una terza, più severa. Ma dopo la fiammata di giovedì, ieri sui mercati è tornata la calma. E la mossa del presidente Usa non ha impedito a Kirill Dmitriev, amministratore del Fondo russo per gli investimenti diretti, di volare a Miami, dove oggi incontrerà l’inviato speciale del tycoon, Steve Witkoff, «per continuare il dialogo vitale» con gli Stati Uniti. Il pugno duro serve a forzare la mano sulle trattative, non a portare Kiev alla vittoria.Sui beni congelati si gioca una partita delicatissima. L’ha illustrata bene, giovedì notte, il premier belga, Bart De Wever, il più ostinato oppositore al dirottamento di quelle risorse per finanziare la resistenza. A Bruxelles ha sede la società di servizi finanziari Euroclear, che custodisce circa 180-195 miliardi di euro, per lo più risorse della Bank of Russia. Infatti il Belgio teme di finire «sepolto» dalle cause, qualora l’Ue proceda davvero a questa «specie di confisca». Mosca, ha spiegato il leader fiammingo, non la prenderà bene: «Ci ha detto che, se tocchiamo i soldi, ne sentiremo le conseguenze per l’eternità, che mi pare un tempo piuttosto lungo. Prenderanno contromisure che sembrano molto logiche, che possono assumere la forma di contro-confische di denaro occidentale congelato nelle banche in Russia, confische di società di proprietà occidentale». «Anche la Russia ha degli alleati», ha sottolineato De Wever. «E se i tribunali russi iniziano a dire che sequestreranno i beni europei», potranno prendere di mira «i clienti di Euroclear, cioè il mondo intero». Dopodiché, chi verrà più a investire nel Vecchio continente? Peraltro, il premier belga ha confermato che ci sono «molti contenziosi in corso, perché abbiamo un trattato con la Russia», che prevede «arbitraggio e procedimenti. Già oggi sui beni congelati siamo sotto arbitraggio».Persino la Bce appare preoccupatissima dai propositi dell’Ue. Christine Lagarde ha ricordato che «le cose devono essere in linea con il diritto internazionale, va preservata la stabilità finanziaria» e «ci deve essere solidarietà», cioè condivisione dei rischi. Come chiede, appunto, il Belgio. È la stessa posizione italiana: violare platealmente le regole creerebbe un precedente distruttivo. È per queste ragioni che le conclusioni del Consiglio europeo dell’altro ieri invitano la Commissione semplicemente a «presentare, il prima possibile, opzioni di sostegno finanziario» all’Ucraina. Sarebbe stato il premier slovacco a suggerire di rimanere evasivi. Secondo Robert Fico, il piano sul quale si dovrebbe arrivare a un accordo a dicembre, in realtà, potrebbe essere abortito. «Al prossimo Consiglio», ha dichiarato ieri, «ci si potrebbe scontrare con la realtà e fallire». Il rappresentante di Bratislava ha usato la formula giusta: sia per l’Ue sia per Zelensky si tratta di «scontrarsi con la realtà». Ieri sera, a margine del summit londinese, Ursula von der Leyen si è limitata a dire che l’Europa sta «portando avanti i lavori sul prestito di riparazione» per Kiev, «con opzioni che saranno presentate presto». Anche dai volenterosi il «nuovo Churchill» ha raccolto aria fritta. Il premier britannico, Keir Starmer, ha insistito per sbloccare l’impasse sugli asset, giurando che il Regno Unito collaborerà con l’Ue. E ha evocato l’impegno a consegnare più testate a lungo raggio. Non si sa quante ne abbiano fornite, finora, Londra e Parigi, ma quelle donate non hanno portato alla capitolazione di Mosca. Le scorte, intanto, si sono assottigliate. Il primo ministro è rimasto vago: «Le discussioni» sui missili, ha detto, «sono in corso».Non a caso, il decotto Emmanuel Macron ha offerto vettori antiaerei Aster anziché gli Scalp e altri caccia Mirage. Poi ha rispolverato l’idea del contingente multinazionale da mandare in Ucraina. Ma non è mai stato chiaro in quanti seguirebbero sul serio il francese; soprattutto, quanti uomini si riuscirebbero a mobilitare. Per di più, le truppe non saranno spedite al fronte se prima non finiranno le ostilità. Quindi, la questione di una pace negoziata tra Trump e lo zar rimane prioritaria.Giorgia Meloni, come al solito, si è solo videocollegata con il gruppo dei volenterosi, nei confronti del quale permane una condivisibile freddezza. Palazzo Chigi, in un comunicato, ha ribadito «l’importanza dell’unità tra le due sponde dell’Atlantico nel perseguire un cessate il fuoco». Stando a Bloomberg, l’Italia - dalla quale Zelensky pretende che compri armi Usa da regalare a lui - starebbe finalizzando il dodicesimo pacchetto di aiuti, focalizzato su munizioni e batterie contraeree Samp/T. La notizia è stata smentita dal ministero della Difesa. Al momento, quel pacchetto non esiste. Se e quando ci sarà, non includerà i Samp/T.Mark Rutte della Nato ha sbeffeggiato Putin: «Sta finendo soldi, truppe e idee». Starmer ha definito «ridicole» le sue richieste di annettere territori. Zelensky si è rallegrato: i volenterosi ci sosterranno anche nel 2026. Alla fine, è rispuntato Mario Draghi a spiegare che il futuro dell’Europa sarà un «federalismo pragmatico» costituito da «coalizioni di volenterosi». Tutti contenti, senza condizionatori.
La riunione tra Papa Leone XIV e i membri del Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi dello scorso giugno (Ansa)
L’assemblea sinodale Cei è chiamata ad approvare la linea «aperturista» di stampo bergogliano su gay e trans spinta da Zuppi. Malgrado sia stata già bocciata mesi fa.
Auto dei Carabinieri fuori dalla villetta della famiglia Poggi di Garlasco (Ansa)
Maurizio Pappalardo e Antonio Scoppetta, tra i fedelissimi nella «Squadretta» di Venditti, rinviati a giudizio anche nell’inchiesta «Clean 1». Avrebbero violato il segreto per informare «amici» sospettati di peculato e frode. Sempio sottoposto a rilevazioni antropometriche.
Piero Grasso (Ansa)
Ex prefetto arrestato: avrebbe depistato le indagini sul guanto (fotografato sulla scena dell’omicidio e poi sparito) con le impronte del killer del fratello del capo dello Stato. Ma l’ex presidente del Senato, allora pm dell’inchiesta: «Mai saputo di quel reperto».






