2025-10-25
Reagan e la Cina fan litigare Trump e Canada
Il tycoon ferma i negoziati sui dazi: ufficialmente per uno spot che sfrutta l’ex presidente contro le tariffe, in realtà per i flirt di Mark Carney e dei suoi ministri con il Paese di Xi. Che The Donald incontrerà giovedì in Corea, sperando nell’asse con la nuova premier nipponica.Torna a salire la tensione tra Washington e Ottawa. Il casus belli è rappresentato da uno spot. Eppure, a livello strutturale, non è escludibile che tutto sia nato a causa dei rapporti sempre più cordiali tra Canada e Cina. Ma andiamo con ordine.Giovedì, Donald Trump ha annullato i colloqui commerciali con Ottawa. L’ira dell’inquilino della Casa Bianca è esplosa a seguito di uno spot, sponsorizzato dal governo dell’Ontario e trasmesso sulle reti statunitensi: nella clip, sono contenuti gli estratti di un discorso, tenuto da Ronald Reagan nel 1987, in cui l’allora presidente americano sembra criticare senza appello il ricorso ai dazi. Tuttavia, la Ronald Reagan Foundation, che si occupa di salvaguardare l’eredità politica dello stesso Reagan, ha prontamente sottolineato come lo spot «rappresenti in modo errato» le parole del «Grande comunicatore».In sostanza, le frasi contro i dazi sono state estrapolate dal loro contesto e disposte sulla base di un «taglia e cuci». È senz’altro vero che, in termini generali, Reagan avversava il protezionismo. Ma è altrettanto vero che egli stesso aveva imposto dei dazi contro quel Giappone che, negli anni Ottanta, era uno dei principali rivali commerciali degli Usa. E infatti, nel discorso citato dallo spot, l’allora presidente repubblicano spiegava le ragioni che lo avevano indotto a imporre tariffe su alcuni beni importati dal Paese del Sol Levante. «Hanno messo in giro uno spot fraudolento in cui si diceva che a Ronald Reagan non piacevano i dazi doganali, quando in realtà egli amava i dazi per il nostro Paese e per la sua sicurezza nazionale», ha dichiarato Trump. «Il Canada sta cercando di influenzare illegalmente la Corte Suprema degli Stati Uniti in una delle sentenze più importanti nella storia del nostro Paese», ha proseguito, riferendosi alla decisione che la Corte Suprema americana dovrà prendere sui dazi imposti dalla sua amministrazione.Tuttavia, attenzione: come accennato, la motivazione ufficiale del nuovo scontro tra Washington e Ottawa potrebbe non essere quella più profonda. Non bisogna infatti trascurare che, pochi giorni fa, il ministro degli Esteri canadese, Anita Anand, ha incontrato l’omologo cinese, Wang Yi. Inoltre, la stessa Anand, lunedì, ha detto che, al momento, si registrerebbe una «partnership strategica» tra Ottawa e Pechino. «La partnership strategica costituisce un quadro per un dialogo più ampio con la Cina in diversi ambiti», ha affermato. Parole che, probabilmente, non sono passate inosservate a Washington. Non è del resto un mistero che, da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump abbia promosso una riedizione della Dottrina Monroe, per arginare l’influenza cinese sull’Emisfero occidentale. Tra l’altro, proprio ieri, il Pentagono ha annunciato di aver colpito una nuova imbarcazione di narcotrafficanti nel Mar dei Caraibi: una mossa che aumenta ulteriormente la pressione statunitense sul governo venezuelano, che è uno dei principali alleati di Pechino in America Latina.D’altronde, la Cina sarà al centro dei pensieri di Trump anche nel corso del suo tour in Asia: un tour con cui il presidente americano punterà innanzitutto a contrastare il Dragone nel Sudest asiatico e in Asia orientale. Domani, in Malesia, Trump prenderà parte al vertice dell’Asean, dove dovrebbe supervisionare la firma di un accordo per il cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia. Poi, sarà la volta del Giappone, dove l’inquilino della Casa Bianca incontrerà la neopremier conservatrice, Sanae Takaichi. Alcune settimane fa, il presidente americano aveva avuto per lei parole di elogio. Resta comunque il fatto che, negli ultimi mesi, si sono registrate alcune tensioni commerciali tra Washington e Tokyo. La stessa Takaichi ha del resto affermato di auspicare delle «discussioni franche» con l’inquilino della Casa Bianca. Ciò detto, l’appuntamento fondamentale sarà quello di giovedì, in Corea del Sud, dove Trump dovrebbe avere un incontro con Xi Jinping.Secondo Reuters, non ci si aspettano svolte eclatanti dal faccia a faccia tra i due presidenti. Per il momento, viene ritenuto possibile un accordo provvisorio, che preveda un parziale alleggerimento dei dazi. Washington potrebbe inoltre ridurre le restrizioni sull’export di alta tecnologia verso la Cina e Pechino, dal canto suo, potrebbe fare altrettanto sull’esportazione di terre rare verso gli Stati Uniti. Tuttavia, almeno per ora, non c’è niente di certo su questo fronte. E il faccia a faccia potrebbe concludersi in un nulla di fatto. Senza dimenticare che, sul colloquio con Xi, potrebbero avere un peso anche le relazioni tra Washington e Tokyo: da questo punto di vista, va sottolineato che la Takaichi è storicamente fautrice di una linea ostile nei confronti della Repubblica popolare cinese.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)