2025-06-24
Israele prova a demolire i simboli del potere iraniano: pasdaran e carcere di Evin
Bombardati la prigione degli oppositori politici, una università e sei aeroporti. Gerusalemme torna a bersagliare anche il Libano. Galilea colpita da un missile.Meloni: «Potremmo spostare l’ambasciata italiana da Teheran all’Oman». E su Gaza: «La legittima reazione al 7 ottobre ha assunto forme inaccettabili».Lo speciale contiene due articoli. È stata la giornata più difficile per Teheran, quella di ieri. L’Idf ha bombardato pesantemente la capitale iraniana, senza incontrare particolari resistenze dalla difesa antiaerea del regime, segno evidente che le operazioni dei giorni precedenti il bombardamento Usa sui siti nucleari iraniani avevano raggiunto l’obiettivo. «La strada per Teheran è stata spianata»: aveva detto lo scorso 14 giugno il capo di Stato Maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), Eyal Zamir, che insieme al comandante dell’Aeronautica militare, Tomer Bar, aveva annunciato che i caccia israeliani avrebbero iniziato a operare «liberamente» nei cieli sopra la capitale iraniana. Le cose sembra stiano proprio così. Ieri i caccia israeliani hanno colpito i simboli del regime degli ayatollah. È stato bombardato il famigerato carcere di Evin, nell’omonimo quartiere di Teheran. L’attacco ha preso di mira in particolare l’ingresso della prigione dove sono detenuti oppositori del regime, giornalisti, attivisti per i diritti umani. Il carcere è stato più volte oggetto di segnalazioni di organizzazioni internazionali per l’esecuzione di torture e le violazioni dei diritti umani. A Evin sono state imprigionare anche due italiane: la blogger Alessia Piperno, arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno, e la giornalista Cecilia Sala, arrestata il 19 dicembre del 2024 con l'accusa di «violazione delle leggi della Repubblica islamica» e liberata dopo 20 giorni, grazie a uno scambio di prigionieri con l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini. Secondo Afp, come riporta Askanews, la sezione femminile del carcere è stata danneggiata e alcune detenute sono rimaste ferite. «Il soffitto della sezione riservata alle prigioniere politiche», ha detto a Afp una fonte interna alla prigione, «è crollato a seguito dei bombardamenti israeliani. Si parla di concedere la libertà temporanea ad alcune di loro. Diverse sono rimaste ferite. Anche l’infermeria è stata parzialmente danneggiata». Secondo i media iraniani, la situazione a Evin sarebbe «sotto controllo».L’aviazione israeliana ha colpito anche il quartier generale delle forze paramilitari Basij, la divisione per la sicurezza interna del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (Irgc) e i centri di comando ideologico della Repubblica islamica. «L’esercito», ha detto ieri il ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, «sta conducendo attacchi di potenza senza precedenti contro obiettivi del regime e delle agenzie governative nel cuore di Teheran». Ancora a Teheran, testimonianze locali riferiscono di un raid diretto contro la Shahid Beheshti University, nel nord della città, la stessa zona dove, in seguito a un attacco contro una centrale, è mancata l’energia elettrica per molte ore.Non solo la capitale è stata martellata per tutta la giornata di ieri. L’Idf, secondo il Times of Israel, ha spiegato di aver attaccato sei aeroporti in tutto l’Iran. Secondo l’esercito israeliano, riporta l’Ansa, circa 15 jet ed elicotteri sono stati distrutti nell’Iran occidentale, orientale e centrale. «Circa 15 caccia dell’Aeronautica militare israeliana», si legge su una nota dell’Idf su Telegram, come riporta Nova, «guidati dalla Direzione dell’intelligence delle Forze di difesa, hanno completato una serie di attacchi estesi nell’Iran occidentale. Gli obiettivi colpiti comprendevano infrastrutture militari sotterranee, un sito di stoccaggio di missili e un sito di stoccaggio di droni appartenenti alle Forze armate iraniane. Inoltre, all’inizio della giornata, gli aerei dell’aviazione israeliana hanno colpito e neutralizzato lanciatori di missili pronti per essere lanciati verso il territorio israeliano nell’Iran centrale».La tv di Stato iraniana ha riportato che circa 500 persone sono morte in Iran dall’inizio degli attacchi, e 3.000 sono rimaste ferite. Secondo le stime aggiornate di Human Rights Activists News Agency (Hrana), organizzazione non governativa indipendente iraniana che si occupa di diritti umani, invece, le vittime sarebbero 1.000. Ieri Israele ha attaccato anche il sito nucleare di Fordow, a sud di Teheran, già colpito dai bombardamenti americani di domenica. L’Idf ha confermato di aver attaccato ieri nuovamente anche siti militari nella disponibilità di Hezbollah nel sud del LibanoLa risposta di Teheran non si è fatta attendere: sono stati lanciati, a ondate continue, decine di missili balistici verso Israele. Uno dei missili non è stato intercettato dalla difesa israeliana ed è caduto in Galilea. Fonti iraniane hanno inoltre riferito che la contraerea ha abbattuto un caccia F-35 israeliano a Tabriz, e che il pilota è stato catturato. Secondo la tv di Stato iraniana, un cittadino europeo è stato arrestato ad Hamedan, nell’ovest dell’Iran, per spionaggio a favore di Israele. Altre due persone, riporta l’Ansa, sarebbero state fermate per lo stesso motivo nella città occidentale di Kermanshah. Diverse schede sim e un’ingente somma di denaro sono state confiscate ai due iraniani. Ieri l’Idf ha fornito il bilancio aggiornato degli attacchi iraniani su Israele. L’Iran ha lanciato oltre 500 missili e più di 1.000 droni contro obiettivi civili in Israele, provocando l’evacuazione di oltre 15.000 persone dalle proprie abitazioni. Fino a ieri sera il bilancio delle vittime era di 24 civili uccisi e 1.361 feriti, dei quali 14 in gravi condizioni, 55 in condizioni moderate e 1.292 con ferite lievi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/israele-iran-2672419851.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-nostre-basi-solo-col-si-dellaula" data-post-id="2672419851" data-published-at="1750713228" data-use-pagination="False"> «Le nostre basi solo col sì dell’Aula» «Non dimentichiamoci mai che il nostro stile di vita, i nostri valori e tutto ciò che speriamo di raggiungere non sarà assicurato da quanto siano giuste le nostre cause, ma da quanto è forte la nostra difesa»: Giorgia Meloni ha citato Margaret Thatcher nella replica che ha fatto seguito al suo intervento di ieri in Aula, fissato in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Un intervento in cui il presidente del Consiglio ha esordito chiedendo (invano) il dialogo tra governo e Parlamento «per il bene e la sicurezza degli interessi della nostra Nazione». Ma il Pd ha fatto orecchie da mercante: «La strada non è bombardare ma negoziare, nel suo discorso manca una visione strategica della crisi», ha attaccato Gianni Cuperlo, esponente di quello stesso Pd che, neanche tre mesi fa a Bruxelles, ha votato a favore del piano ReArm Europe.Ha avuto gioco facile il presidente del Consiglio a sottolineare le contraddizioni delle opposizioni: «Ci accusate di subalternità nei confronti degli Stati Uniti. L’Europa è “subalterna”, per usare i vostri termini, dalla fine della Seconda guerra mondiale, perché gli Stati Uniti si sono fatti carico di garantire la sicurezza nel nostro continente. Oggi che l’Europa viene chiamata ad assumersi la responsabilità della propria difesa e sicurezza, ci dite che siamo subalterni? Faccio fatica a seguire il ragionamento». La richiesta delle opposizioni in effetti era quella di non consentire l’uso delle basi americane sul nostro territorio: «Ho già chiarito che l’Italia non è impegnata militarmente. Posso ad ogni modo garantire che una decisione del genere dovrebbe fare un passaggio parlamentare, differentemente da quanto è accaduto in altre situazioni quando al governo non c'eravamo noi», ha rintuzzato Meloni. Stoccata anche ad Angelo Bonelli di Avs e ad altri deputati che facevano riferimento alla riunione di Gran Bretagna, Francia e Germania sull’Iran: «Quella riunione si chiama formato E3, esiste da vent’anni, fu istituito nei primi anni 2000, è stato riconosciuto dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 2006, quando al governo c’era Romano Prodi; ciò non ci impedisce di continuare a lavorare, come stiamo facendo, su tutti i tavoli, noi siamo stati una delle Nazioni al mondo che ha potuto aiutare di più».Nella fattispecie, Meloni ha confermato che il governo sta lavorando per l’esame dei possibili impatti economici sull’Italia (a partire da quelli legati all’ambito energetico) e per ridurre la presenza degli italiani a Teheran; «è allo studio la possibilità di ricollocare temporaneamente la nostra ambasciata in Oman», ha annunciato.Respinta anche la richiesta delle opposizioni di sospendere l’accordo di associazione con Israele: «Non siamo favorevoli alla sospensione, sarebbe controproducente in un momento in cui può portare dei risultati come il cessate il fuoco a Gaza»; uno stop che il presidente del consiglio ha evocato già all’inizio del suo intervento («la legittima reazione di Israele a un terribile attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente»).Infine, le spese Nato: «Quando il premier Conte ha firmato l’impegno a portare le spese di difesa al 2%, la spesa italiana in difesa era intorno all’1,2%. Era un impegno ad aumentare le spese di difesa dello 0,8%, 15 miliardi. Io ero d’accordo. Apprendo oggi che il M5s non lo era. Questo governo invece firma questo impegno perché lo condivide. Gli scenari di caos intorno a noi si stanno moltiplicando. In uno scenario come questo, ci chiedete di lasciare l'Italia esposta? Non possiamo farlo».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste a margine della riunione del Consiglio Agricoltura e pesca di Bruxelles.
Charlie Kirk (Getty Images)