Ieri le sirene d’allarme hanno cominciato a risuonare nel nord di Israele alle ore 7.06 dopo che l’Iran ha lanciato un missile balistico, seguito da altri due missili alle ore 10.25. I vettori sono stati intercettati e sono caduti in aree non abitate, senza provocare vittime né danni. Il secondo episodio si è verificato circa tre ore e mezza dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Iran. Da parte sua, la televisione di Stato iraniana ha smentito che il lancio sia avvenuto dopo l’inizio della tregua, accusando Israele di essere il principale responsabile di ogni possibile escalation. Non si può escludere che il missile lanciato contro Israele sia partito su iniziativa autonoma di un’unità dei pasdaran, senza un coordinamento con la catena di comando.
A Teheran la situazione appare estremamente caotica, a cominciare dal fatto che Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran, risulta da giorni rifugiata in un bunker, senza contatti diretti con l’esterno per timore di essere individuato e colpito da Israele. Nel frattempo, la leadership delle Forze armate iraniane, dei servizi segreti e della polizia è stata decimata. Nelle ultime ore, le autorità iraniane hanno confermato la morte di Ali Reza Latifi, vicecomandante dell’unità di intelligence «Fajr» delle forze armate, eliminato in un’operazione israeliana. A perdere la vita è stato anche lo scienziato nucleare Mohammad Reza Seddighi Saber, ucciso in un raid notturno mentre si trovava nella casa dei genitori ad Astaneh-ye Ashrafiyeh, nel nord dell’Iran.
«L’ultima raffica di missili lanciata dall’Iran contro Israele è avvenuta a pochi minuti dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, come risposta agli attacchi letali condotti da Israele» afferma il Corpo dei guardiani della rivoluzione in una nota diffusa dall’agenzia semiufficiale Tasnim, nella quale si precisa che sono stati sparati 14 missili diretti contro obiettivi militari dislocati in varie zone del territorio israeliano. Nel comunicato i pasdaran sottolineano inoltre che le Forze armate iraniane continueranno a sorvegliare «con occhi aperti e vigili i movimenti del nemico». In realtà nelle ore precedenti la tregua, l’Iran aveva lanciato sei ondate di missili, per un totale di circa 20 ordigni, verso Israele. Uno di questi ha colpito un edificio residenziale a Be’er Sheva, provocando la morte di quattro civili e il ferimento di decine di persone. Secondo una prima analisi condotta dal Comando del fronte interno delle Forze di difesa israeliane (Idf), il missile ha colpito due stanze blindate, provocando la morte delle persone che vi si erano rifugiate. In una delle stanze di sicurezza ha perso la vita un intero nucleo familiare composto da tre persone, mentre la quarta vittima è stata trovata nella seconda camera protetta. Sebbene le stanze rinforzate siano progettate per offrire protezione contro l’onda d’urto e le schegge di un’esplosione, non sono in grado di resistere a un impatto diretto con una testata esplosiva di grandi dimensioni. All’alba di ieri, droni non identificati hanno colpito i sistemi radar di due basi militari statunitensi in Iraq: la base di Taji, a nord di Baghdad, e quella di Imam Ali, nel sud del Paese. Un terzo drone si è schiantato nei pressi dell’aeroporto internazionale di Baghdad, dove sono presenti truppe americane.
Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha condannato l’aggressione post tregua, definendola una violazione flagrante dell’intesa raggiunta sotto l’egida degli Stati Uniti. «Alla luce della palese infrazione da parte dell’Iran del cessate il fuoco annunciato dal presidente Trump e del lancio di missili contro Israele», ha dichiarato Katz, «e in linea con la politica del governo di rispondere duramente a qualsiasi provocazione, ho ordinato alle Idf, in coordinamento con il primo ministro, di proseguire gli attacchi su Teheran, prendendo di mira infrastrutture strategiche del regime e siti legati al terrorismo. Questo fa seguito alle operazioni avviate ieri». In seguito lo stesso Katz ha precisato che «gli iraniani avevano pianificato di agire per primi e lanciare tra i 400 e i 500 missili nell’attacco iniziale contro Israele. Se non fossimo intervenuti per primi, sarebbe stato molto più difficile per noi». Anche il capo di Stato maggiore, il generale Eyal Zamir, ha tenuto una riunione d’emergenza e ha affermato: «Di fronte alla grave violazione da parte del regime iraniano, reagiremo con determinazione». Sulla stessa linea, il ministro Bezalel Smotrich, leader dei sionisti religiosi, ha dichiarato: «Teheran tremerà». E così è stato, dato che nel primo pomeriggio caccia israeliani hanno preso di mira un impianto radar situato a nord di Teheran, in risposta al lancio di missili balistici da parte della Repubblica islamica avvenuto dopo l’inizio del cessate il fuoco. Lo riporta il Times of Israel, che definisce l’operazione un «attacco limitato». Nel frattempo, i media iraniani hanno segnalato che due esplosioni sono state udite anche nella capitale Teheran.
Israele ha deciso di non procedere con un’azione militare più ampia contro l’Iran dopo un colloquio tra Benjamin Netanyahu e Donald Trump. A comunicarlo è stato l’ufficio del premier israeliano. Infine, mentre scriviamo, le autorità iraniane hanno convocato una manifestazione a Teheran per celebrare quella che presentano come una vittoria contro Israele. L’evento si svolge nella centrale piazza Enghelab, con cortei analoghi previsti anche in altre città del Paese. A riportarlo è l’agenzia Tasnim, che cita il Consiglio di coordinamento per la propaganda islamica, il quale ha esortato la popolazione a partecipare in sostegno delle forze armate e dell’operazione battezzata «Besharat Fatah». In un comunicato del Consiglio supremo di sicurezza nazionale si legge che il regime israeliano è stato «costretto a interrompere unilateralmente la propria aggressione» in seguito alla «determinata e vigorosa» risposta da parte delle Forze armate iraniane. Che dire: l’importante, per alcuni, è continuare a crederci. Mentre il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato «di essere disponibile a tornare al tavolo delle trattative». In serata l’esercito israeliano ha annunciato la fine delle restrizioni per i civili attuate finora per fronteggiare i missili dell’Iran. Ed è ripartito anche il traffico aereo in entrata e in uscita, senza limitazioni.







