2025-06-19
«Arsenale di Teheran alla fine». Ma Tel Aviv spende una fortuna
Gli 007 Usa: Khamenei ha pochi razzi. Le contraeree ebraiche costano 285 milioni a notte. Si teme reggano solo altri 12 giorni.«La “matematica dei missili” è una delle questioni più grosse al momento». Lo ha detto al Corriere della Sera il generale David Petraeus, ex capo dell’esercito americano, secondo il quale l’Iran ha perso un terzo o addirittura la metà delle sue piattaforme di lancio e ha a disposizione non più di un migliaio di testate. Mentre Israele, grazie anche ai rifornimenti statunitensi, potrebbe durare «molto più a lungo». Sono stime coerenti con quelle contenute in un report degli 007 Usa, consultato dal Wall Street Journal: da quando Benjamin Netanyahu ha avviato la sua operazione contro Teheran, venerdì scorso, i pasdaran avrebbero scagliato 400 missili sul territorio nemico, a fronte di un arsenale che ne conterebbe più o meno 2.000. La Cnn, invece, ritiene che i fedelissimi di Ali Khamenei abbiano usato 700 missili balistici a medio raggio. Ora la riserva oscillerebbe - non poco! - tra i 300 e i 1.300 pezzi.Per raggiungere lo Stato ebraico, i razzi iraniani devono avere una gittata di oltre 1.000 chilometri; il regime degli ayatollah ne avrebbe negli hangar nove tipi diversi. In passato, ha utilizzato missili balistici a medio raggio, tra cui gli Emad e i Ghadr-1, oltre agli ipersonici Fattah-1. Quelli più pericolosi di tutti, perché possono bucare più facilmente lo scudo israeliano. Ed è proprio questa l’altra incognita del conflitto: quanto saranno capaci di reggere le contraeree che difendono la Terrasanta? Gli israeliani si affidano a diversi sistemi integrati. C’è il famoso Iron dome, la «cupola di ferro» ad altissima tecnologia, progettata per abbattere razzi a corto raggio la cui traiettoria metta in pericolo aree abitate. Ma a intervenire sulle minacce balistiche, i missili da crociera, le testate a media-lunga gittata e i droni, sono David’s sling, la «fionda di Davide», Arrow 2 e 3 e Terminal high altitude area defense (Thaad), prodotto da Lockheed Martin. A ottobre dovrebbe entrare a regime anche Iron beam, il «raggio di ferro» pensato quale complemento per Iron dome, con lo scopo di fermare testate provenienti da distanze maggiori.Il punto è che tutti questi sofisticati marchingegni, che comunque non sono infallibili di fronte a una pioggia di missili ostili, devono essere alimentati con gli intercettori. Sempre il Wall Street Journal, ieri, riferiva delle preoccupazioni americane per la sostenibilità degli approvvigionamenti. Il Pentagono, ha scritto il quotidiano di New York, ha consegnato parecchi aiuti all’alleato, però sta «bruciando» le scorte.In più, c’è il fattore economico. Un quotidiano finanziario israeliano, The Marker, ha scritto che le operazioni di difesa di questa settimana stanno costando oltre 285 milioni di dollari a notte. I soli intercettori montati da Arrow valgono 3 milioni l’uno. Ci sarebbe la possibilità di far levare in volo i jet per colpire droni e missili balistici; era già successo ad aprile dell’anno scorso, quando l’Iran reagì, più che altro simbolicamente, al bombardamento della sua ambasciata a Damasco. Gli unici ad avere la capacità di intervenire sarebbero, oltre ai soliti americani, i britannici, che possiedono una base a Cipro, ed eventualmente i francesi. Contro gli ipersonici, però, ci sarebbe poco da fare.L’ottimismo di Petraeus, insomma, potrebbe essere mal riposto. Il Washington Post, ad esempio, martedì dava credito a un’ipotesi preoccupante: l’impalcatura che protegge lo Stato ebraico potrebbe reggere per altri dieci-dodici giorni. Ciò sarebbe coerente con il margine di due settimane che lo stesso governo israeliano si è dato all’inizio della guerra con l’Iran. Bisognerà vedere quale potenza di fuoco sapranno scatenare i Guardiani della rivoluzione. Ieri, Danny Citrinowicz, ex ufficiale dell’intelligence militare di Gerusalemme, intervistato dal canale di opposizione Iran international, segnalava un «calo d’intensità» nelle rappresaglie di Teheran, possibile spia del fatto che il regime è «a corto di missili». Ma se alla diminuzione dei lanci corrisponde una loro maggiore efficacia, si può pure supporre - ha suggerito alla Verità il generale Fabio Mini - che gli iraniani abbiano prima saturato le difese e dopo sfoderato gli articoli migliori. Ma le loro difese? Tengono? Israele sostiene di aver distrutto una settantina di batterie contraeree. Distinguere verità e propaganda è arduo. Ad esempio, la teocrazia islamica continua a sbandierare abbattimenti di F-35 e, addirittura, la cattura di una pilota. Non ha mostrato le prove. Possibile che i caccia di quinta generazione cadano come mosche dai cieli di cui Israele avrebbe il controllo? Infine, quanto al rischio nucleare, il generale Marco Bertolini è parso allarmato. «Questo, per Israele», ha commentato con La Verità, «è un conflitto esistenziale. Se ci fosse anche solo la percezione che non sta vincendo, Netanyahu potrebbe essere tentato da soluzioni estreme». Forse per questo il Pakistan ha smentito le voci, che ha definito «irresponsabili», per cui sarebbe pronto a vendicare l’Iran con i propri ordigni nucleari.Tempo, armamenti, appoggi esterni, tecniche ibride: la guerra è una scommessa crudele, a variabili quasi infinite.
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)