2025-06-15
Il Nazareno crocifigge il governo però non sa che dire sull’atomica
Schlein e Giuseppi predicano, senza avere una linea chiara sul caos in Medio Oriente.L’attacco di Israele all’Iran ha aperto un altro fronte bellico in questo delicato momento storico. In tale contesto, va da sé, occorre non solo massima allerta, ma anche serenità e lucidità di giudizio. Ossia tutte cose che sembrano mancare all’opposizione italiana. La quale, dopo la batosta rimediata al referendum, è evidentemente alla disperata ricerca di visibilità. E, per ottenerla, ha pensato bene di montare una sterile polemica sull’attuale crisi internazionale, piegando la politica estera a pretesto per attaccare il governo guidato da Giorgia Meloni.Ieri mattina, in effetti, si sono tenute le audizioni alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, in cui i ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto hanno informato i parlamentari sulla situazione. Durante il dibattito seguito alle relazioni, Elly Schlein è salita in cattedra per bacchettare l’esecutivo: «Non ci è chiarissimo», ha detto, «cosa pensi il governo di quello che è accaduto ieri (l’altro ieri, ndr). Il punto di contraddizione che va sciolto è: o si pensa che fosse un attacco legittimo, e alcune dichiarazioni della maggioranza vanno in questa direzione, e allora bisogna avere il coraggio di dire: Israele ha fatto bene. O si pensa che bisogna fermare l’escalation, e allora bisogna dire a Benjamin Netanyahu di fermarsi e all’Iran di frenare le sue reazioni». E ancora: «L’attacco unilaterale all’Iran non è la via. Vorremmo chiarezza, lo chiediamo al governo e all’Unione europea».Nell’intervento della segretaria del Partito democratico, tuttavia, spicca un’omissione molto significativa: la bomba atomica. Che poi è il motivo (dichiarato) per cui gli israeliani hanno lanciato un attacco preventivo contro Teheran. Escludere questo elemento dall’equazione non sembra una mossa particolarmente onesta. Anche perché Tajani, nella sua relazione, era stato cristallino: «Secondo l’intelligence di Israele», aveva informato il ministro degli Esteri, «l’Iran avrebbe potuto avere dieci bombe atomiche in meno di sei mesi e oltre 2.000 missili per poterle lanciare, verso Israele e non solo». E pertanto, aveva aggiunto Tajani, «di fronte a una minaccia nucleare non può esserci alcuna ambiguità. L’Iran non può avere la bomba atomica». Al di là di ogni giudizio sul merito della vicenda, però, il ministro degli Esteri era stato molto chiaro anche sul ruolo che si è assunto il governo in questa crisi: insieme agli altri alleati, aveva precisato Tajani, «il governo italiano lavora alla de-escalation». La leader del Pd poi, oltre a denunciare una presunta «discrasia fra le dichiarazione di Tajani del giorno precedente» e «quelle del ministro Crosetto», se l’è presa pure con Donald Trump: «Doveva risolvere i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, e invece ora c’è il rischio che se ne apra uno globale». E anche qui, ovviamente, sarebbe colpa del governo Meloni, verso cui la Schlein ha scagliato l’accusa di «schiacciare il Paese sugli umori alterni di Trump». Infine, per non farsi mancare nulla, la segretaria piddina ha affermato che «non permetteremo che questa vicenda faccia dimenticare Gaza nel dibattito europeo e italiano». Ma anche sulla crisi umanitaria nella Striscia, in realtà, Tajani era stato molto chiaro durante l’audizione.Sulla stessa lunghezza d’onda si è sintonizzato pure Giuseppe Conte. Oltre ad attaccare Netanyahu, l’Unione europea e Tajani, il leader pentastellato ha bacchettato la Meloni che, a suo dire, «è sempre lì, alla ricerca di capire quale sarà la prossima mossa di Trump per schierarsi ovviamente a suo favore, a favore degli Stati Uniti». Non contento, Conte è poi tornato a criticare la «corsa al riarmo»: «Ci vogliono portare anche al 5% col prossimo vertice della Nato. Per noi significa aumentare sino a quattro volte addirittura gli investimenti e le spese militari. E l’unica cosa certa è questa escalation militare che non porterà assolutamente più sicurezza, ma anzi più insicurezza a tutti i cittadini».
George Soros e Howard Rubin (Getty Images)