2023-01-29
Ipocrisia dem sulle discriminazioni a scuola
Giuseppe Valditara (Ansa)
La sinistra che ha applaudito la sospensione di migliaia di insegnanti non vaccinati adesso attacca Giuseppe Valditara perché osa parlare di stipendi differenziati per aree geografiche. E, dopo non aver fatto nulla quando era in maggioranza, chiede l’aumento per tutti.All’improvviso, sono tutti preoccupatissimi per le possibili discriminazioni. Come noto, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha suggerito la possibilità di introdurre integrazioni differenziate per gli stipendi dei professori, partendo dal presupposto che in alcune città - soprattutto al Nord - il costo della vita è più alto. La sua intenzione sarebbe quella di battere «nuove strade, anche sperimentali, di sinergia tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola, per finanziare l’istruzione, oltre allo sforzo del governo, perché chi vive e lavora in una regione d’Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più». Si tratta, per ora, di un ragionamento a voce alta, che senz’altro è discutibile e persino contestabile. Stupisce tuttavia che siano bastate un paio di dichiarazioni per sollevare un putiferio di straordinarie dimensioni. Dalla Cgil al Pd passando per i 5 stelle e i governatori del Sud le uscite sono un coro: non si possono fare differenze, non si deve penalizzare una fetta dei docenti. «Il nostro Paese è già abbastanza diviso, non ha bisogno di aumentare le divisioni», tuona Maurizio Landini. I pentastellati gridano che quella disegnata da Valditara «è la scuola delle diseguaglianze». Per Angelo Bonelli l’idea appena abbozzata di Valditara è «razzista e discriminatoria». Secondo Vincenzo De Luca introdurre aumenti differenziati significa «accentuare gli elementi di separazione nel Paese». Stefano Bonaccini, candidato segretario del Pd, ribadisce irritato che «gli insegnanti e gli operatori della scuola vanno pagati tutti di più, come succede negli altri Paesi europei, altro che stipendi differenziati per i docenti».Ora, non c’è dubbio che gli insegnanti italiani avrebbero bisogno di un aumento di stipendio a livello nazionale, senza distinzioni. Anche perché, scorrendo i dati, il confronto con i colleghi di altre nazioni europee è abbastanza impietoso. Ed è vero pure che pensare di colmare le lacune rivolgendosi al privato - come inizialmente ventilato dal ministro - potrebbe rivelarsi addirittura controproducente, come dimostrano i risultati di decenni di ristrettezze imposte al settore pubblico. Resta che le proposte sono fatte per essere discusse, ed eventualmente respinte. Quella di Valditara ha avuto se non altro il pregio di aver rimesso sul tavolo un tema fondamentale. E, per giunta, è stata ricalibrata a strettissimo giro: «Non ho mai messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud», ha voluto precisare il ministro. In ogni caso, che le sue prime affermazioni abbiano incontrato reazioni anche ruvide è del tutto fisiologico e volendo comprensibile. Leggermente più sgradevole è però notare da quali pulpiti giungano tali reazioni. E, soprattutto, quali siano i trascorsi di coloro che adesso si stracciano le vesti per le «diseguaglianze tra insegnanti». Nobile, nobilissimo prodigarsi affinché i docenti abbiano stipendi decenti, tuttavia viene da domandarsi: ma dove stavano tutti questi campioni del popolo quando a larga parte degli insegnanti il salario veniva levato per mancata vaccinazione? Forse il campano De Luca si stracciava le vesti sulle «divisioni» che laceravano la nazione? Non ci risulta che gli esponenti di Azione o dei 5 stelle si siano schierati a difesa dei professori espulsi dalle classi.Il più sfacciato, in ogni caso, rimane Landini della Cgil. Ora lamenta che l’Italia sia «già abbastanza divisa», e che non abbia «bisogno di aumentare le divisioni». Ma quante divisioni feroci e drammatiche ha approvato e alimentato il sindacato nei mesi passati? Non soltanto la Confederazione del lavoro sin da subito ha richiesto l’obbligo vaccinale per tutti, ma ha fatto obiezioni pure quando si è trattato di far rientrare a scuola i professori non inoculati. In quei giorni, per la Cgil e per una bella fetta della sinistra, il problema era rappresentato proprio dagli stipendi dei docenti. La Federazione lavoratori della conoscenza Cgil, alla fine di marzo del 2022, si peritava di far notare che sarebbero stati tolti fondi agli istituti per pagare i supplenti necessari a sostituire gli insegnanti non vaccinati. Anche Nicola Fratoianni, all’epoca, si indignava perché i professori privi di green pass venivano «pagati non si sa bene per fare cosa ma, questo è sicuro, togliendo i fondi agli istituti».A quanto risulta, dunque, gli amici progressisti si interessano a divisioni, discriminazioni e diritti soltanto quando possono ricavarne utilità politica attaccando il governo nemico (da cui, ribadiamo, sono arrivate al massimo un paio di idee). Quando invece la violazione dei diritti è palese e strutturale, silenzio di tomba o, peggio, entusiastico assenso. A rendere il quadro ancor più grottesco arrivano le uscite fuori tempo massimo del Partito democratico, che nelle ultime ore si è inventato un nuovissimo piano di risanamento dell’istituzione scolastica. Ecco la credibilissima proposta: «Duemila euro netti agli insegnanti, investiamo 8 miliardi di euro fino al 2027». La geniale trovata pare abbia raccolto il supporto del Movimento 5 stelle, il che la rende davvero strabiliante. Ci risulta, infatti, che questi due partiti fossero al governo fino a tre mesi fa, e che ci siano rimasti per parecchio tempo. Come mai il fantastico piano per portare gli stipendi a 2.000 euro netti al mese non l’hanno estratto dal cilindro quando erano al potere? Forse perché con quei soldi dovevano pagare i banchi a rotelle? Purtroppo, questa vicenda dimostra - tra le altre cose - che talvolta il governo di centrodestra ha una notevole capacità di mettersi in difficoltà da solo, combinando pasticci. In una nazione in cui ci fossero opposizioni e sindacati decenti, potrebbe rivelarsi persino un problema. Ma non è il nostro caso.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)