2025-11-16
Il suo armadio di scheletri era aperto. Eppure Zelensky è stato trattato da eroe
Volodymyr Zelensky (Ansa)
S’incrina il favore di cancellerie e media. Che fingevano che il presidente fosse un santo.Per troppo tempo ci siamo illusi che la retorica bastasse: Putin era il cattivo della storia e quindi il dibattito si chiudeva già sul nascere, prima che a qualcuno saltasse in testa di ricordare che le intenzioni del cattivo di rifare la Grande Russia erano note e noi, quel cattivo, lo avevamo trasformato nel player energetico pressoché unico. Insomma la politica internazionale è un pochino meno lineare delle linee dritte che tiriamo con il righello della morale.Tuttavia, finché regge, va tutto bene o quasi. In Ucraina non sta reggendo più. E il primo che ne sta pagando le conseguenze è proprio quello che, nello storytelling, era l’eroe buono: Zelensky. Le quotazioni del presidente sono in colossale ribasso sia tra i cittadini che presso le cancellerie, a tal punto che - dicono - la Gran Bretagna starebbe brigando per sostituirlo con l’ex capo di stato maggiore oggi ambasciatore proprio a Londra: il popolarissimo Valery Zaluzhny. Ma torniamo all’inchiesta sulla corruzione che ha portato all’arresto di due ministri chiave (quello dell’Energia e quello della Giustizia) e al coinvolgimento del grande amico di Zelenky nonché suo socio in affari nella società di produzione televisiva Kvartal 95, quel Timur Mindich che misteriosamente (?) è riuscito a scappare prima di essere messo in galera. La domanda in quasi tutti gli ambienti che contano non è se l’eroe della resistenza ucraina sapesse, ma quanto sapesse e se è coinvolto. Il rischio però è di non scoprirlo perché la carica di presidente lo scherma dalle inchieste giudiziarie, a maggior ragione in questo momento di guerra. Finirà con una bella grazia, vedrete.Chi è allora questo presidente che l’America di Biden e l’Europa intera ha nominato l’eroe moderno? È il presidente duro e puro, capace di tener testa a Putin ma molto meno ai suoi amici e agli amici degli amici? La domanda è fondamentale anche alla luce delle inchieste: Mindich, quello dei cessi d’oro in bagno e i rotoloni di banconote da 200 euro negli armadietti, è il socio della casa di produzione della serie Servitore del popolo, quella dove Zelensky anticipava i tempi politici ma non del tutto la trama visto che nella fiction sconfiggeva la corruzione. Nella realtà il suo socio è accusato di essere il playmaker della «organizzazione criminale»: dalle registrazioni infatti sembra che Mindich - nome in codice Carlson - avesse preso in mano il consorzio Energoatom, estorcendo ai suoi fornitori «commissioni» del 10-15% sui contratti, mascherati in consulenze e appalti truccati. Il passato di attore torna anche in un’altra relazione pericolosa, evidenziata nei Pandora Papers dove si svelava l’intreccio tra Zelensky e l’oligarca Ihor Kolomoisky, re dei metalli, finanziatore di milizie nazistoidi e proprietario della tv dove debuttò l’attuale presidente ucraino. Secondo i Pandora Papers, fondi neri sarebbero arrivati a Zelensky tramite una serie di società offshore basate nelle Virgin Islands, Belize e Cipro (Kolomoiskyi ha nazionalità ucraina, israeliana e cipriota). La prova di queste relazioni pericolose viene dal fatto che non appena fu eletto Zelensky nominò due suoi stretti collaboratori collegati alla rete delle società offshore in importanti posti chiave: Ivan Bakanov, già amministratore delegato della Kvartal 95, diventò il capo dei servizi segreti, e Serhiy Shefir, già vice direttore di Kvartal 95, diventò il portavoce ufficiale del presidente. Di tutte queste cose non c’era traccia in questi anni di santificazione di Zelensky? Ma certo che c’era traccia, solo che non se ne poteva parlare. Se raccontavi della villa a Forte dei Marmi acquistata nel 2017 per 3,8 milioni e intestata a una società italiana controllata da una con sede a Cipro, passavi per megafono della propaganda russa. Idem se accennavi alla corruzione in Ucraina. Sordina pure sul bavaglio che il presidente ucraino aveva tentato di mettere all’unità anticorruzione, la stessa che ora elogia: perché ad agosto voleva depotenziarla? Di quali intercettazioni aveva paura? Come sono lontani i tempi in cui Berlusconi diceva: «Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili». E ancora: «Zelensky, secondo me... lasciamo perdere, non posso dirlo...». Al Cavaliere fu tolta la legittimazione politica proprio per quelle opinioni eppure aveva ragione ad avvertire. Zelensky doveva essere l’eroe buono contro l’eroe cattivo, nella resistenza dei buoni contro il cattivo. E guai a leggere in controluce tutte le altre trame: passavi per putiniano.
L’Unesco si appresta a conferire alla cucina italiana il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità. La cosa particolare è che non vengono premiati i piatti – data l’enorme biodiversità della nostra gastronomia – ma il valore culturale della nostra cucina fatta di tradizioni e rapporto con il rurale e il naturale.